(07.12.04)
Scopi e funzioni del portfolio
Per procedere alla scelta o meglio alla costruzione di un PF devono essere
chiariti gli scopi che dovrebbe, in generale, raggiungere per come:
Scopi che sono tanti, diversi, troppi per un solo strumento.
Per questo, scartato il modello Moratti (per motivi di validità oltre che per motivi politici) e tenendo conto del fatto che il p. linguistico va bene se usato nel suo contesto, ma non può essere, a mio avviso, un modello universalizzabile (anche se è il più sperimentato) mi sembra che gli scopi di un PF (o meglio i problemi da risolvere legati alla valutazione) dovrebbero essere:
A) di autovalutazione da parte del ragazzo, ma con la partecipazione del docente. Con modalità diverse a seconda delle età. Ne sono stati già pubblicati alcuni (Pellerey ed altri) con pregi ed evidenti limiti. Un rischio è di appiattirsi sulle indicazioni nazionali e sui loro obiettivi: parziali e incoerenti con i contenuti "non vincolanti" e provvisori delle indicazioni stesse.
Altri opposti:
1- confondere la valutazione con la autovalutazione, delegando tutto al
ragazzo.
2- Aver paura della autovalutazione, vista come perdita di potere e non
passaggio formativo indispensabile.
B) di dossier, curricolo vivente, con raccolta
di oggetti cognitivi significativi.
Perché solo cognitivi? Come rendere conto della dimensione relazione ed emotiva? Chi
sceglie gli oggetti? A seconda di chi li sceglie e della modalità di scelta, ovviamente
cambia lobiettivo raggiunto. Cosè un oggetto cognitivo significativo? Perché
è significativo? ecc
C) di valutazione formativa da parte del docente che lavora col ragazzo e dialoga coi genitori.
Valutazione del processo, oltre che del prodotto o della performance in un dato contesto.
Problemi: non credo si possa cancellare il fatto che il docente (o meglio i docenti nel C. di classe) devono valutare, in modo formativo, collaborando con gli altri protagonisti, ma assumendosi il proprio ruolo in questo contesto.
Due aneddoti:
1- un anno sono stato criticato da 2 famiglie di 3° media: una perché gli avevo/amo
promosso il figlio, laltra perché glielo avevo/amo bocciato. I genitori, non da
oggi sono coinvolti nelle scelte educative scolastiche che riguardano i figli nel momento
della valutazione; la bocciatura o la promozione sono già un messaggio educativo spesso
concordato a 3 nella prassi di molte scuole (non tutte: chi ha paura del p. è anche
perché ha paura del dialogo). Quando però non cè accordo-mediazione (fra
componenti con ruoli diversi) il docente/i hanno un compito cui non possono delegare (come
vorrebbe la demagogia della Moratti)
2- Il vecchio medico di mio padre (medico controvoglia) rivolgeva
sempre due sole domande al paziente (in 3 minuti):
+ Cosha? (sintomi e diagnosi)
+ Cosa vuole? (cura). Non gli ho mai sentito fare una diagnosi. Il paziente si
curava da solo.
Temo che il p. del MIUR porti a qualcosa del genere nella scuola italiana. Ritengo che i ragazzi abbiano bisogno di sapere con chiarezza educativa, senza vissuti emotivi negativi da parte nostra, cosa ci aspettiamo da loro, se siamo soddisfatti o no e perchè, nei "fatti". Anche di sapere a che punto sono arrivati nel loro percorso. Cè un discorso di realtà (individualizzata, contestualizzata, caso per caso, ma irrinunciabile) che è delicato, ma molto importante. Da cui si riparte insieme, dialogando e cercando strade nuove: è la differenza fra la valutazione formativa e quella che sanziona o punisce, ma sempre di valutazione si tratta.
I genitori da parte loro, hanno bisogno di un interlocutore con un altro ruolo ed una diversa responsabilità.
Anche quando siamo in disaccordo. Non è solo il "ma alla fine gli devo menare o no?" .
D) di comunicazione + continuità + orientamento ecc..
Comunicazione
E molto importante che spesso i ragazzi, arrivati in 1° media con un difficile
passato, possano sapere che si gira pagina e si ricomincia da capo (anche perché
cambia il contesto, docenti compresi). Per molti altri è importante non essere
"senza passato" di fronte al nuovo. E dispersivo che si passino mesi
per scoprire cose che le maestre sanno da tempo. E inaccettabile che si valuti in
modi tanto difformi e spesso arbitrari.
Costruire strumenti, ma soprattutto prassi, luoghi con strumenti, parametri e descrittori comuni può aiutare maestri/e e prof a superare questi problemi. Il p non può fare tutto questo.
E) di certificazione verso lesterno. Per ora solo il PF linguistico ha questa funzione, ma da questanno NON ci sono più le schede di fine quadrimestre né gli attestati
Riflessioni:
uno strumento solo non può rispondere a tutte queste funzioni
La prossima volta cercheremo di riflettere su quali sono le
nostre paure nel discutere o nel NON discutere di portfolio. Poi sulla struttura di
un possibile portfolio.