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Direzione didattica di
Pavone Canavese |
(21.03.04)
Valutazione
e TIC. Il senso del dossier
di Rodolfo Marchisio
Prima di terminare il dossier con le ultime schede è forse
opportuno riassumere o precisare contesto e finalità, perché sia
chiaramente identificabile il messaggio, molto urgente ed attuale, che sta dietro
ad argomenti apparentemente teorici.
Anche alla luce:
- della attuale situazione (Riforma, formazione For Tic e suoi postumi)
- del dibattito in corso sul sito dellINDIRE
su competenze e standard e
- di alcune delle osservazioni fatte da Guastavigna, su questo
sito (delle quali condivido, in generale, il forte richiamo alla necessità di
contestualizzare lanalisi di eventuali competenze, specie se legate alluso
delle TIC).
In sintesi:
- Trattare argomenti complessi attraverso schede divulgative è in
genere rischioso
, perché espone alla possibilità di semplificazioni e
fraintendimenti. E un rischio che corriamo consapevolmente da sempre. Con ancor più
convinzione in periodi come questi in cui la Riforma e la Formazione For TIC tendono ad
imporre in modo arrogante modelli sbagliati come se fossero gli ultimi e gli unici. Spesso
senza spiegare le pedagogie da cui nascono.
- Parlare di competenze è un rischio
. Perché con il termine
competenze (come premesso e come conferma anche il dibattito sul sito INDIRE), si possono
intendere:
- In generale linsieme della abilità e capacità di una
persona
- Il saper fare raggiunto in un determinato campo, accompagnato
dal sapere, ma spesso non dal senso critico e dalla consapevolezza
- Nel lessico della Riforma: le conoscenze raggiunte in una data
disciplina. "Lespressione riunisce, almeno nelle intenzioni, i tre elementi
fondamentali dellapprendimento: imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a
essere". (dal sito INDIRE M. Acciai)
- Ancora: "La dimostrata capacità di un individuo (cioè il
possesso di conoscenza, abilità, caratteristiche personali) necessaria a soddisfare le
richieste specifiche dellambiente o di una determinata situazione" Thesaurus of ERIC Description (14 ed. 2001) citato su INDIRE
Secondo il prof. Cambi le competenze sono "conoscenze
trasferibili e capacità di dominarle in contesti diversi".
Per il dibattito sulle definizioni di competenze, standard e sui rapporti fra loro,
rimandiamo alle pagine di INDIRE ed in particolare alla intervista indicata, che insiste anche sulla
"necessità di contestualizzare continuamente competenze e standard".
Non solo su INDIRE, il dibattito è in corso. Non ne condivido la deriva confindustriale,
ma cerco di capire. Delimitare il significato che si vuole usare di volta in volta,
comunque, come fatto nella scheda sulle Tassonomie, aiuta a discutere più chiaramente .
- Non ho mai amato le tassonomie, né la docimologia o quella
parte di pedagogia che ci
propone schemi per misurare o verificare (ad esempio standard di
competenze, cfr Le linee essenziali dei Nuovi programmi della scuola primaria e secondaria
di primo grado, anche quando parlano di TIC) una realtà complessa e dinamica
(oltre che contestualizzata) quale può essere un ragazzo, un bambino, una classe
che lavorano usando le TIC.
E che ci impone test, schede, prove oggettive, da infilare in
portfolii
Perché:
- Contesto
. Come citavo nella scheda sulla valutazione, "fuori
dal contesto non esiste nulla da osservare"(Lichtner).
"Non esistono comportamenti
cognitivi che non siano influenzati dallo specifico contesto. Fuori contesto, in quello
che è stato chiamato il vuoto sociale, l'essere umano non è in grado di compiere
alcunché"
- Il rischio dei modelli. Se la conoscenza non può essere che
un modello semplificato della realtà, la tassonomia corre il rischio di essere la semplificazione
di un modello semplificato, allontanandosi ancora dalla realtà che cerca di
conoscere.
- La realtà,
è, oltre che inevitabilmente contestualizzata,
anche complessa e dinamica. Pensare che una serie di "istantanee" fatte
(magari con la macchina digitale) mentre si lavora, possano costituire una conoscenza
soddisfacente di quella realtà, fa perdere di vista non solo il contesto, ma la dinamicità
(il processo) e la unicità di quella situazione. Su questo (e su altro) le prove
INVALSI e il portfolio della Riforma vanno messi in discussione.
- Inoltre la sfera cognitiva e quella del fare sono inscindibilmente
connesse con la sfera emotiva e con quella sociale, per cui le cose si complicano.
E stata prospettata la soluzione di incrociare tante
tassonomie (cognitiva, affettiva, sociale, ecc
). Io sarei piuttosto tentato di stare
con quelli che dicono che "Dovremmo passare meno tempo a classificare i bambini e
più tempo ad aiutarli a identificare le loro competenze e i loro talenti naturali".
(Gardner)
Mi piace, lo faccio, ma forse la cosa è più complicata e vale la
pena di cercare ancora
Comunque su competenze e standard (e sulle differenze fra loro) si sta giocando una
partita che non è solo più pedagogica.
Detto questo:
- filoni di studi autorevoli stanno riflettendo, in Europa oltre che in
Italia, su questo prooblema. In Italia lINDIRE, ma anche studi stranieri (francese e
danese) che, prescindendo dalla ECDL, stanno comunque costruendo griglie di
osservazione di quelle che definiscono competenze TIC nella scuola. Un problema
serio che si sta ponendo è la possibilità di paragonare diverse situazioni e contesti.
Istintivamente sarei per la unicità della esperienza e per una valutazione e stima
soggettiva del docente. Poi penso che è un po come la notte in cui tutte le vacche
sono nere (e i docenti anche) e come genitore mi convince poco.
E una esigenza corretta, necessaria chiedere di poter paragonare classi o scuole
diverse, fatta già dal precedente governo? In che modo va fatto? Credo comunque vadano
incrociati strumenti e metodi di valutazione soggettiva con strumenti e metodi consapevoli
di valutazione parzialmente "oggettiva".
Un diverso campo di riflessione che si aprirebbe è quello di legare il movimento
tecnico (scrivere una mail) alle operazioni mentali che ci stanno dietro (uso
di metafore, processi mentali coinvolti ecc
).
- Questa è la parte più interessante di un movimento, che vale la
pena di conoscere e su cui vale la pena di riflettere: se non altro per far notare che
più che la osservazione delle conoscenze o del saper fare ci preoccupa la costruzione
del senso critico e della consapevolezza, cui le altre due cose sono interconnesse, ma
che è lunico obiettivo formativo che vale la pena di perseguire (non può
esserlo imparare un linguaggio di programmazione o saper definire una mail).
Oppure che si devono scegliere (e non subire) strumenti
diversi di valutazione in modo motivato e consapevole, conoscendone possibilità e
limiti.
- Il resto è la Riforma che dilaga, imponendo standard di
competenze, espresse in modo confuso e contradditorio, spesso senza preoccuparsi di
chiarire neanche quali tassonomie e quali logiche o pedagogie ci stiano dietro.
(Vedi la scheda
di Albertini su questo sito).
Con la confusa, ma pericolosa arroganza di essere lunica e la più moderna teoria.
- La parte più preoccupante è la formazione For TIC, in cui antichi
fantasmi che pensavamo superati, sono tornati a dominare la scena. In cui, nei moduli su Valutazione
e TIC si parla di software per fare i test, valutazione a distanza e in automatico, ma
non si parla gran che di cosa, perché valutare e dei vantaggi e dei rischi di
valutare in quel modo (pedagogia).
In questo contesto, segnalare quanto sta capitando, coinvolgere
nella complessità del problema e sperare in una riflessione ci sembra doveroso.
Un ampliamento della discussione sarebbe il benvenuto. Sappiamo che molti hanno apprezzato
ed usato sinora il nostro lavoro. Che non vuole tracciare una strada, ma solo chiarire la
complessità e la profondità che sta dietro a quanto ci viene proposto come il pensiero
semplice ed unico.
Dominante, ma anche paradossalmente debole!
Prossimi interventi:
Il lavoro dellIndire e la esperienza francese
Valutazione competenze TIC e TIC nella valutazione
Segnalo gli articoli di M. Guastavigna pubblicati in questo stesso
sito
Per non soffocare nelle spire dell'ECDL
L'esperienza danese: Pedagogical ICT license