Direzione didattica di Pavone Canavese

Multimedialità e dintorni

(20.11.03)

TIC nella didattica: formazione, competenze e valutazione
di Rodolfo Marchisio

Parte seconda: il problema della valutazione

La prima parte di questo intervento è dedicata al ruolo dell'allievo

In generale il problema della valutazione è ad un passaggio delicato legato a diversi fattori.

Il principale è la coesistenza (e il sovrapporsi) nella nostra scuola di 3 modelli di valutazione che si ispirano a differenti scuole pedagogiche e a diverse culture:

La valutazione formativa, figlia dei nuovi programmi del 79, dei Decreti Delegati, legata alla teoria del curricolo (Nichols ed altri), circolare (programmazione-> valutazione -> verifica ->programmazione). Da cui giudizi globali, analitici ecc…

Vantaggi: Il fatto di essere circolare e quindi modificabile, il fatto di essere collegiale (ma in quante realtà lo è ancora?), il fatto di essere formativa, parte del processo di formazione.

Punti critici: Il fatto di essere discrezionale (in parte corretto dalla collegialità), in parte obsoleta e non paragonabile con altre realtà o standard minimi comuni.

La valutazione "oggettiva" per prove "oggettive", test, quiz, patenti ecc…
Vagamente figlia della docimologia (Calonghi, Vertecchi ed altri)
Oggi vedi prove oggettive INVALSI, sperimentazione al secondo anno.

Vantaggi possibili: il confronto fra realtà diverse e la messa in comune di obiettivi minimi e standard che garantiscano omogeneità nel servizio all’utenza.

Svantaggi: la pretesa scientificità, la difficoltà di costruire prove che rendano effettivamente paragonabili realtà diverse, con diversi contesti e frutto di diversi percorsi, la impossibilità di cogliere processi e complessità.

Su vantaggi e svantaggi di queste 2 modalità di valutazione basterebbe rileggere il libretto di istruzioni, molto equilibrato, che il vecchio CEDE forniva con le sue prove

Limiti delle prove oggettive (secondo il CEDE)

1. Non consentono di misurare i processi cognitivi (dalla risposta non si coglie il ragionamento, il processo, ma il prodotto)

2. Soltanto alcuni aspetti dell'apprendimento sono misurati e misurabili

3. Limitano il dialogo fra studenti e docenti (al contrario del processo della interrogazione)

4. Le risposte possono essere casuali

5. Le istruzioni possono essere incomprese

6. La preparazione richiede tempo

Vantaggi delle prove oggettive (secondo il CEDE):

1. Stessi elementi di prova e quindi confrontabilità

2. Eliminazione dell'influenza della espressione

3. Velocità di applicazione

4. Oggettività della correzione

5. Campioni estesi

La valutazione proposta dalla riforma Moratti, nata dall’incrocio fra la valutazione oggettiva e la cultura d’impresa, orientata al prodotto (alla fine cosa sai/sai fare?) e meno al processo.

La valutazione nazionale (sul servizio) e quella del docente sono completati dal "portfolio" termine ancora da definire in modo univoco.

Punti critici: essere una valutazione individuale, che esce dal contesto-gruppo classe, fatta dal docente e con interventi esterni, sempre meno dal C di classe. Su come si debbano costruire le "prove oggettive" c’è molto da discutere. Sul fatto che non fossero di per se "scientifiche" anche il CEDE era d’accordo. Su cosa sia il portfolio dobbiamo metterci d’accordo. Va anche chiarito quanto sia alla fine formativa o se, tra valutazione individuale del docente, prove oggettive, portfolio non si ricada nel secondo caso e in una valutazione sommativa.

Per quanto riguarda il rischio di una valutazione decontestualizzata ricordiamo l’osservazione di Lichtner sul fatto che non esiste il "bambino deconstestualizzato".

"Non esistono comportamenti cognitivi che non siano influenzati dallo specifico contesto. Fuori contesto, in quello che è stato chiamato il vuoto sociale, l'essere umano non è in grado di compiere alcunché"

Riflettiamo sul fatto che la scuola di base, resta (anche nelle linee essenziali dei nuovi programmi per la secondaria inferiore) una scuola "formativa, che orienta " ed il suo ruolo formativo è legato più che mai allo sviluppo di competenze anche psicologiche, relazionali ed emotive difficilmente testabili.

Non dimentichiamo che:

1- la conoscenza di una realtà complessa non può mai passare (solo) attraverso strumenti semplici come test e simili, che nascono, nella migliore delle ipotesi, da modelli semplificati di singoli aspetti (quanto separabili dal tutto?). E nessuna realtà è più complessa di un essere umano (per di più preadolescente ed in sviluppo).

2- nella valutazione di qualsiasi attività umana coesistono elementi di misura (che possono essere abbastanza agevolmente quantificati, misurati) ed elementi di stima, cioè di valutazione umana, non oggettiva, ma soggettiva in cui esseri umani esperti (medici, giudici, geometri, architetti, psicologici ed insegnanti) si assumono la responsabilità di una valutazione professionale basata sulle loro competenze, ma anche sul loro intuito, la loro capacità di empatia e su quelle loro capacità umane e relazionali che i Sistemi Esperti, frutto utile della Intelligenza Artificiale, stentano ancora a riprodurre.

Il problema quindi non è solo test migliori o software di valutazione più evoluti, ma docenti migliori, più formati dal punto di vista psicologico, pedagogico, didattico, ma anche più capaci di intuire, di essere empatici, di mettersi nei panni dei loro allievi.

La scuola dei TEST (dal Qi, ai questionari, alle prove "oggettive") nasce nel sistema formativo degli USA, privo di un modello unico forte e legata ad una mentalità neoliberista e pragmatica; che però ora, proprio mentre noi la stiamo scoprendo (talora con entusiasmo), la sta criticando, sia per i danni che ha fatto (Goleman), sia per lo sviluppo di studi ed esperienze più complessive, come quelle di Goleman sulla intelligenza emotiva e di Gardner sulla pluralità delle intelligenze.

"Dovremmo passare meno tempo a classificare i bambini e più tempo ad aiutarli a identificare le loro competenze e i loro talenti naturali". (Gardner)

Tutto questo non per concluderne la inutilità di una forma di valutazione, ma per proporre di valutare e quindi di scegliere, in modo consapevole, diversi strumenti dietro i quali sta un modo di concepire l’insegnamento/apprendimento diverso, conoscendone vantaggi e svantaggi.

E sapendo che la validità del metodo dipende dal contesto e da come lo si usa: la vecchia interrogazione può essere uno strumento molto soggettivo, ma anche interattivo e, mentre si interroga, non solo si corregge, ma si forma l’allievo su abilità fondamentali.

In questo contesto:

Come valutare le competenze relative alle TIC?

Come valutare, anche attraverso le TIC sia le competenze sia la "qualità del servizio scolastico"?

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