21.06.2006
ABROGAZIONE: UN GRANDE FUTURO ALLE SPALLE?
Considerazioni tra il serio e il faceto … e un appello
di Francesco Mele
(23.03.06) All'intervento-appello di Francesco Mele ha risposto l'onorevole Luciana Sbarbati (Movimento Repubblicani Europei) che pubblichiamo qui per completezza di informazione
Ho letto con interesse
il messaggio di Francesco Mele che giunge in un momento di sospetto
silenzio attendista su queste importanti questioni e devo dire che non solo
lo condivido ma ritengo che ci sia bisogno da subito di intervenire per
bloccare questo reflusso di conservatorismo ammantato di "senso di
responsabilità" che di certo è difficile possa avere chi non conosce le
questioni, a meno che non sia adeguatamente consigliato.
Come MRE, e personalmente, sono disponibile a lavorare da subito per
impedire che il torpore culturale investa una scuola dissanguata che
preferisce "adeguarsi" che mobilitarsi per difendere il suo futuro di
scuola pubblica statale di qualità per tutti i cittadini.
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Ormai il quadro si sta delineando e
l’immagine diventa man mano sempre più nitida. I primi atti del Ministro, le
sue dichiarazioni di intenti, le dichiarazioni della Bastico, le interviste
… ci consentono di cominciare a fare delle riflessioni sul possibile
scenario su cui muoverà i suoi passi il nuovo governo in merito alla scuola
e di interrogarci su quali risposte il movimento dovrebbe dare, anche in
relazione alle sue potenzialità.
Allora, iniziamo con ordine e vediamo cosa il Ministro dice di voler fare.
1) Nessuna abrogazione, né della legge 53 né, tanto meno, di decreti
applicativi; ci si muoverà solo nella logica delle modifiche consentite
dalla L 53 e dalla Moratti stessa con i suoi ultimi atti: questo non può che
portare serenità nelle scuole troppo strapazzate in questi anni di alterni
cambiamenti.
2) Il primo ciclo ormai è riformato perché la possibilità di modificare il
D.Lvo 59 è già andata, per cui sono previsti solo interventi di tipo
amministrativo-contabile ma l’impianto complessivo dovrebbe rimanere così
com’è; certo ci sono ancora duo o tre questioncine, gli anticipi, il tutor,
il portfolio e le Indicazioni Nazionali, ma troveranno di certo soluzione.
Riguardo alla prima il Ministro è stato molto chiaro e ha voluto garantire
che non ci saranno gli anticipi alla scuola materna fino a quando non si
arriverà alla generalizzazione – speriamo che non ci si arrivi mai, verrebbe
da dire – e quindi la questione degli anticipi è risolta come è anche
risolta un’altra cosa che ci aveva messo in ansia, il Ministro sa che
differenza c’è tra preiscrizioni e anticipi; qualche estremista ha ancora
nella testa gli anticipi alle scuole elementari, ma verrà presto convinto in
qualche modo della loro utilità, prima o poi. La questione del tutor il
Ministro ha detto che occorrerà risolverla con i sindacati, certo, forse non
sarà quello della Moratti, ma non c’è dubbio che i genitori sentano il
bisogno di un referente forte nel team docente e poi la figura di un
coordinatore non è da buttar via. Sul portfolio ha detto che il garante
dovrà rispondere prima o poi su cosa è lecito metterci dentro in termini di
tutela della privacy e questo soprattutto per proteggere i docenti che
devono essere messi nelle condizioni di non violare la privacy o, peggio,
dichiarare il falso per non farlo; risolti questi problemi tutto liscio.
Sulle Indicazioni Nazionali la situazione è un po’ più complessa perché
comporta un percorso “partecipativo”; infatti, mentre la Bastico dice in
Parlamento che sono prescrittive perché il D.L.vo 59 lo impone – e questo ci
tranquillizza perché ci dà un quadro di certezze, e finalmente qualcuno dei
nostri ci chiarisce il dubbio che abbiamo avuto in tutti questi anni –
dall’altra il Ministro dice che incaricherà dapprima una commissione di
docenti e direttori didattici anziani per esaminarne la validità e poi ha
parlato di una consultazione più tradizionale (esperti vari) per apportare
le necessarie correzioni (se non ho capito male).
3) Sui test INVALSI ci ha pensato ancora una volta la Bastico a sciogliere
tutti i nostri dubbi: sono obbligatori per il primo ciclo e facoltativi per
il secondo visto che il decreto di questo ordine non è ancora operativo.
Meno male! Eravamo in ansia.
4) Ma dove il nuovo governo potrà esprimere tutta la sua carica innovativa
sarà su quei decreti che non sono scaduti e per cui la stessa Moratti aveva
chiesto una proroga, che, se non ho capito male, verrà rinnovata. Fiuuuu!!!
l’abbiamo scampata bella, e dobbiamo anche ringraziare Donna Mestizia!
Questi decreti sono quello sul diritto-dovere, quello sulle Superiori,
quello sull’alternanza scuola lavoro e quello sul reclutamento. Certo il
Ministro non ci ha voluto dire tutto altrimenti il cittadino rischia di
perdere il gusto della sorpresa, ma l’obbligo a 16 anni si farà, non c’è
pezza – c’è anche nel programma! – e gli istituti tecnici e professionali
saranno valorizzati. Bene, era quello che ci voleva. Sugli altri due si sa
poco, ma una cosa significativa il Ministro l’ha detta sui docenti: è ora
che i docenti riacquistino una loro dignità, è ora di finirla con i genitori
che vanno a lamentarsi dai prof per i cattivi voti dei loro figli.
Finalmente, qualcuno doveva pur dirglielo! Certo occorrerà occuparsi di
questa benedetta valutazione della qualità, un vero fastidio, ma il Ministro
ha detto di non preoccuparsi perché servirà unicamente per valorizzare il
ruolo e la funzione dei docenti, si tratta solo di individuare opportuni
indicatori per la valutazione della qualità della scuola, e poi il gioco è
fatto. Semplice no? Perché non ci abbiamo pensato prima!
5) C’è un’altra questioncina in realtà, non di grande rilevanza ma occorre
pur dirla, per completezza. La questione delle risorse. Il Ministro ha detto
che non spenderà neanche un euro per pubblicizzare il suo operato – questo è
parlar chiaro! – e che chiederà al consiglio dei ministri di non tagliare i
fondi per scuola – e vvai! – e si è anche detto abbastanza ottimista di
riuscirci (però non è proprio certissimo, eh). Tanto ha detto che ci pensa
lui, sta già predisponendo un gruppo di lavoro - nessun consulente a
parcella per carità, tutti dipendenti dell’amministrazione – che prima dovrà
fare un quadro preciso della situazione e poi scoverà tutti gli sprechi
ovunque si annidino; le risorse così liberate verranno reinvestite nella
scuola. Dopo di che faremo sfracelli, dall’edilizia scolastica alle
tecnologie in classe, e riguardo agli stipendi europei, dopo la cura Fioroni
saranno loro a inseguire i nostri, eh eh!
6) Ah, dimenticavo, l’esame di maturità: questo è l’ultimo anno che si fa.
Forse c’era un “così” alla fine della frase che mi è sfuggito, anzi sarà
così, con i così non si sa mai, ti sfuggono dappertutto se non stai attento.
Certo che anche senza il “così” ha una sua logica, che senso hanno fatti
così? Molto meglio non farli. Quasi quasi …
7) Mannaggia, me ne dimenticavo un’altra, il guaio è che la scuola è un
casino di cose messe insieme. I precari: tranquilli? Tranquilli, tranquilli
… il Ministro ha promesso un piano pluriennale … e vabbè allora siete
proprio degli estremisti e anche poco pazienti, anno più anno meno che sarà
mai!!!
Beh, comunque la situazione è più o meno questa, e c’è poco da ridere anzi.
Ridiamo per sdrammatizzare e certo né la Bastico né il Ministro, che so che
ci leggono e sono molto attenti a quello che facciamo e diciamo, certo non
se la prenderanno per le battute, ma la situazione si rivela sempre più
preoccupante. E allora diventa lecito che noi cominciamo a chiederci come e
se è possibile invertire questo disegno post-riformista del governo.
Intanto c’è da dire che l’idea abrogazionista è molto presente
nell’orizzonte percettivo del Ministro e influente sulle sue decisioni, se è
vero, come è vero, che la sua conferenza stampa dell’altro giorno è iniziata
proprio dissertando su questo aspetto del problema e provando ad argomentare
a lungo, ma in modo poco efficace a mio avviso, sulla necessità di evitare
questo trauma alla scuola italiana.
Io credo però che, in questa fase, l’unica possibilità di successo di chi
vuole perseguire l’obiettivo dell’abrogazione della Riforma Moratti e di
tutti i decreti attuativi, sia fondato sull’azione unitaria di tutto il
fronte abrogazionista che ad oggi risulta frastagliato in molti frammenti,
tutti significativi, ma più o meno consistenti e più o meno propositivi.
Per avere un’idea di chi sto parlando provo ad elencare le forze che ad oggi
si sono dichiarate abrogazioniste (alcuni ce li siamo persi per strada,
ahimè).
Tra i sindacati sono abrogazionisti FLC CGIL, COBAS, UNICOBAS, SINCOBAS che
da sempre hanno dichiarato la loro posizione e l’FLC CGIL l’ha ribadita
nell’ultimo direttivo nazionale, anche se troppo spesso ultimamente, nei
documenti e nei comunicati di questo sindacato si preferisce il termine
cancellazione.
PCdI, PRC, Verdi, Repubblicani europei, sono abrogazionisti – e lo sono
anche quote minoritarie dei DS e della Margherita – partiti che ora sono al
governo e che per questo hanno un po’ ammorbidito la loro posizione.
Associazione per la Scuola della Repubblica, Legambiente, MCE, CGD sono
associazioni abrogazioniste partecipanti al Tavolo Fermiamo la Moratti; il
Tavolo è in grave debito d’ossigeno (coma profondo? coma vigile? diagramma
piatto?), ma queste associazioni hanno una vita propria, per fortuna.
Sicuramente abrogazionista è il Manifesto dei ‘500 di Torino, che però
ultimamente tace
Queste sono le forze organizzate, strutturate.
Poi (o forse prima?) c’è il movimento, cioè c’era il movimento.
Quel movimento che in questi anni ha reso la vita difficile alla riforma
Moratti e alla cui ostinazione e decisione dobbiamo realmente il fatto che
la riforma non sia stata un pranzo di gala per l’ex governo. Un movimento
fatto di docenti e genitori che, in modo mutualistico, hanno condotto una
resistenza fatta di azioni concertate che negli ultimi anni hanno
caratterizzato la vita di molte scuole del paese e che si è fatto vedere e
apprezzare in molte scadenze nazionali. Un movimento che ha potuto contare
solo in parte - e non dappertutto - sull’appoggio concreto, e scevro da
ambiguità, delle organizzazioni che più di altre potevano impegnare energie
per supportarlo.
Ma i movimenti, si sa, non sono stabili, non sono organizzazioni, e intanto
esistono in quanto si muovono e se si fermano non sono più movimenti.
I movimenti, però, nel corso della loro fase cinetica, stabilizzano reti di
relazioni, di energie e di intelligenze che non si disperdono quando tutto è
fermo e che anzi, fanno della quiete il luogo dell’accumulo delle energie
potenziali, della riflessione, dell’elaborazione strategica e politica delle
finalità dei movimenti stessi. Da questa esperienza, da questa dinamica di
movimento è nata la Legge di Iniziativa Popolare “Per una Buona Scuola per
la Repubblica”, una rete di comitati distribuita in tutto il paese, dalle
Alpi alle Isole, che si sono dati un obiettivo comune. Ora, non ve la sto a
menare sulla bontà della proposta e del percorso, ma un fatto è degno di
nota, queste persone che stanno ancora oggi raccogliendo e certificando le
firme per la LIP, appartengono in modo trasversale alle organizzazioni che
ho elencato prima, ci sono tutte anzi, si va anche oltre, e ci trovate
dentro anche iscritti di altri sindacati, di altri partiti, di altre
associazioni oltre che cittadini e cittadine liberi da ogni tessera,
ovviamente.
Una rete trasversale quindi, che riassume in sé le differenti ragioni che
hanno portato una parte consistente del P A E S E a chiedere l’abrogazione.
Io penso che sia arrivato il momento che tutte le realtà organizzate e non
che hanno a cuore le sorti della scuola di questo paese e che credono
inefficace la politica del cacciavite, debbano porsi il problema di
concordare un percorso comune che conferisca peso politico alla posizione
abrogazionista, altrimenti tutto quello che si è detto e che si dirà sono, e
saranno, solo chiacchiere evanescenti per mascherare una lenta e indecorosa
agonia che quello per cui abbiamo lottato in questi anni non merita.
Sto parlando a Panini, a Bernocchi, a Galatolo, a Diliberto, a Giordano, a
Pecoraro Scanio, alla Sbarbati, a Mauceri, a Cogliati Dezza, alla Cesarin,
alla Nava, a Varaldo, ma anche a tutti i dirigenti e alle basi di queste
organizzazioni: o questa consapevolezza vi/ci illumina sulla via di Damasco
oppure ognuno continuerà a percorrere la propria strada, chi in bicicletta,
chi in auto, chi a pedali chi con i braccioli, chi col salvagente, chi col
casco, chi con i roller, chi con lo skate, chi col carrello, chi con
l’ombrello, chi con le bretelle, chi con la mente, chi col rock, chi col
lento, chi con le ali della fantasia.
Ma ognuno per suo conto non si va da nessuna parte o per lo meno, non si va
verso l’abrogazione.
L’appello che faccio è che si esplorino tutte le strade per mettere insieme
le forze che, unite in un fronte coeso, possono ancora fare la differenza.
Penso che, al di là degli apprezzamenti ufficiali che molti esprimono, nei
primi interventi e nei propositi di questo governo non si preannunci nulla
di buono per la scuola italiana, certamente non la terapia di cui aveva
bisogno dopo un’intera legislatura di olio di ricino. La legge popolare nel
metodo che si è data, più che nei contenuti, può rappresentare un collante e
una ricchezza da non disperdere ma da portare a frutto.
Non ci nascondiamo però che la vittoria di un’ipotesi abrogazionista oltre
che per l’unità del fronte, passa ancora una volta dalle scuole, dalle
piazze, dalla coscienza e consapevolezza dei cittadini e delle cittadine,
che devono reclamare con forza il diritto di ripartire a parlare di scuola
eliminando alla radice le nefandezze della riforma del centro destra.
Penso che sarebbe altamente significativo che la consegna delle firme
raccolte per la legge popolare avvenisse nell’ambito di una manifestazione
nazionale in cui le scuole, le città, le piazze, i cittadini e le cittadine
e tutte le forze abrogazioniste facessero insieme sentire la loro voce e il
loro peso.
Lavoriamo insieme perché ciò diventi possibile mettendo per una volta al
primo posto gli interessi della Scuola della Repubblica e quindi del Paese.