20.04.2008
Il nuovo Ministro ? Che almeno
ascolti la scuola !
di Maurizio Tiriticco
Maria Marinangeli mi ha inviato il pezzo che segue.
“Quando la gran
massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati, i più
piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere
sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini
che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo
all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando
leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può
fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli
possa cadere un grande popolo”.
da
Alexis De Tocqueville, La democrazia in
America, 1840
Ascoltare è importante
Stando al tormentone del totoministri che la stampa ci propina giorno dopo giorno, è evidente che un Ministro di alto profilo, per quanto riguarda l’istruzione, l’università e la ricerca, è lontano mille miglia dai pensieri dell’attuale maggioranza politica! Se è vero che il Sistema educativo di istruzione e formazione nella società della conoscenza dovrebbe costituire un fattore primario di sviluppo, è altrettanto vero che un tale dicastero non dovrebbe essere assegnato solo in ordine all’esito del gioco dei bussolotti.! Ma… così vanno le cose in questo nostro strano Paese!
Il che, tuttavia, non riguarda solo l’istruzione, ma investe tutti i settori della vita pubblica. Infatti, mentre da un lato tutte le ricerche socioeconomiche e autorevoli sollecitazioni (da Morin a Bauman, da Beck a De Kerckove, per citare alcuni) ci dicono che oggi non si può fare a meno di pensare in termini sistemici e con prospettive lungimiranti e a lungo termine, perché è l’assetto stesso del pianeta che ce lo impone, dall’altro sembra che una gran parte dei nostri politici creda che sia possibile ad aeternum continuare con la solfa di sempre, il voto di scambio, il rimpiattino, il do ut des e via dicendo: insomma, la democrazia ridotta al gioco delle poltrone!
Le migrazioni diverranno sempre più massicce, i rapporti di produzione e di scambio a livello planetario sono ben altra cosa rispetto alle analisi classiche di un tempo, i limiti di uno sviluppo senza regole si stanno paurosamente avvicinando, i cambiamenti climatici stanno distruggendo assetti naturali e civili sui quali abbiamo costruito nel corso dei millenni le nostre storie e le nostre civiltà! Tuttavia, sembrano tutti eventi confinati alla stampa specialistica e a qualche paginone di rotocalco. La politica è un’altra cosa! Domani è un altro giorno e chi vivrà vedrà… ma riuscirà veramente a vedere? E a vivere?
Insomma, poter contare su ministri che… contino veramente sembra assolutamente improbabile, ma… per questa povera scuola… che almeno ci venga dato un Ministro che sappia ascoltare! I problemi sono tanti e comprenderli richiede tempo, pazienza, disponibilità soprattutto, se non si vuole impasticciare ulteriormente quel precario equilibrio che il Sistema di istruzione è riuscito a darsi con la pazienza del cacciavite! Ascoltare è poca cosa, ma – come si suol dire – è meglio che niente!
…ma un impegno colto sarebbe doveroso!
Indubbiamente, il discorso è più complesso perché, in effetti, gli alti profili intellettuali sembrano ormai una razza in estinzione rispetto alla politica e alla cosa pubblica in generale. Ed è grave dover constatare che nel corso degli ultimi decenni si è venuto maturando a poco a poco un improvvido divorzio tra cultura e politica, tra uomini della cultura e gestori della vita pubblica. In effetti, la denuncia di cui al recente volume che ha avuto un lusinghiero successo, La casta, per certi versi non coglie nel segno, non dà l’affondo, e si limita a denunciare che i nostri politici, dal livello nazionale a quello dell’ultimo piccolo Comune, sono pronti soltanto a rincorrere incarichi e prebende, a ricercare vantaggi e privilegi. Nel corso degli anni si sono costituiti, appunto, in una casta di intoccabili! E, per certi versi, anche di ignoranti, come le Iene ci hanno rappresentato in più di una trasmissione televisiva! Ed è proprio l’incultura la pecca più grave dei nostri politici! Od almeno della loro maggioranza!
Occorre riconoscere – e con grande nostro disagio – che la cultura ha divorziato dalla politica e che la politica per molti è diventata un mestiere per vivere al meglio! Altro che la passione di tanti anni fa quando per un’idea si finiva al confino e al carcere! Sono lontani i tempi dell’antifascismo colto e militante, dei Matteotti, degli Amendola, dei Gobetti, dei Gramsci, degli Sturzo, i tempi dei nostri Resistenti, quelli dei nostri Padri costituenti – e Madri, ovviamente, perché un loro nutrito drappello era presente nell’assemblea che eleggemmo nel lontano 1946. Quelli che scrissero la Costituzione, dai Terracini ai De Gasperi, dai Togliatti ai La Malfa, erano non solo appassionati politici, ma anche uomini di raffinata cultura. Ed insieme, anche se di diversa estrazione, uniti però dalla cultura, hanno scritto quel testo costituzionale che è di una estrema limpidezza e semplicità e che, soprattutto nella parte prima, ancora oggi non dimostra affatto segni di senescenza. Fu l’impegno dei Costituenti: scrivere un testo che tutti fossero in grado di leggere e comprendere, perché – ricordiamolo – nell’immediato dopoguerra la nostra popolazione era ancora in larga misura contadina e analfabeta. Ma confrontiamo questo testo con quello redatto in una baita alpina o di non so dove da quella “banda dei quattro” che volle provare a riscrivere il Titolo V: un linguaggio assolutamente anodino e contorto, confuso e prolisso, un testo incomprensibile che nulla aveva né di costituzionale né di giuridico né di amministrativo, un testo che il referendum popolare spazzò via per la fortuna di tutti noi!
La cosa grave della casta non è tanto nei privilegi di cui godono, perché potrebbe essere anche giustificato che chi ha responsabilità civili di primo piano sia libero dai bisogni che opprimono i più: e questo, infatti, fu l’assunto iniziale! La cosa grave della casta è la sua incultura civile e politica, la sua approssimazione morale. Ma la casta ce la siamo pian piano costruita nella misura in cui i migliori – se così si può dire – le hanno lasciato ampio spazio. Anche il colto, l’intellettuale, il professionista competente, ha la sua responsabilità. L’intellettuale organico gramsciano è restato nell’isola di Utopia! Si è pian piano rinchiuso nel suo lavoro, ha preferito parlare con il suo pari piuttosto che cercare nuovi interlocutori. Ed è così che sono nate le effettive Due culture della nostra società contemporanea: da un lato il professionista arroccato nella sua specificità, dall’altro il consumatore di Grandi fratelli, Uomini e donne, Isole dei famosi, calcio a non finire, canzonette e cartomanti a profusione. Lo svago e il tempo libero, pur sacrosanti, sono diventati “cultura” dominante, la “cultura” altra. Questa incultura dilaga nel sociale, aggredisce i nostri giovani, li sollecita ai prodotti griffati, alla droga, alla violenza, li schiaccia in una inconsapevole ignoranza che sconfina nell’insipienza e nell’arroganza. In tale contesto i girotondi di Moretti e il Dante di Benigni sono poca cosa e rischiano solo di costituire degli alibi all’intellettuale… “disorganico” per elezione.
L’illetteratismo giovanile e adulto è un fenomeno delle società opulente, ma nel nostro Paese tocca vertici preoccupanti e la forbice tra chi sa (o crede di sapere) e chi non sa (e pensa di fare a meno del sapere) tende ad ampliarsi. Le ricerche Ocse condotte sul letteratismo degli adulti e sulle competenze culturali dei nostri quindicenni non sono affatto da sottovalutare.
In un simile contesto l’intellettuale, il professionista, l’uomo di cultura – senza alcuna enfasi – ha una responsabilità non da poco! Non può tirarsi indietro, non può dar luogo ad un’altra casta, convinto che il suo spazio sia immune da contagio! Non è così, perché il suo spazio può sempre divenire con il tempo una nuova riserva indiana, assediata da un’incultura dominante che, immune da ogni giudizio di valore, potrà sempre più con il tempo ritenersi più che autosufficiente: l’autoreferenzialità dell’ignoranza! Con grave danno della stessa democrazia.
Per tutti questi motivi, l’asse dell’istruzione, dell’educazione e della formazione, di tutti, dalla nascita – e dall’arrivo, considerando il peso sempre più massiccio dei flussi migratori – e per tutta la vita, dovrebbe costituire una delle leve più importanti per uno sviluppo consapevole del nostro essere cittadini e persone. Non avvertire l’importanza di tale asse è anche questa una forma di incultura e… purtroppo, la nuova casta che si appresta a governarci non sembra all’altezza di un simile compito. E la cultura continua a guardare! Fino a quando non so! Ma che almeno l’allarme sia condiviso!