07.01.2013
Un anno perduto pericolosamente
di Stefano Stefanel
L’anno scolastico 2012/2013 si sta avviando verso il semestre finale con poco entusiasmo, nessuna certezza e l’impressione generalizzata che si stia perdendo del tempo. Sembrano passati anni da quando all’inizio del 2012 la scuola aspettava con ansia le novità del Governo dei tecnici. Non sono tra quelli che considerano completamente negativa l’esperienza del Ministero Profumo, anche se certamente mi aspettavo qualcosa di meglio. Certamente credo che stiamo perdendo un anno importante, perché quando i nodi torneranno al pettine per l’ennesima volta la scuola si mostrerà ancora meno competitiva della volta precedente. Di “nodo” in “nodo” pare che la china non finisca mai.
A inizio anno di solito si fanno i buoni propositi e si mettono di fila le intenzioni migliori. Ma poiché nella scuola l’inizio dell’anno solare corrisponde alla metà dell’anno sostanziale è necessario essere realisti e valutare che cosa sarà possibile concludere e in che modo, tenendo conto che gli scenari elettorali non fanno capire come si evolveranno realmente le cose, non solo per la difficoltà che riserva il futuro, quanto soprattutto per la reticenza delle forze politiche a dire parole chiare e verificabili sulla scuola. Dunque enumero di seguito alcuni problemi strutturali che stanno paralizzando il sistema scolastico italiano con la connivenza di troppi che si fingono innovatori e invece sono conservatori. Se mi sbaglio ovviamente dovrò pagare pegno e a fine 2013 farò ammenda per averci visto male.
Sconfitte e innovazioni. Ci sono forze politiche, sindacati, associazioni culturali e professionali, singoli docenti, commentatori che vantano come grandi vittorie del 2012 l’aver bloccato il provvedimento sulle 24 ore dei professori e la riforma degli organi collegiali. Il provvedimento sulle 24 ore è stata una vera sciagura, perché ha annullato il dibattito sulla scuola: credo che il Ministro Profumo solo per aver permesso l’uscita di questa idea dovrebbe prendersi l’insufficienza. Però essere soddisfatti solo di aver bloccato qualcosa senza proporre nulla di alternativo non è una gran cosa. Anche perché il Contratto rimane lì immobile come la pietra a dire che le ore di insegnamento non si cumulano con quelle funzionali. La questione della riforma degli organi collegiali è invece grottesca. Il PD prima ha portato avanti e sostenuto il DDL 953 (Aprea) e poi quando è stato accusato da sindacati, movimenti, associazioni alla sua sinistra di attaccare la costituzione ha mandato allo sfascio il DDL non attraverso una chiara scelta, ma facendo slittare i tempi e facendolo ingoiare dalla fine della legislatura. Il DDL 953 poteva essere approvato a settembre, ma il PD ha fatto slittare tutto con audizioni, modifiche, cambi di direzione, distinguo, ecc. al solo fine di far terminare la legislatura senza aver approvato niente, cosa che è puntualmente accaduta. Anche qui è grottesco che ci si vanti di aver bloccato la riforma di qualcosa che dura dagli anni settanta del secolo scorso, che sta paralizzando le scuole su dispute inutili e assemblearismi privi di costrutto. Inoltre tutta la pletora di organismi previsti dai Decreti delegati non funzionano, non vengono fatti funzionare, non si sa a cosa servono. Questo museo a cielo aperto del ’68 sembra un happening dei tempi passati, con i dirigenti scolastici che devono fare finta di essere uno dei componenti del consiglio d’istituto e nel frattempo preparare tutte le carte in modo che presidente e consiglieri possano guardarne qualcuna e dare qualche opinione qua e là e approvare o non approvare a seconda della serata. Ho detto più volte che l’unica strada per far funzionare gli Organi collegiali come nel bel tempo antico è abolire la figura del dirigente scolastico, del tutto incompatibile con l’assemblearismo, il riunionismo, la collegialità, la deresponsabilizzazione assembleare. Antonio Valentino mi ha anche “richiamato” su questo, ma io credo non si possa continuare a perdere tempo con riunioni assurde solo perché quarant’anni fa si faceva così. Una parola di chiarezza sugli organi collegiali della scuola aiuterebbe il futuro, ma qui invece si va avanti a tentoni.
Organico funzionale addio. Il Ministro Profumo aveva fatto approvare a febbraio l’avvio dell’organico funzionale d’istituto e di rete (Decreto legge n° 5 del 10 febbraio 2012 convertito nella legge n° 35 del 4 aprile 2012). Tutto finito nel nulla anche qui, mentre invece quella sarebbe la strada maestra per la stabilizzazione degli organici, le risorse umane certe, la programmazione pluriennale. Sull’argomento ci sono state tante parole, ma le resistenze sotterranee e corporative alla fine hanno prevalso. Il Ministero e Sindacati vogliono mantenere intatte le procedure costose e burocratiche (trattative sugli organici, trasferimenti, utilizzazioni, assegnazioni provvisorie, ecc.) in modo da poter occupare personale e uffici su numeri e procedure bizantine, che ritardano sempre di più l’azione delle scuole e rendono sempre complessa ogni programmazione. Così, nonostante la legge, non si lavora sull’organico funzionale triennale per non disturbare le burocrazie ministeriali e sindacali imperanti.
Contro i concorsi. E’ sorprendente vedere come forze di sinistra e sindacali si considerino sconfitte perché il Miur è riuscito a fare i concorsi. La cosa potrebbe essere surreale se non fosse accaduta in questo 2012. Di suo il Miur ci ha messo concorsi sbilenchi, domande assurde, errori pacchiani, procedure attaccabili. Ma alla fine sta arrivando in porto e non è poco. Il Concorso per dirigenti è stato un macello organizzativo, ma almeno in 12 Regioni i nuovi dirigenti sono in servizio. Quello che mi pare atroce è che non vengano attribuiti tutti i posti dirigenziali liberi, perché vanno a reggenza le scuole sottodimensionate e quelle tenute da parte per i distaccati. Uno Stato serio coprirebbe tutte le sue scuole con i dirigenti idonei e i distaccati quando tornano “a casa” aspettano che si liberi un posto o vanno nelle scuole sottodimensionate. Il Concorso per docenti non è stato granché, ma almeno una selezione non basata sull’anzianità è iniziata, anche se poi i vincitori saranno nel complesso piuttosto anziani. L’idea di ripescare i laureati di dieci anni fa è bizzarra, non svecchia e porta nella scuola gente che ha fatto finora altro. Se questo è meglio o peggio vedremo. Quello che ascoltiamo giornalmente è il lamento dei precari più o meno storici che reputano doverosa la loro immissione in ruolo senza accettare che un concorso fatto dieci o dodici anni fa ormai ha per forza di cose perso la sua efficacia. Se non dal punto di vista formale certamente da quello sostanziale. Uno Stato serio copre tutti i posti in organico di diritto con contratti a tempo indeterminato assegnati attraverso concorsi pubblici che non tengono conto di alcuna graduatoria determinata dall’anzianità. Come prevede la Costituzione, difesa da molti solo nelle parti che fanno comodo.
Fondo d’istituto. Sembra quasi che il Miur sia contento della serrata di novembre dei docenti e non comunichi le cifre per il FIS per mantenere l’agitazione, far lievitare le sospensioni e le dimissioni e alla fine aver meno da pagare. Serietà vorrebbe che il 1° settembre di ogni anno il dirigente sappia di quanti soldi dispone, così entro il 20 settembre fa la sua proposta e in tempi rapidi si arriva alla firma. Invece va avanti questa deriva “sudamericana” dove i tempi della siesta ministeriale prevalgono su quelli del lavoro delle scuole e dove si lavora a vista con la prospettiva di aprire nuovi contenziosi tra coloro che lavorano e poi forse non saranno pagati.
Esami di fine ciclo. Il dibattito sulle 24 ore ha nascosto quello sugli esami di fine ciclo, che devono essere modificati radicalmente quanto prima. La loro lunghezza e farraginosità è pari alla loro inutilità tecnica: mantengono solo una grande utilità emotiva perché costituiscono un passaggio difficile e obbligato nella crescita degli adolescenti. Ma una prova di iniziazione della gioventù non può bloccare la ricerca didattica, costringere gli studenti a lunghi esami fuori dal tempo, creare situazioni viste dal resto del mondo come impossibili (alla fine praticamente tutti promossi). Solo che le 6 prove del primo ciclo e le quattro del secondo ciclo rimarranno intatte anche quest’anno, nel loro faraonico costo e nel loro esito improponibile, con le scuole che vanno peggio nelle probe Invalsi e Pisa che hanno i voti più alti. Tutto questo nell’impotenza di tutti all’interno di un sistema praticamente paralizzato.
Mi darei anche da fare, ma mica so bene da chi dovrei andare a parlare.