04.12.2008
Compresenza:
battaglia arretrata o conquista da mantenere (per migliorare)?
di Marco Pistoi
Leggendo l’intervento
di Reginaldo Palermo non riesco a comprendere per quali
motivi la richiesta di salvaguardare le ore di compresenza si possa definire
una “battaglia arretrata” che “sottende ad una visione angusta e
semplicistica”… tanto più scorrendo le ragioni espresse nell’articolo.
In particolare, concordo sul fatto che la questione della compresenza sia
più complessa di una “semplice questione aritmetica”, ma proprio per
questo ritengo importante mantenere e “difendere” le compresenze.
Viene giustamente ricordato che in alcune classi, in cui l’insegnamento
della lingua inglese è affidato agli specialisti, la compresenza dei docenti
può superare le 4 ore.
In questi casi, come descritto, tali “ore in più” sono utilizzate per
attività di sostegno ad alunni stranieri o con diagnosi di difficoltà
specifiche di apprendimento. Perché rinunciare a questa opportunità? È
difficile considerarle solo in termini di costi…
Naturalmente tali attività devono essere “produttive” e progettate con
serietà, non improvvisate o distribuite con “leggerezza”. Sono (dovrebbero
essere …) ore di insegnamento a tutti gli effetti.
Allo stesso modo la compresenza “classica” dei docenti (4 ore) deve essere “qualificata,
sul piano pedagogico e organizzativo” (concordo ancora una volta…) Ma
questo discorso vale per ogni ora (e minuto) che un insegnante passa a
scuola, sia esso impegnato in lezione frontale, attività di laboratorio o
uscita didattica… Ai dirigenti scolastici l’arduo compito di vigilare!
La possibilità che in talune circostanze la compresenza non sia utilizzata e
sfruttata al meglio esiste, lo riconosco, ma non deve diventare un alibi per
proporne l’abolizione. È un altro problema. Che va risolto. Ma è un altro
problema.
Non penso, infine, che “ per dispiegare appieno la propria funzione, la
compresenza, necessiti di attrezzature e spazi adeguati” o
particolari (anche se l’aspetto evidenziato non è da sottovalutare). Molto
si può fare anche in una sola aula (penso per esempio alla gestione di
gruppi cooperativi), o sfruttando il laboratorio di informatica o il locale
biblioteca…(di necessità virtù…). La differenza la fanno ancora una volta
gli insegnanti, la qualità della loro azione educativa e …il tempo che hanno
a disposizione!
Chi come me vede con preoccupazione il futuro del tempo pieno, chiede la
salvaguardia delle ore di compresenza proprio perché non si accontenta di un
“prolungamento orario” più o meno garantito e guarda alle possibilità
dell’autonomia didattica e dell’innovazione senza cancellare con un colpo di
spugna quanto di buono la scuola (nonostante tutto!) ha saputo offrire e può
ancora proporre, attingendo anche da quel “vecchio armamentario” che
si dice andrebbe superato.
C’è ancora molto da fare, lo so. Salvaguardare il tempo pieno non basta.