10.07.2006
Idee per la
scuola che verrà
100 esperti a confronto sul futuro della scuola italiana
a cura di Mariella
Spinosi e Giancarlo Cerini
Nell’effervescenza di iniziative ed incontri, che accompagnano il cambio di ogni legislatura, va segnalato il duplice evento che si è realizzato a S. Benedetto del Tronto nei primi giorni di luglio: un seminario nazionale ad invito per esperti dell’area dell’istruzione e della formazione e un convegno pubblico su scala interregionale sul tema della "scuola che verrà": iniziative che si collocano all’interno di un progetto interistituzionale, denominato FRAMES.
Un ordine del giorno ambizioso ed attraente, che ha convinto il Vice-ministro dell’istruzione, Mariangela Bastico, a fermarsi a lungo ad "ascoltare" una voce importante della scuola. è scaturito un interessante momento di partecipazione e di dialogo tra operatori scolastici, esperti, rappresentanti politici e amministratori locali, che potrebbe rappresentare uno stile nuovo di rapporto tra scuola reale e scuola legale, tra la "base" degli insegnanti (spesso destinataria in questi anni di riforme calate dall’alto) e vertice politico-amministrativo (spesso tentato dalla scorciatoia delle riforme promosse con la "forza della legge").
Un convegno pubblico per raccogliere e
condividere idee
(S. Benedetto del Tronto 3 luglio 2006)
Partiamo dal convegno pubblico svoltosi presso l’hotel Calabresi, con oltre 300 presenze: una vera tribuna per un confronto aperto tra il "popolo della scuola" ed il "quartiere generale" nazionale e regionale dell’istruzione. Assieme al Vice-ministro dell’istruzione Mariangela Bastico sono intervenuti l’assessore regionale delle Marche Ugo Ascoli, il presidente della provincia di Ascoli Piceno Massimo Rossi, l’assessore alla cultura e all’istruzione della provincia di Teramo Rosanna Di Liberatore, il presidente dell’unione dei comuni della Val Vibrata Nilde Maloni, l’assessore alla cultura e all’istruzione della provincia di Ascoli Piceno Olimpia Gobbi, l’assessore alla formazione professionale Emidio Mandozzi, l’assessore alla cultura e all’istruzione del comune di S. Benedetto del Tronto Margherita Sorge, il presidente dell’IRRE Abruzzo, onorevole Antonio Verini, il direttore dell’IRRE Marche Italo Tanoni, il presidente della Fondazione Bizzarri Maria Pia Silla, oltre ai dirigenti delle associazioni sindacali (Massimo Di Menna, Mario Guglietti, Gianfranco Cappello, Luisella De Filippi) e professionali (Domenico Chiesa, Luciano Corradini, Gigliola Corduas, Gregorio Iannaccone ed altri).
Tali presenze hanno dato, infatti, anche visivamente, il segno di un sistema che si è fatto policentrico, dove non esiste più la "mitica" stanza dei bottoni, ma dove ogni soggetto – il centro, la rete degli enti locali, le autonomie scolastiche – dovrà assumersi in prima persona delle precise responsabilità. È su questo tema che ha posto l’accento il sottosegretario agli affari regionali e alle autonomie locali, Pietro Colonnella.
Sussidiarietà si coniuga allora con autonomia, ma anche con le nuove prospettive per lo sviluppo "locale" (come ha ricordato Everardo Minardi, docente di sociologia all’Università di Teramo). In questo contesto glo/cal la scuola può diventare un soggetto promotore di cultura, di sviluppo, di innovazione, mettendo a frutto le opportunità previste dalla autonomia che dovrà però rifocalizzarsi sul curricolo scolastico e sui saperi fondamentali (questa è stata una delle tesi di Franco Frabboni preside di Facoltà a Bologna). Più autonomia, tuttavia, non significa far venire meno il ruolo di orientamento e di indirizzo (magari più sobrio, più essenziale, ma proprio per questo più incisivo) sui grandi obiettivi che la scuola dovrebbe perseguire. Se nei prossimi mesi si lancerà l’idea di elevare l’obbligo di istruzione fino a 16 anni (come ha prefigurato Domenico Chiesa, presidente del Cidi), occorre definire un quadro di norme fondamentali, di risorse, di formazione del personale, da vivere non come vincoli, ma come punti di riferimento per la progettualità della scuola. Elevare di un biennio la cultura di tutti i ragazzi implica infatti un impegno diffuso, sia del centro e sia delle periferie, ha ricordato l’assessore delle Marche Ugo Ascoli. Ma implica anche che tali scelte siano sorrette da un progetto culturale solido che vede tutta la scuola, fin dall’infanzia, impegnata a rileggere la sua missione educativa, come ha ben precisato la parlamentare europea Luciana Sbarbati.
Alle richieste di Mariella Spinosi, dirigente tecnica delle Marche e coordinatrice del dibattito, di precisare le linee del governo, anche come risposta alle attese e alle preoccupazioni delle scuole, in modo particolare della scuola di base – la più "vessata" negli ultimi decenni – il Vice-ministro dell’istruzione, Mariangela Bastico, ha posto l’accento sulla necessità di rinnovare il metodo della concertazione, con gradualità, ma avendo un preciso disegno di scuola della Repubblica (inclusiva, delle pari opportunità, della cittadinanza). Insomma, un metodo tra utopia-progetto e "cacciavite" – come ha argutamente precisato – dando conto (con molta serenità, per altro, e senza spirito di rivincita) di tutti gli smontaggi e gli aggiustamenti che il Ministro dell’istruzione sta apprestando con la tecnica del "cacciavite".
È prevedibile che durante la prossima estate le controverse questioni del tutor, dell’orario facoltativo, dell’anticipo, del portfolio, possano trovare una diversa sistemazione normativa, mediante accordi contrattuali che chiameranno in causa direttamente le rappresentanze sindacali.
Dopo anni di annunci roboanti su presunte grandi riforme, ha fatto capire la Vice-ministro, è più conveniente lavorare in silenzio, quasi sottotraccia, con un obiettivo apparentemente minimo, come il far funzionare al meglio la scuola quotidiana, valorizzando il "buono" (le buone pratiche) che c’è ma spesso non si vede.
L’attenzione ed il consenso del pubblico presente hanno probabilmente convinto Mariangela Bastico che i primi passi del governo sono guardati con simpatia, che il minimalismo gradualista piace di più del ritmo tambureggiante degli ultimi 10 anni che ha finito per disorientare e demotivare gran parte degli insegnanti. Sembra risuonare il rassicurante ed italianissimo "Adelante, Pedro, cum judicio…" .
Un seminario ad invito: 100 esperti a
confronto sul futuro della scuola italiana
(S. Benedetto del Tronto 3 e 4 luglio 2006)
A San Benedetto del Tronto in
contemporanea è stato realizzato anche un seminario ad invito che ha
ospitato esperti dell’istruzione e della formazione.
Provenienti da tutte le regioni d’Italia si sono incontrati presso l’hotel
Calabresi, per due giorni consecutivi (3 e 4 luglio) un centinaio di
"intellettuali" tra docenti universitari, rappresentanti delle associazioni
professionali e disciplinari, del mondo del lavoro, insegnanti, dirigenti…
per compiere una diagnosi sullo stato di salute della scuola italiana e
delineare una prima agenda delle questioni su cui intervenire per il
miglioramento del sistema educativo.
Nella sala degli "intellettuali" è risuonata con molta insistenza il tema della prospettiva, del progetto, dei nuovi indirizzi culturali cui dovrebbe ispirarsi la scuola italiana. Le analisi hanno potuto articolarsi, non solo rispetto a quanto (non) è stato fatto nell’ultima legislatura (i mali della scuola italiana sono più antichi della riforma Moratti), ma anche con una lettura in prospettiva europea. Le scadenze di Lisbona 2010 (con i suoi impegnativi benchmarking) sono dietro l’angolo ed il nostro paese sembra non produrre quello scatto necessario per recuperare il terreno perduto. C’è bisogno di riforma, anche se fatta in modo diverso, attraverso processi condivisi, di partecipazione, di co-costruzione. Il desiderio di tutti gli insegnanti è quello di trasformare la riforma da adempimento vissuto con disagio, a "ballata popolare": una narrazione (legislativa) che va incontro alla gente, cui chiede non solo di ascoltare, ma di partecipare, integrare, aggiungere, vivere da protagonisti. È questa la metafora con la quale Giancarlo Cerini, dirigente tecnico dell’Emilia Romagna, ha voluto raffigurare un modello di comunicazione a doppia direzione, dal vertice alla base, dalla scuola all’amministrazione. C’è, dunque, bisogno di riforma e di autoriforma: è vero che ormai il 75% dei ragazzi italiani giunge al diploma secondario, ma è ancora troppo alta la quota di dispersione, impressionante la promozione ottenuta con debiti formativi (quasi il 40%, con il ritorno delle bocciature), l’affievolimento delle motivazioni dei ragazzi, il deficit consistente nei livelli di apprendimento, rilevato dalle più recenti indagini internazionali.
Sembra emergere un problema di senso da recuperare, di valore da riconsegnare all’istruzione, di incontro con la conoscenza come occasione di emancipazione e di libertà.
La scuola, soprattutto quella di base, è ancora un ambiente di incontro sociale tra bambini e ragazzi, di scambi, di convivialità e relazioni. È compito dei docenti trasformare questo piacere di stare insieme in piacere di conoscere, vivere, prendersi cura degli allievi non solo come accoglienza, tenerezza, cordialità, ma come tutoraggio dell’apprendimento, costruzione del metodo di studio, stimolo all’autonomia cognitiva e relazionale.
Le prossime riforme dovrebbero quindi essere soprattutto condizioni per favorire l’esplicarsi al meglio del protagonismo delle scuole, degli operatori (riconoscendo con più coraggio la professionalità) e delle virtù (piuttosto che i vizi) dei diversi territori.
Gli "intellettuali" hanno continuato le analisi anche per tutto il giorno successivo (4 luglio), suddivisi in 5 tavoli. Nel primo dedicato al "progetto culturale", i lavori sono partiti da alcune domande essenziali: come riformulare l’idea di curricolo, su quali indirizzi definire a livello nazionale, su come far dialogare, oggi, i saperi con la vita dei nostri ragazzi. L’accento si è posto sulla responsabilità degli insegnanti e sull’autonomia delle scuole, ma anche sulla non emendabilità delle attuali "Indicazioni nazionali". Si tratta – è stato ribadito – di aprire una nuova stagione di ricerca nell’elaborazione dei nuovi curricoli.
Nel tavolo dedicato alle "riforme ordinamentali" si è discusso con molta vivacità sulla necessità dell’obbligo a 16 anni, senza trascurare le diverse ipotesi di applicazione del principio: quella di un primo biennio nella scuola superiore, come sembra emergere dallo stesso programma dell’unione (oggi programma di governo: così è stato precisato dal Vice-ministro), quella di un biennio integrato (la soluzione della legge regionale dell’Emilia Romagna), o altre strade, volte a rafforzare le opportunità culturali e formative di coloro che andranno a scegliere il percorso professionale.
Nel terzo tavolo, quello dedicato alle "professionalità" gli esperti si sono chiesti, prima di entrare nel merito delle possibili soluzioni, come mai il mestiere di "insegnare" è diventato oggi tanto difficile, ma anche se finalmente si è nelle condizioni di prendere sul serio l’autonomia e gestire gli spazi di flessibilità e di responsabilità. Valorizzare le professionalità d’aula, documentare le esperienze dei docenti, guardare all’Europa e puntare sullo sviluppo professionale enfatizzando la ricerca-azione, sono state queste le aree individuate all’interno del gruppo, attraverso le quali percorrere la strada verso il miglioramento della qualità dei "lavoratori della conoscenza".
Il quarto tavolo si è occupato del tema "territorio e politiche del lavoro". Dall’analisi delle opportunità, per costruire un rapporto più stretto tra territorio, autonomie, mondo del lavoro, è scaturita anche la domanda se un federalismo, benché solidale, possa, di fatto, migliorare il benessere dei cittadini. Si è discusso inoltre sul rapporto tra "finalità disinteressate" di una formazione alta per tutti ed esigenze del mercato del lavoro, ma anche sul significato di una cultura che sia veramente "utile" per sé stessi, per il lavoro e per il Paese.
Infine, uno spazio a parte ha avuto la questione della "valutazione e rendicontazione", tema affrontato dal quinto tavolo. La domanda di partenza era sulla possibilità reale di superare una valutazione che fino ad oggi ha creato solo disagio per una valutazione come etica del rendere conto ed opportunità di miglioramento. Ma si è posto anche il problema di come dovrebbe essere un sistema nazionale di valutazione, sicuramente efficace e non contrastivo con le finalità pedagogiche del fare scuola. Si è parlato della necessità primaria di superare la pesantezza burocratica, inasprita dall’ultima circolare sulla valutazione (84/2005), e di avviare, specialmente per la scuola di base, una ricerca seria sulla "valutazione autentica", puntando sull’apprendimento piuttosto che sulla certificazione. A ciò si aggiunge, però, (come è stato ribadito) l’urgenza di definire quadri di competenze entro i quali poter orientare i percorsi di apprendimento e di insegnamento verso le certificazioni, che si renderanno sicuramente necessarie a partire dai 14 anni.
FRAMES: un progetto interistituzionale per far ripartire la scuola
Le due iniziative (Seminario ad invito e Convegno pubblico) si collocano all’interno di un progetto particolarmente articolato, che riguarda un’ampia serie di attività di studio e di percorsi formativi, denominato "Frames": acronimo di formazione, ricerca-azione, modelli educativi sostenibili, ma inteso anche nella sua accezione semantica: "quadri, cornici, impalcature".
Le ragioni del progetto risiedono nella considerazione di base che il nostro sistema scolastico e formativo deve essere ripensato alla luce degli ultimi eventi delle politiche nazionali ed europee e che la scuola che abbiamo non riesce ad essere un fattore di crescita per il paese e per le persone. Per trovare risposte efficaci alle nuove domande e alle nuove esigenze, appare importante analizzare gli scenari aperti dalle ultime riforme, non solo da parte dei decisori politici, ma anche da coloro che devono rendere concrete ed operative le eventuali riforme (o aggiustamenti).
In tal senso il progetto Frames, che si sta mettendo a punto nelle regioni Marche e Abruzzo parte dalla necessità di capire quali potrebbero essere le linee di cambiamento e di costruire, nello stesso tempo, percorsi di studio e di ricerca. Il progetto comprende, infatti, una pluralità di iniziative che si articoleranno in due filoni principali: il primo a carattere politico culturale [Frames 1]; il secondo tecnico-professionale [Frames 2].
Entrambi i filoni si suddividono ulteriormente in attività (azioni, misure…) diverse per finalità, tempi, destinatari e costi.
Le finalità generali sono quelle di contribuire a rilanciare un dibattito partecipato e diffuso sulle politiche formative, di coinvolgere adeguatamente diverse categorie di cittadini, direttamente ed indirettamente interessati alla scuola, ma anche e soprattutto di contribuire ad avviare ricerche pedagogiche approfondite, per capire come migliorare la qualità degli esiti formativi degli studenti.
Le azioni progettuali si concretizzeranno attraverso i due filoni di ricerca indicati: Frames 1: Seminari di produzione (Idee per la scuola che verrà); Frames 2: Progetto di ricerca-azione (soprattutto sui temi degli apprendimenti, competenze, valutazione e certificazione)
Le azioni collegate sia al primo filone (Frames 1) sia al secondo (Frames 2) sono tutte finalizzate ad attivare continui processi di miglioramento, e si articolano ulteriormente in più tipologie: seminari, pubblicazioni di materiali, gruppi di discussione, convegni mirati, costituzione di gruppi di ricerca-azione, incontri consulenziali, gruppi di discussione…
Al progetto sono interessati diversi soggetti: le Scuole autonome, le Reti di scuole (insegnanti, dirigenti e personale amministrativo…, Uffici scolastici regionali), le Associazioni professionali e disciplinari, gli Enti locali (Province, Comuni, Associazioni di comuni…), le Regioni, che dalla "Nuova Costituzione" sono chiamate ad assumere precisi compiti di governo. Interessate possono essere le Case editrici o le Fondazioni che abbiano nel proprio statuto obiettivi analoghi.
Sono in fase di costituzione i gruppi di ricerca, mentre i primi incontri operativi sono previsti a partire dal mese di settembre. È, inoltre, in via di programmazione per il mese di ottobre, un convegno a carattere nazionale, sulle stesse tematiche del seminario ad invito, rivolto non solo ai docenti e ai dirigenti, ma anche agli studenti e alle famiglie.
11 luglio 2006
I materiali del Progetto Frames sono disponibili nel sito web dell'Irre Marche