02.10.2011
Un moderno
sistema di formazione e valutazione
per una scuola di qualità
di Giancarlo Cavinato
(intervento svolto il 18
settembre 2011 a Modena, alla Festa nazionale del PD)
UN SISTEMA INTERCONNESSO
Apprendimento organizzativo avviene quando i membri dell’organizzazione agiscono come attori di apprendimento per l’organizzazione, quando, cioè, informazioni, esperienze, scoperte, valutazioni di ciascun individuo diventano patrimonio comune dell’intera organizzazione fissandole nella memoria dell’organizzazione, codificandole in norme, valori, metafore e mappe mentali in base alle quali ciascuno agisce. Se questa codificazione non avviene gli individui avranno imparato, ma non le organizzazioni.’ ( P. Romei)
Un’istituzione educativa, per
funzionare oggi, deve poter prevedere di istituire rapporti tali per cui
nessuno possa riuscire ad ottenere risultati positivi individualmente, se
non grazie al successo dell’intero gruppo (INTERDIPENDENZA SOCIALE)
L’interdipendenza positiva richiede un impegno e un lavoro coordinati.
L’impegno di ogni componente diviene indispensabile al clima e al successo
formativo del gruppo e ogni componente contribuisce allo sforzo comune con
le sue risorse, il ruolo che riveste e la sua responsabilità.
Il che vale sia con gruppi di minori che fra gli adulti.
Se il gruppo funziona in modo coeso, non dovrebbero esserci persone che si
vivono come totalmente autonome e indipendenti nelle scelte e negli
obiettivi del loro operato.
Né persone che, per il loro lavoro, poggiano sul lavoro altrui.
L’interdipendenza positiva si struttura in due modalità
interdipendenza degli obiettivi, connessi in un percorso evolutivo e a cerchi concentrici
rafforzamento degli obiettivi attraverso l’interdipendenza di ruoli, risorse, identità, funzioni, valutazione.
L’interdipendenza di obiettivi si
instaura quando tutti i componenti si propongono di raggiungere analoghe
finalità.
Perché questo avvenga è necessaria una ricerca di condivisione.
Gli obiettivi vanno concordati: di qui la forma del CONTRATTO educativo.
Obiettivi cognitivi e obiettivi sociali vanno letti e perseguiti come
assolutamente coesistenti e connessi, condizionandosi gli uni con gli altri.
Accanto ad obiettivi di routine ( per consolidare apprendimenti,
stabilizzare norme di vita comune, attivare conoscenze che i soggetti
possiedono e che vanno estese e sedimentate), non possono non esserci, pena
la burocratizzazione dell’istituzione, obiettivi creativi e divergenti.
LA SCUOLA, OGGI
Si sono create le condizioni per
impedire che la COLLEGIALITA’ DOCENTE possa espletarsi in forme di
interdipendenza e di condivisione di procedure: ognuno per sé cerca di
salvare alcune condizioni operative, non c’è una progettazione condivisa, è
congelata l’elaborazione sulle indicazioni curricolari, lo spezzettamento e
la scomparsa di forme di interazione e compresenza/ contemporaneità hanno
ributtato gli insegnanti nelle situazioni degli anni sessanta.
Quale valutazione di sistema si può attuare in tale situazione?
Anche la valutazione degli alunni è tornata a forme isolazioniste e non
interattive fra diverse componenti e punti di vista.: una valutazione non
come valorizzazione ma come sanzione, positiva o negativa che sia, che non
prevede un reintervento.
QUALE FORMAZIONE
Una FORMAZIONE DOCENTI che si
imperni sulle OTTO MACROCOMPETENZE trasversali di Lisbona e sui dati delle
prove PISA ( che propongono il superamento di una prospettiva strettamente
scolastica per prendere in considerazione la capacità di servirsi delle
conoscenze per affrontare i compiti e le sfide della vita quotidiana in una
concezione dinamica dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita) non è
avvenuta, eppure si continua a dare per scontato che sia questa la bussola e
il punto di riferimento delle istituzioni scolastiche.
Es. competenza di lettura. Capacità di comprendere e utilizzare testi
scritti e di riflettere sui loro contenuti al fine di raggiungere propri
obiettivi.
Per progettare e valutare i docenti dovrebbero poter mettere in atto, con
tempi e forme di interazione adeguate, che richiedono di incrociare più
punti di vista, SITUAZIONI AUTENTICHE, che tengano conto di:
Brousseau ( teoria delle situazioni didattiche) : un ostacolo è un’idea che,
al momento della formazione di un concetto, è stata efficace per affrontare
dei problemi precedenti, ma che si rivela debole o inutile quando si tenta
di applicarla a un problema nuovo. Visto il successo ottenuto si tende a
conservare l’idea, il che costituisce una barriera verso successivi
apprendimenti. L’ostacolo-errore crea un conflitto in quanto va contro le
certezze dell’allievo, ne mette in dubbio i modelli. Eppure l’ostacolo
sarebbe condizione necessaria per la costruzione di conoscenze. Spesso è
così anche per gli adulti, di qui la difficoltà ad accogliere nuovi modelli
e proposte.
Per leggere tali aspetti bisognerebbe poter incrociare più osservazioni.
D’Amore: si
tratta dei rapporti, spesso inconsapevoli, in classe tra insegnante e
allievi, dell’insieme dei comportamenti dell’insegnante attesi dall’allievo
e l’insieme dei comportamenti
dell’allievo attesi dall’insegnante. Grazie al
contratto si possono interpretare vari fenomeni che riguardano le
prestazioni degli allievi, ad es. in matematica i problemi tipo ‘l’età del
capitano’.
Gardner.
concezioni errate, fraintendimenti, presenti negli alunni ad es. in ambiti
quali la fisica, l’economia, la geografia, importanti da conoscere per la
teoria costruttivistica
dell’apprendimento. L’individuo interpreta le proprie
esperienze e costruisce teorie rispetto al mondo reale.
Quando si commette un errore, non necessariamente si
tratta di mancanza di conoscenze. Le misconcezioni coesistono accanto a
nuove conoscenze acquisite. Misconcezioni possono
essere originate anche da erronee interpretazioni dei
messaggi dell’insegnante ( es. con angoli: confusione ampiezza angolo-
lunghezza degli archi in cui è racchiuso).
Un’immagine è una rappresentazione soggettiva, uditiva, visiva, o di altre modalità sensoriali prodotta da sollecitazioni esterne, più o meno cosciente ma involontaria. I sogetti si costruiscono un’immagine di un concetto che credono stabile e definitiva, ma a un certo punto della loro storia cognitiva ricevono informazioni non contemplate dall’immagine che possiedono. Devono quindi adeguare l’immagine, ampliarla: importante quindi l’ampliamento percettivo e delle rappresentazioni.
Spesso all’origine di problemi di apprendimento vi sono cause profonde,
legate alle emozioni rispetto all’ambiente scolastico e alle discipline,
che devono poter essere rese consapevoli
e controllate.
Ma per tener conto di tali
problematiche fondamentali per l’insegnamento/apprendimento bisogna
conoscerle, essere formati a sfruttarle didatticamente, condividerne
l’importanza, non rifiutandole a priori.C’è quindi bisogno di una scuola che
le possa contenere, oggi ben lungi dall’esserci.
Un BUON MODELLO potrebbe ispirarsi alla proposta del filosofo francese
Pierre Lévy sugli ‘ALBERI DELLE CONOSCENZE’., il cui presupposto è che
nessuno conosce tutto, ma tutti conoscono qualcosa: un sistema solidale e
cooperativo può quindi connettere e far circolare le competenze, le
rappresentazioni, le modellizzazioni di ciascuno sui punti essenziali
citati.
Si tratta di instaurare, anche attraverso lo strumento virtuale, un sistema
aperto di comunicazione che permetta di individuare e valorizzare le diverse
conoscenze delle persone, costruendo una cartografia dinamica delle
conoscenze alla cui base sta un’idea di INTELLIGENZA COLLETTIVA. L’etica
dell’intelligenza collettiva, dice Lévy, consiste nel riconoscere alle
persone l’insieme delle loro qualità umane e fare in modo che possano
condividerle con altri per farne beneficiare la comunità. L’individuo al
servizio della comunità si attiva se ha la possibilità di esprimersi
liberamente, se è coinvolto direttamente. Si tratta di passare dalla logica
dei SAPERI SUBITI ( e inerti) a quella dei SAPERI SCELTI ( cfr. il piano di
lavoro di freinetiana memoria).
E’ un approccio connessionistico e non lineare che ricalca le
caratteristiche della mente evidenziata dalle ricerche in neuroscienze.
Le conoscenze di un gruppo ( docente, in questo caso, ma anche discente)
vengono mappate formando una rappresentazione visiva a forma di albero
mostrando le risorse di conoscenza dei gruppi. La circolazione di conoscenze
incentiva l’autoorganizzazione del gruppo.
IL RIDUZIONISMO E IL ‘TRADIMENTO DELLE PAROLE’
Occorre rompere la divaricazione fra
due modelli, due modalità.
E’ diverso pensare a:
SCUOLA MINIMA |
SCUOLA ESSENZIALE |
Tempi ridotti Insegnante unico/prevalente Didattica breve Nozioni Decifrazione di sillabe parole frasi testi
Grammatica Copia di modelli Ginnastica
Disciplina ( condotta)
|
Tempi distesi Pluralità e specializzazione figure docenti Tempi di ciascuno Saperi essenziali Apprendimento del piacere della lettura , dell’amore per la lettura Dal parlare allo scrivere ( di sé; degli altri; del mondo;invenzione di mondi); apprendistato della scrittura Pedagogia della narrazione: raccontare Riflessione linguistica Disegnare, dipingere Motricità; insegnare a muoversi, controllo corporeo dello spazio Fare teatro Fare musica assieme Logica, numerare, basi di calcolo, ‘sistema’ delle quattro operazioni, estensione del campo dei numeri, impostazione prealgebrica dei problemi, probabilità e statistica, geometrie Primi strumenti per guardare il mondo e per costruire modelli interpretativi dei fenomeni naturali, ambientali, sociali e dei processi storici Patto formativo Senso del bene comune
Autovalutazione |
Per poter tornare a progettare valutazioni significative
e sistemiche bisogna ripristinare le condizioni preesistenti: si avrà il
coraggio di farlo?
LA VALUTAZIONE DOCENTE
Il
PROGETTO VALORIZZA presuppone competenze professionali alte che non ci si è
minimamente curati di costruire e che sono lasciate al caso e a singole
sensibilità docenti: le competenze per la vita, le macrocompetenze di
Lisbona, una didattica costruzionistica e laboratoriale, una riflessività
sulle proprie pratiche per imparare ad imparare dalla pratica.
Si suggeriscono agli insegnanti attraverso i questionari autovalutativi
possessi di dimensioni- la ricerca-azione, l’organizzazione del lavoro di
gruppo, l’introduzione e la promozione di elementi di innovazione, le
relazioni con attori esterni, la diversificazione dei metodi di insegnamento
adeguandoli ai bisogni formativi degli alunni, modalità di verifica efficaci
ed eque,...: si induce alla falsificazione delle risposte attraverso un
effetto alone.
Sarebbe interessante la raccolta di interviste e autointerviste di gruppo
mettendo in evidenza le risorse a disposizione autentiche e diversi punti di
vista su cui confrontarsi.
Ma per poter valutare competenze interattive bisogna che ci sia
interattività.
Le stesse funzioni strumentali su cui si è puntato non possono lavorare in
solitario, devono avere gruppi di riferimento, se no sono solo tappabuchi
di carenze istituzionali per affrontare emergenze ( handicap, stranieri,
dislessia e DSA, disagio,…): manca una riflessione pedagogica e una
progettualità. L’illusione di scremare e selezionare i migliori è, appunto,
un’illusione: si creano nuovi corpi separati.
Un altro esempio sconfortante è costituito dalla batteria di test funzionali
alla ‘preselezione’ dei futuri dirigenti scolastici in un periodo di grande
emergenza educativa sociale economica e di grande complessità oltre che di
sottrazione alla scuola di tutte le possibili risorse umane e strutturali.
Come evidenzia Cinzia Mion, l’intento neanche nascosto è di veicolare
un’idea di sapere mnemonico e trasmissivo e di meccanicismo aziendalistico.
Nessuno stimolo a pensare al mandato affidato a un dirigente in termini di
responsabilità.
LO SFONDO SOCIALE
Ed è proprio l’assenza di responsabilità e di etica il punto dolente dell’oggi. Al familismo amorale si aggiunge una fuga della famiglia dai propri compiti di costruzione valoriale e di apertura al mondo. Si riscontra, ad esempio, una sempre maggiore presenza di nonni in sostituzione di compiti genitoriali carenti e distratti. O un ricorso frequente ad esperti, terapisti, psicologi, neuropsichiatri in sostituzione di una didattica inclusiva quanto mai carente in molte situazioni. Occorre, con un dialogo educativo il cui mandato risiede nel corpo docente e nel dirigente, ma anche nelle istituzioni, condurre a una deprivatizzazione e a una riflessione sui valori condivisibili. Attribuendo ai genitori non compiti di ‘spinta’ all’emergere dei propri figli ma compiti di RICONOSCITORI SOCIALI dei processi in atto.