04.11.2008
Lettera aperta al Ministro
di Franco Fondriest
Gentilissima ministra,
sono un dirigente scolastico (o meglio, un direttore didattico) di lungo
corso.
Proprio in questa ottica, ed in veste di cittadino responsabile, mi permetto
di fare alcune osservazioni alle sue recenti proposte di intervento sul
sistema scolastico.
Taglio dei posti
Partirò dall’ argomento più spinoso: il taglio dei posti. Lei propone di
ridurre le ore di lezione negli istituti (soprattutto professionali) dove
sono talmente tante da rasentare un “domicilio coatto” per gli studenti e
dove, in molti casi, sono virtuali, essendo ridotte a 50 minuti. Poiché il
dubbio è che l’ ampliamento dell’orario fosse più funzionale all’occupazione
di alcune categorie di docenti che all’ apprendimento, credo si tratti di
una operazione ragionevole. Quanto, poi, a razionalizzare il tempo
prolungato alle medie, verificando l’effettivo ampliamento dell’orario e
l’effettiva presenza degli alunni; mi pare un’onesta operazione di buon
governo delle risorse.
Moduli e docenti
Resta un nodo: togliere il terzo insegnante nei moduli della scuola
primaria. E qui occorre fare un po’ di storia; i “moduli” vennero inventati,
nel ’90, quando i bambini nati in Italia si stavano dimezzando di numero e
“occorreva” mantenere inalterato il numero dei docenti; la stessa legge,
inoltre, assegnò, con un ridicolo aumento di orario, mezzo insegnante in più
a tutte le classi a tempo normale, congelando i posti del tempo pieno;
insomma, si assegnarono insegnanti a classi che non li volevano e non ne
avevano bisogno, bloccando l’ espansione di un servizio, come il tempo
pieno, che era ed è particolarmente richiesto.
Il tempo pieno
Francamente, oggi non si capisce bene cosa lei voglia fare; vuole
togliere il doppio organico anche al tempo pieno, come molti sospettano? O,
come ha dichiarato, utilizzare buona parte dei posti (inutili) del modulo
per ampliare, anche del 50%, l’offerta di tempo pieno? Ci dica anche se è
vero che una parte dei risparmi sarà utilizzata per aumentare gli stipendi
(ora ridicoli, ma non per colpa sua) degli insegnanti. E dica con chiarezza
come stanno le cose, perché se fosse così, troverebbe consensi anche tra chi
non le è politicamente vicino, mentre se così non fosse, probabilmente non
sarebbe sostenuta nemmeno dai suoi elettori.
Diversa è la questione del maestro unico (nel tempo normale); credo che
posta così, sia una sciocchezza; con l’attuale (inesistente) sistema di
selezione dei docenti, si rischierebbe di avere classi “privilegiate” con un
insegnante bravo o magari solo sano o in condizione di non fare dei figli e
altre “condannate” per avere un insegnante meno preparato o di salute
cagionevole o particolarmente prolifico. E poi, il maestro tuttologo non
esiste più. Lei, comunque, ha colto un elemento di insoddisfazione: la
presenza di docenti nelle classi a modulo è eccessiva e rischia di portare
ad una frammentazione dell’attività didattica. Si fidi dell’autonomia delle
scuole e della professionalità dei dirigenti e docenti: affidi gli
insegnanti agli istituti e lasci che siano loro e decidere come utilizzarli.
Torna il grembiule
Quanto alla reintroduzione del grembiule, le scuole avevano già la
possibilità e di decidere questo (ed altro); purtroppo, però, non è il loro
primo problema. Abbiamo bisogno di insegnanti competenti, motivati e
stabili, ed è ora che finisca questo carosello di docenti che vanno e
vengono, di graduatorie sempre in ritardo, di giostre di supplenti, di
dirigenti ed impiegati assorbiti nella gestione del personale, anziché nella
gestione del servizio educativo.
Diritti e doveri
E’ ora che finisca questa stagione di “pseudo-diritti”, in cui i privilegi
di qualcuno diventano un carico per altri e ledono il diritto degli utenti.
E poi gli insegnanti vanno pagati di più, ma a loro occorre chiedere di più.
Esca, la prego, dal gioco del “chiedere di meno e dare di meno”; dica, ad
esempio, che gli insegnanti, quando sono finite le lezioni, devono restare
in servizio per aggiornarsi.
Saluti “francesi”
Signor Ministro, la saluto con una frase pronunciata da Chirac il 20
novembre 2003: “La scuola è patrimonio comune…Sappiamo oltrepassare le
scissioni di un tempo. Il dibattito sulla scuola è stato troppo a lungo
confiscato. Non è la prerogativa di nessun campo, di nessun partito, di
nessun clan…”.
Buon lavoro !