21.11.2006
Legge
finanziaria: questione di metodo
di Domenico Sugamiele
La legge Finanziaria approvata alla Camera obbliga a riflessioni che possono
prescindere anche dal contenuto stesso del provvedimento.
Sui contenuti del provvedimento vale la pena fare delle riflessioni
specifiche.
Un primo problema riguarda il metodo: si sono
approvate norme ordinamentali senza che il Parlamento, forze politiche di
maggioranza e di opposizione, abbia potuto esercitare le sue prerogative.
Gli unici emendamenti approvati sono governativi e approvati con foto di
fiducia. Inoltre le norme rimandano a provvedimenti regolamentari del
Ministro senza prevedere alcun passaggio nelle Commissioni parlamentari
(almeno) e nella Conferenza Stato-Regioni-Autonomie locali.
E allora, ci si chiede...
Dove sono finite tutte quelle "anime candide" che negli scorsi anni hanno
gridato al golpe per l’uso delle leggi delega ?
Quei tutori delle prerogative costituzionali che dimenticando magari che la
riforma del rapporto di lavoro, la riforma istituzionale e quella
dell’autonomia scolastica sono state il frutto di leggi delega, hanno
denunciato il pericolo del depauperamento del Parlamento e della fine della
"democrazia partecipativa" ?
Dove stanno quelli della "partecipazione democratica delle scuole", del
principio di "leale collaborazione" con la Conferenza Stato-Regioni, quelli
della Costituzione negata o calpestata ?
Forse bisognerebbe rivolgersi alla signora F. Sciarelli.
Dove stanno quei rappresentanti delle regioni (assessori e presidenti
regionali) dei ricorsi alla Corte Costituzionale ?
Il Presidente della regione Emilia-Romagna e allora vice presidente della
Conferenza Stato Regioni, il 3 febbraio 2002, da Porto Alegre (addirittura)
accusava il Governo di aver presentato in Parlamento un disegno di legge
delega affermando: "le Regioni sono state escluse dal confronto, a
differenza dei sindacati".
Si denunciava un vulnus per la sola presentazione di un d.d.l. che avrebbe
affrontato un iter parlamentare pluriennale.
Dove sta adesso?
E quale è l’idea del segretario generale della Cgil che, il 2 febbraio 2002,
denunciando la mancanza di dialogo (perché il sindacato è ormai una
istituzione , come le Regioni) affermava: ".. passerà per delega, che
vuol dire mano libera al governo (Governo era minuscolo nel testo
dell’intervista) su una cosa che non è di destra o di sinistra ma della
società nel suo insieme".
Dove sta oggi la "società nel suo insieme"?
Ricorreranno le Regioni contro l’esclusione dal
Sistema nazionale di valutazione, contro l’esproprio dell’educazione
degli adulti, etc.. ?
Oppure il pericolo democratico è passato? A prescindere, come diceva
il grande Totò.
E allora spero che si possa esprimere un dubbio: era un uso politico, di
parte, delle istituzioni?
Dove stanno quelli per cui la riduzione di 32.500
posti in tre anni avrebbe rappresentato il disastro della scuola ?
Lo stesso segretario generale di cui sopra sempre il 3 febbraio 2002
dichiarava : "La riduzione di 36 mila posti d'insegnanti nel
triennio, previsto dalla Finanziaria, è solo un anticipo (con questa
certezza il nostro ha arrotondato a 36 mila, nota mia). Si continua a
considerare il personale della scuola una spesa da ridurre anziché una
risorsa da valorizzare. Ora la nostra protesta contro i tagli sarà ancora
più dura". (sottolineato mio).
Sciopereranno ora per la riduzione di 50.000 posti ?
Un percentuale di riduzione che nessuna finanziaria aveva mai previsto.
La loro protesta sarà ancora più dura?
Faranno quelle "grandi" manifestazioni partecipate" (anche dai bambini della
materna e delle elementari) con quegli slogan ansiogeni: "macelleria
sociale", "sopraffazione sociale", "meno organici = meno servizi", "la
scuola non può essere ridotta ad un problema di contabilità".
Tuttavia possiamo stare tranquilli perché abbiamo
appreso che la clausola di salvaguardia (comma 280 lettera b), voluta con
forza dal Ministero dell’Economia contro la maggioranza e l’opposizione
parlamentare, che prevede comunque il taglio di 1.402 milioni di euro potrà
essere modificata. Ce lo assicura il segretario generale della Cisl che a
Tecnica della Scuola dichiara: "Le diverse misure previste dalla
finanziaria, per essere applicate, necessitano di un ulteriore passaggio
attraverso la decretazione ministeriale: in quella fase ci sarà tempo
e modo per intervenire e per scongiurare che la scuola subisca danni
ingiustificati" (sottolineato mio).
È sicuro ! In quella fase ci sarà tempo e modo per scongiurare. Se
malauguratamente non si riuscisse a modificare la norma del comma 280
lettera b) allora il bilancio del Ministero si azzererebbe. Infatti la somma
complessiva a disposizione del Ministero, con esclusione degli stipendi, è
di 1.558 milioni. Basterebbero meno di 600 milioni di mancato risparmio
per cancellare tutti i finanziamenti diretti alle scuole.
Ma stiamo tranquilli. Il sindacato riuscirà dove
non ha potuto lo stesso ministro Fioroni che si è battuto per apportare
modifiche consistenti sul tema finanziamenti e "tagli".
Tuttavia vorrei capire meglio quale è la funzione del
Parlamento. Se non ho capito male: il Parlamento non ha potuto apportare
modifiche al testo di legge mentre la concertazione Ministro-Sindacati
potrà modificare la legge ? Complimenti !
Il Governo è delle oligarchie e
della "burocrazia pubblica sindacale" e al Parlamento, al massimo o al
minimo (come si preferisce), si riserva il ruolo di pseudo-camera delle corporazioni ?
Possiamo, quindi, stare tranquilli. C’è chi ci difende dai Ministri
dell’Economia di turno e … dallo stesso Parlamento.