21.03.2011
Nuvole
devastatrici
di Stefano Stefanel
Ci sono in questo momento attorno alla scuola pubblica italiana (privata e statale) una serie di comportamenti che riguardano non tanto la contesa attorno ai vari modelli formativi o didattici o organizzativi in campo, quanto piuttosto a diverse e contrapposte ideologie partitiche, che non dovrebbero trovare posto attorno ai problemi dell’istruzione. Io penso che un’organizzazione vasta e complessa, come è la scuola pubblica, dovrebbe essere luogo di ragionamento, non di scontro. Però anche nello scontro ci dovrebbero essere un metodo e una cultura, perché altrimenti quello che si profila è solo un orizzonte di nuvole devastatrici, senza alcun “sereno che rompe là da ponente alla montagna”. L’idea poi che attraverso meccanismi di smantellamento (da parte del Miur, del Mef o del centrodestra) o di deleggitimazione (da parte dei sindacati, o del centrosinistra) si possano raggiungere risultati ottimali mi pare priva di fondamento alcuno. Come si può pensare che un corpo così gigantesco e così malandato come è quello scolastico possa sopportare ancora a lungo questa costante guerriglia su tutto?
Esiste ancora una logica professionale o tecnica o chi la invoca è solo destinato ad essere arruolato tra i collaborazionisti di uno dei due eserciti? Quello che poi urta è il costante richiamo alle appartenenze, quasi che uno non possa più ragionare con la sua teta e decidere in base a quello che ha davanti e non in base all’ideologia che gli sta dietro. Fornisco alcuni esempi ben noti dell’attuale situazione di degrado in riferimento alla scuola pubblica.
Invalsi. La valutazione esterna alle scuole trova un ostacolo in chi non vuole farsi valutare. E’ un comportamento normale di qualsiasi organizzazione conservatrice. Fin qui niente di male. Gianluca Gabrielli dei Cobas è l’attuale “subcomandante” del movimento “No-Invalsi”. Appurato che le prove sono obbligatorie, perché derivano da una riserva di legge, chi è contrario si appella alla non obbligatorietà per i docenti di somministrare e poi valutare e trasmettere i dati. La logica qui è ribaltata: gli alunni fanno le prove, ma il sistema scolastico viene invitato non a considerarle o ad analizzarle criticamente, ma semplicemente a respingerle come un’intromissione indebita. Gli insegnanti redigono costantemente prove di valutazione per i propri alunni e poi le correggono con metodologie proprie, ma non vogliono che qualcuno le controlli e veda se sono tutte giuste. L’Invalsi fa dei test pubblici, che poi possono essere anche analizzati dalle scuole. O usati. Io credo che se gli alunni fanno delle prove sia un dovere della scuola valutarle attentamente e tenerne conto. Questa idea per cui l’insegnante insegna, valuta, decide come e se essere valutato, decide se le prove Invalsi vanno bene o male, decida se tenerne conto o meno, sia perlomeno fuori dal tempo. Credo sia interessante conoscere le opinioni di tutti (compresa quella di Gabrielli) sul valore delle prove, non lanciare un ennesimo boicottaggio basato su mansionari rigidi di tempi andati. L’Invalsi ha commesso degli errori in passato e le sue prove non misurano pienamente quello che vogliono misurare. Ma so anche che non c’è nulla che nuoccia più ai nostri ragazzi della valutazione abborracciata e punitiva cui sono sottomessi da troppi docenti, spesso interessati solo al fatto che l’alunno si adegui al loro pensiero, alla loro didattica, ai loro gusti culturali.
Il nozionismo della prof. Mastrocola. Sta avendo un certo successo la crociata a favore del nozionismo e dell’apprendimento come adeguamento all’insegnamento del docente della prof. Paola Mastrocola. Pazienza, passerà anche questa stupidaggine. Solo che il nozionismo della Mastrocola è il colpevole primo della dispersione scolastica e della pochezza culturale dell’Italia di oggi. Se tutto il mondo ragiona per curricoli e competenze niente di male che un’insegnante torinese ragioni per conoscenze e insegnamenti e che sia orgogliosa della dispersione che produce col suo metodo. Più grave che il centrodestra che ha prodotto le Indicazioni per il curricolo di Bertagna non abbia niente da dire su questo nozionismo distruttivo che dipinge la scuola italiana come una cricca di sinistrorsi ignoranti. A chi fa bene questa denigrazione che viene poi da un liceo? L’atteggiamento della Mastrocolo è uguale a quello dei Cobas: in classe ognuno fa quello che vuole e nessuno può giudicarlo. Sia la Mastrocola che i Cobas poi pensano di avere la ricetta giusta e che tutti gli altri sbagliano. Non vedo il vantaggio di avere docenti “totalitari” portatori di verità contrapposte.
Tagli e Tar. Il Tar ha “bocciato” i tagli del Miur con le solite motivazioni poco comprensibili: ma questo rientra nella normale dialettica italiana, in cui il Tar decide sempre e su tutto. Basare una politica scolastica sul Tar mi sembra già deprimente, considerare le sospensive paralizzanti come una forma avanzata di democrazia mi sembra solo una cretineria. Credo, invece, che sarebbe molto interessante stabilire se i tagli sono giusti o meno, non se il Miur li può fare o no. Per cui non capisco come si possa scambiare una sentenza per una vittoria politica. Anche perché non ho sentito nessun esponente dell’opposizione (Udc, Fli, Api, Pd, Idv, Sel, ecc.) dire che una volta cacciato Berlusconi l’organico della scuola ritorna quello di prima. A mio modo di vedere il punto è questo: quale deve essere la pianta organica del Miur. Tremonti-Gelmini hanno tagliato 140.000 posti in tre anni? Bene, quando il centrosinistra torna al Governo ne rimette subito in organico altri 140.000. E’ così? O no? Perché le vittorie al Tar sono vittorie di Pirro se poi non c’è nessuno che le trasforma in azione politica. Mentre l’organico della scuola è spesa pubblica: su questo bisognerebbe discutere, non su meccanismi normativi scritti male.
Il Ministro e le scuole sporche. Chi lavora nella scuola sa che o ci sono le cooperative o ci sono i collaboratori scolastici: tertium non datur. Ovviamente il Ministro non lo sa. Ci saranno certamente in Italia delle scuole sporche, ma quelle che ho visto io sono pulite. Molte un po’ troppo vecchiotte, ma pulite. Quello che mi sfugge è dove stia l’interesse di dare una notizia falsa e di non chiarire che la spesa per gli ata e quella per le cooperative non sono cumulative, ma alternative. Questo modo di comunicare non aiuta nessuno, ma scambia la piccola vittoria personale del Ministro che alla televisione “rassicura” i suoi elettori ostili alla scuola statale, con la grande sconfitta di continuare a dare informazioni scorrette. Il problema non sono i soldi, ma i mansionari: è corretto che al giorno d’oggi il mansionario ata rimanga fossilizzato su mansioni molto inferiori ai bisogni delle scuole? Questa domanda richiede due soggetti (Sindacati e Aran) disposti a ricontrattare, non proclami televisivi. Noi siamo un sistema di istruzione orgoglioso di avere del personale (ata) che nessun altro sistema ha: allora perché denigrarlo? Se lo teniamo dobbiamo valorizzarlo, sennò dobbiamo avere il coraggio di cancellarlo e sostituirlo con un’organizzazione per la gestione della segreteria, delle pulizie, della sorveglianza..
Il Miur soccombente. Il Miur sembra essere sempre soccombente su tutti gli argomenti (tagli, religione, sostegno, graduatorie a pettine, ecc.). Anche in questo caso non comprendo il trionfalismo sindacale o di sinistra e non capisco la superficialità del Governo. Se i funzionari del Miur scrivessero meglio le norme e usassero un linguaggio chiaro e preciso ci sarebbero norme non attaccabili e facilmente applicabili, invece di un contenzioso continuo. Dove sta la vittoria nel far cadere provvedimenti attraverso cavilli? Perché vengono difesi funzionari che scrivono male norme importanti? E che vantaggio ha l’Italia ad avere ministro che decidono qualcosa e poi non trovano un funzionario in grado di trasformare in normativa chiara, comprensibile e non attaccabile quella decisione? Non capisco che vittoria ci sia a certificare che al Ministero producono documenti capaci solo di aumentare il contenzioso. Io penso sia necessario un Miur competente ed efficiente: quello il problema, il Tar è una conseguenza.
L’ultima sui 150 anni dell’unità d’Italia. Come si da la Festa Nazionale del 17 marzo ha determinato la diminuzione di un giorno di festività soppresse per il 2011. I sindacati non ci stanno e via con un nuovo contenzioso. Ci sono categorie di lavoratori che si tirano dietro trenta/quaranta giorni di ferie non godute e non mi pare un argomento utile cavillare su un giorno di ferie in più o in meno per chi lavora a scuola. Non le sente nessuno le dicerie sul lavoro a scuola, sulle ferie dilatate, ecc? Se si vuole creare ulteriore caos ecco un altro contenzioso da attivare per un giorno di ferie che i docenti non sapranno dove mettere e gli ata aggiungeranno ai molti che già fanno anche quando gli altri sono costretti a lavorare. Ma perché non lasciamo quella bella festa nel ricordo così com’è: festività soppressa o meno è stata una bella Italia.
Ma davvero sindacati e politici pensano che così si vada da qualche parte?