08.09.2012
Nel pubblicare questo ulteriore contributo di Stefano
Stefanel non posso fare altro che dire che condivido pressoché tutto.
Ma c'è un punto che più di altri mi piace mettere in evidenza ed è il
giudizio complessivo sul ddl 953. Bravo Stefanel che finalmente ha il
coraggio di dire con chiarezza quello che molti (anche nel centro sinistra e
nei sindacati) pensano ma non osano dire per motivi di opportunismo
elettorale: non se ne può più di chi - richiamandosi a una improbabile
"alternativa di sinistra" - ritiene che il male stia tutto da una parte e
che il bene stia solo "a sinistra" e nei movimenti. Ma come si possono
considerare progressisti coloro che di fatto stanno difendendo gli attuali
organi collegiali della scuola che - come sa anche il mio gatto - sono ormai
morti, defunti, inutili e ridicoli ? Ma di quale democrazia e partecipazione
sono portatori i consigli di istituto delle scuole superiori dove
ormai vota si e no il 5% dei genitori ? Io non so se il ddl 953 servirà a
risolvere tutti i limiti dell'attuale sistema di autogoverno delle scuola.
Ma di una cosa sono certo: il ddl 953 non propone un modello perfetto ma non
potrà far morire proprio nulla perché non si può far morire qualcosa che è
già morto. (Reginaldo Palermo)
Opporsi al
cambiamento
di Stefano Stefanel
“Solo il bambino bagnato è favorevole al cambiamento”: sappiamo tutti molto bene che nella scuola questa massima vale più che altrove ed è patrimonio di tutto il personale, dai dirigenti ai collaboratori scolastici, forse anche a molti studenti, certo a quasi tutte le famiglie. Come si possono trasformare risultati negativi sia in termini di esiti (Ocse-Pisa, Invalsi, ecc.), sia in termini di occupabilità (disoccupazione giovanile, debolissimo passaggio tra titoli scolastici e occupazioni equivalenti), sia in termini di lotta alla dispersione senza cambiare è un bel mistero cui dovremo dedicare attenzione nei prossimi mesi. Uno dei metodi utilizzati in questi ultimi tempi per combattere il cambiamento è disegnare attorno a qualsiasi proposta, anche minimamente innovativa, scenari futuri catastrofici, in modo che non sia possibile ad un certo punto neppure introdurre qualche correttivo.
CONCORSI
Le catastrofiche esperienze delle ultime tornate concorsuali (concorso per dirigenti tecnici al palo da tre-quattro anni, concorso per dirigenti inficiato da errori, trascuratezza delle commissioni, procedure dubbie, ecc.; tfa con domande strampalate e soluzioni errate) invece di portare l’opinione pubblica e gli interessati a chiedere concorsi snelli, su base locale con maggiori possibilità di controllo e a scadenza rigorosamente annuale su tutti i posti in organico di diritto, stanno orientando verso la richiesta di una stabilizzazione di massa di tutti gli idonei (precari). Se poi i Tar aumenteranno questi idonei a dismisura, meglio: per anni e anni si potranno stabilizzare i vari precari nel modo più amato dagli italiani e cioè attraverso graduatorie che premino rigorosamente l’anzianità di servizio.
Il Ministro Profumo esterna troppo e produce poco: su questo penso ormai pochi abbiano dei dubbi in proposito. Il ministro Gelmini esternava in maniera spesso imbarazzante, ma oggettivamente ha prodotto molto. La Riforma della scuola secondaria di secondo grado che sta andando a regime non pare determinare grandi sconquassi, ma semmai un leggero cambio di atteggiamento nelle scuole (ad esempio nei Licei si affaccia il dubbio che biennio e triennio dovrebbero stare collegati e non scollegati, negli Istituti professionali si sta cominciando a capire che le qualifiche sono questione formativa e non scolastica). In tutti i casi sia contro Profumo, sia contro la Gelmini ogni loro idea viene respinta perché cambia nel modo sbagliato, quasi che si potesse sapere se un modo è giusto se prima non lo si è sperimentato. Se il TFA è sbagliato sarà giusto il concorso, si potrebbe pensare, magari modificato nella sua forma: invece non va bene neppure il concorso, perché l’unica cosa che va bene è assumere in base all’anzianità.
ORGANI COLLEGIALI
Condivido il chiaro intervento di Antonio Valentino Autogoverno delle scuole e rappresentanza. Indietro tutta? apparso su www.scuolaoggi.org, su www.edscuola.it e su www.pavonerisorse.it perché argomenta senza ideologismo su una questione molto tecnica e molto poco ideologica, connessa alla riorganizzazione di organi collegiali collassati nella loro forma attuale a causa delle giravolte della società e della storia. Io credo che gli approcci come quello di Valentino aiutino a capire il problema e a situarlo nella sua corretta luce, entrando nel merito dei problemi che una simile innovazione lascia aperti e di quelli nuovi che è destinata ad aprire. Credo che quando dovrà essere attuata la legge sulla riforma degli organi collegiali (chiamata con una scelta poco astuta “Aprea”) troverà molte resistenze, ma potrebbe anche diventare un momento di reale creatività organizzativa delle scuole.
Se però leggo quanto scrive il Coordinamento delle scuole secondarie di Roma sul sito www.retescuole.net vengo preso da un certo sconforto: Riporto il “tazebao” nella sua interezza :
CONTRO LA LEGGE 953 ( APREA) CHE DECRETA IL TAGLIO DEFINITIVO DELLA DEMOCRAZIA SCOLASTICA. |
DOCENTE, LA TUA VITA PEGGIORERA’ PERCHE’:
GENITORE, LA TUA VITA PEGGIORERA’ PERCHE’:
STUDENTE, LA TUA VITA PEGGIORERA’ PERCHE':
|
Valentino nel citato articolo mi contesta il passaggio in cui
“propongo” di abolire i Dirigenti e tornare ai Presidi e ai Direttori
didattici. Io non facevo questa proposta, ma lanciavo una provocazione,
anche perché c’è una certa insofferenza in chi fa il mestiere di dirigente
scolastico nell’essere considerato un ostacolo alla democrazia. Con gli
estensori del volantino e con chi lo appoggia non ci sono sfumature: il bene
sta tutto da una parte e ad essere messa in discussione è la Costituzione,
che dice quello che la parte interessata vuole farle dire e non quello che
sancisce la Corte costituzionale. Il DDL “Aprea” mi pare un cambiamento da
poco, sempre meglio di quello che c’è adesso, però. Ma come si può dialogare
con chi lo ritiene “il taglio definitivo della democrazia scolastica”
?
Io non voglio tagliare nessuna democrazia, ma non ritengo più possibile chiamare progressisti o riformatori coloro che vogliono bloccare tutto (concorsi e cambiamenti, anche modesti).
DIDATTICA PER COMPETENZE
La “Didattica per competenze” sta diventando una sorta di tormentone: se ne parla molto fuori dalla scuola, se ne fa poca a scuola. Io credo rientri tutto in quello che ho detto poco sopra: a scuola non ci sono bambini bagnati e dunque nessuno vuole cambiare. Se però vedo una società caotica e sfrontata dominata da social network, innovazioni, asiatici e comunicatori e penso che stiamo attrezzando i nostri ragazzi con classi concorso e orari rigidi allora un pochino di sconforto mi prende. Per applicare a scuola una reale didattica per competenze bisogna assolutamente eliminare le classi concorso e raccogliere gli insegnamenti specialistici in aree. Bisogna anche liberare il tempo scuola dalla sua rigidità oraria sia in termini quantitativi (troppa scuola), sia in termini qualitativi (troppe ore rigidamente assegnate e poca progettualità). Progetto ambizioso, soprattutto se si lavora in bella solitudine.