18.04.2009
Ecco il risultato dei tagli "lineari" nella scuola primaria
di Reginaldo Palermo
Questa è la sintesi di ciò che è
accaduto nelle scuole primarie del Canavese con l’assegnazione degli
organici per il 2009/2010.
In questa tabella sono contenuti i dati essenziali
|
2009/2010 |
DIFFERENZA |
AZEGLIO |
54 |
-4 |
CALUSO |
58 |
-1 |
CASTELLAMONTE |
59 |
-2 |
CUORGNE' |
55 |
-3 |
FAVRIA |
46 |
-4 |
FORNO |
29 |
-3 |
IVREA 1 |
59 |
-2 |
IVREA 3 |
74 |
0 |
PAVONE |
72 |
+2 |
PONT CANAVESE |
32 |
-3 |
RIVAROLO |
66 |
-1 |
SAN GIORGIO |
53 |
-4 |
SETTIMO VITTONE |
21 |
-1 |
STRAMBINO |
46 |
-4 |
VISTRORIO |
28 |
-2 |
|
752 |
-32 |
Come si vede il saldo è
complessivamente negativo (e non poteva che essere così, visto che in tutta
la provincia di Torino si sono dovuti tagliare più di 200 posti per poter
rispettare i parametri del decreto ministeriale sugli organici).
Per capire meglio la situazione in cui si troveranno le scuole di queste 15
istituzioni scolastiche è necessario descrivere brevemente la situazione,
soprattutto per chi non conosce la realtà di quest’area della provincia
torinese.
Le 15 istituzioni scolastiche afferiscono a due tipologie diverse: vi sono
realtà cittadine o immediatamente periferiche (Ivrea, Castellamonte,
Rivarolo , Caluso, Pavone) in cui il tempo pieno è pressoché generalizzato e
circoli didattici con una maggiore “frantumazione” dove la piccola
dimensione dei plessi ha spesso impedito in questi anni il consolidarsi di
organici di tempo pieno.
Ma, in queste stesse realtà, molto spesso con organici ridotti (per esempio
8 insegnanti su plessi di 5 classi o 5 insegnanti con 3 pluriclassi) si è
riusciti (grazie alla fatica e all’impegno dei docenti) a garantire comunque
un tempo scuola di 40 ore settimanali. In altri termini, anche in queste
realtà le scuole funzionano di fatto a tempo pieno.
A conti fatti possiamo dire che in Canavese 3 classi su 4 funzionano secondo
il modello del TP classico, le restanti funzionano a 36/40 ore settimanali
senza che vi sia il raddoppio dell’organico.
Come si vede dalla tabella nelle realtà dove il TP “classico” è consolidato
da anni non vi sono stati “tagli” sensibili e dunque, pur con qualche
aggiustamento non sempre “indolore”, il servizio continuerà a funzionare
come prima.
Ma in altri circoli didattici la situazione cambia completamente: perdere 4
posti su 50 in realtà con molti plessi significherà, quasi certamente, non
riuscire più a garantire il funzionamento a “tempo pieno” di tutte le
classi.
In queste situazioni docenti e dirigenti scolatici risultano quindi “cornuti
e mazziati”: dopo essere riusciti a garantire per anni un tempo scuola di 40
ore settimanali pur con organici ridotti, adesso si troveranno nella
condizione di non poter più offrire lo stesso servizio.
Questo è - mi pare - il risultato di
una visione ragionieristica dei tagli.
In tutta Italia, per tutte le classi già funzionanti a modulo l’organico è
stato calcolato a 30 ore/docente (fino ad ora era calcolato sulla base di 3
docenti per due classi e cioè a 33 ore per classe).
Peccato che in alcune realtà con 3 docenti per classe si sia riusciti a
garantire 40 ore settimanali di tempo scuola e in altre realtà si sia
rimasti fermi a 30 (quando non addirittura a 28) ore settimanali, senza
neppure un rientro pomeridiano.
D’altronde il meccanismo era descritto perfettamente nel Piano programmatico
e poi nel Regolamento sul I ciclo: in pochi se ne erano accorti, la maggior
parte degli addetti ai lavori ha impiegato il tempo a discettare di
improbabili maestri unici, di modelli di iscrizione alternativi ed altre
amenità del genere.
Ma nessuno si è assunto la responsabilità di formulare qualche proposta
concreta per fare in modo che i tagli previsti dalla legge 133 fossero
almeno fatti secondo un criterio logico.
In assenza di proposte i due Ministeri (Miur e MEF) hanno fatto quello che
era inevitabile facessero: tagli lineari (3 ore in meno per tutte le classi
non a tempo pieno).
I risultati adesso sono sotto gli occhi di tutti
Ma piangersi addosso non serve a nulla. Forse bisogna iniziare a pensare che
- almeno per il 2010/2011 - i tagli vengano fatti in modo diverso.
Dopo le proteste, sarebbe ora di iniziare a formulare qualche proposta
credibile.