Direzione didattica di Pavone Canavese

NUOVO CORSO: materiali e documenti della politica scolastica del dopo-Moratti


24.06.2007

Visioni dal ponte:
il cacciavite e la finanziaria
di Stefano Stefanel

L’anno ponte è terminato, ma molti temi sono ancora al punto di partenza. Una cosa va però riconosciuta al Ministro Fioroni: il clima nelle scuole è cambiato, dalla polemica continua si è passati alla rassegnazione generalizzata. Nelle scuole tutto quello che arriva dal Ministero non è più considerato come un attentato alla libertà e alla democrazia e questo è sicuramente un segno positivo. La scuola è molto poco governabile, ma farlo da destra si è dimostrato pressoché impossibile. La convivenza tra la Riforma Moratti e la scuola dei Programmi ha funzionato egregiamente e il cacciavite e la finanziaria si sono rivelati strumenti molto apprezzati dal mondo della scuola, che manifesta sempre più nostalgia per gli adempimenti e molto poco attaccamento al concetto di autonomia. Il clima è buono ed ha permesso di assorbire un pasticcio orribile com’è quello delle supplenze senza alcuna sommossa, che indubbiamente meritava di esserci.

Noi dirigenti scolastici sembriamo piuttosto patetici quando imbracciamo l’argomento dell’autonomia scolastica sperando di convincere qualcuno. I docenti, gli ata, i genitori e anche molti colleghi preferiscono sentire i sindacati su tutto ("non si sa mai") e comunque una buona circolare dell’ufficio scolastico provinciale tranquillizza più di qualsiasi sottile analisi giurisprudenziale del dirigente scolastico.
L’esame conclusivo del primo ciclo si è tramutato in una terribile farsa, con schede di certificazione delle competenze avulse dal contesto, con scritti richiesti su tracce talmente convenzionali da essere avvilenti e con colloqui che hanno umiliato la buona volontà degli studenti, che sono arrivati all’esame con belle cartelline, power point frutto di ore di lavoro casalingo, desiderio di raccontare quello che sapevano e che sono stati interrogati con un’imbarazzante sequenza di domande su conoscenze posticce. Una delle forze propulsive dell’anno ponte è stata quella di modificare con provvedimenti bizzarri una situazione legislativa insopportabile. Tutto questo ha fatto sì che le pratiche più obsolete della scuola ridiventassero la sua massima virtù. Sarebbe interessante conoscere cosa hanno fatto le scuole che hanno costruito un esame certificativo di competenze e non valutativo di conoscenze, ma dubito ce ne siano in giro.

Le Indicazioni nazionali del Ministro Fioroni sono in gestazione, ma non pubblica. L’idea berlingueriana di trasformare le scuole autonome in fucina di ricerca e innovazione ha ceduto il posto alla certezza che solo l’avanguardia consapevole della cultura italiana di sinistra può dire la sua nel delineare gli scenari entro cui trasmettere il sapere.
Così si moltiplicano i documenti ufficiosi, ma nulla si sa su quello che sta avanzando. E’ un po’ come la questione della Riforma Moratti applicata al secondo ciclo: il decreto è sospeso, ma il Ministero va avanti nel cementare l’esistente. Non è chiaro in che modo la delega governativa riformerà il decreto, ma si sente un certo bisogno di sapere come diventeranno questi Istituti secondari superiori. Anche perché il Governo ha iniziato a contestare l’Ocse (sulla spesa per le pensioni) e di questo passo presto l’Italia potrebbe uscire dal sistema dell’Ocse-Pisa e così non avere più imbarazzanti risultati con cui confrontarsi. La continuità con un sistema scolastico deficitario si può anche realizzare semplicemente negando le modalità di raccolta dei dati di coloro che ci danno per perdenti. Ipotizzo questo perché il cacciavite e la finanziaria hanno introdotto importanti mutamenti su cui non si è organizzato un confronto completo e pubblico, ma solo sporadiche prese di posizione.

Ho seguito il dibattito sulle competenze e l’insegnamento della religione cattolica: credo che Cinzia MionMaurizio Tiriticco e Pasquale DAvolio abbiano in mente un’idea di scuola che poggia sulle capacità innovative e valutative della classe insegnante italiana, mentre io penso che proprio i temi dell’innovazione e della valutazione siano il "buco nero" della nostra scuola. Non capisco poi l’ostilità verso l’insegnamento della religione cattolica: se si accetta la logica della personalizzazione e dell’opzionalità quella è un’opzione come le altre e trattarla diversamente significa renderla più importante, più delicata. Così non è: si tratta di un’ora che gli studenti frequentano per quieto vivere sociale, che si avvale di personale immesso in ruolo in spregio ad ogni legge ed ogni logica, ma che rientra in una visione complessiva della scelta familiare nell’ambito scolastico. Dunque un qualcosa da accettare, perché non ha alcun senso stampare ancora carta solo per far vedere che la "religione" non è dei nostri. Meglio spendere le battaglie altrove e levare alle Curie la potestà sulla nomina dei docenti: se l’insegnamento della religione cattolica è una materia come le altre e la sua opzionalità vale le altre opzionalità e allora è il caso di trattare quell’insegnamento alla stregua degli altri opzionali, magari smettendo di fargli la guerra, ma levandogli anche i privilegi in termini di orario, di organizzazione didattica, di nomina del personale.

La triangolazione tra innalzamento dell’obbligo scolastico/nuove indicazioni nazionali/certificazione delle competenze mostra spazi ampi per l’innovazione e la ricerca. Quello che stupisce è che si sia arrivati alla fine del ponte senza aver fatto nulla di concreto. Il Ministro Fioroni ha messo la scuola italiana sotto tutela e la sta trattando come un organismo minorato a cui inviare direttive, lettere, circolari, note, ma con cui non avviare un reale e concreto dialogo. L’impressione è che se non ci fosse quel "salva l’autonomia scolastica" nella Costituzione alla fine dell’anno ponte ci sarebbe stata la fine dell’autonomia, con un sospiro di sollievo della scuola e il boato di gioia per lo scampato pericolo dei sindacati.