05.04.2009
Viva i Tecnici, abbasso i Licei
di Pasquale D'Avolio
E’ noto che da alcuni anni le iscrizioni ai Tecnici sono in costante diminuzione a differenza dei Licei, in aumento, e delle professionali, sostanzialmente stazionarie. Sulle cause di tale fenomeno si è discusso a lungo. Colpa della Riforma Moratti, (mai attuata fra l’altro), e della paura della “licealizzazione” che ne sarebbe derivata, come dice qualcuno? Ma il calo è cominciato già a metà degli anni 90, dai tempi di Berlinguer e forse già prima e, a quanto è dato sapere sta continuando nonostante la L. 40/2007 che ha eliminato il “rischio”. Colpa della cultura italiana impregnata di “umanesimo letterario” e poco attenta al valore della scienza e della tecnica? L’idealismo è stato e in parte ancora impera dai tempi di Croce e Gentile, eppure nel dopoguerra abbiamo avuto la grande stagione del pensiero anglosassone e della cultura marxista, molto attenti alla “cultura tecnologico” (i famosi politecnici in URSS da una parte e il pragmatismo americano dall’altra).
E se andassimo a ricercare le cause la di fuori della Scuola, come è stato fatto giustamente nel corso della manifestazione per presentare i nuovi Tecnici al CNEL alcune settimane fa?. Colpa della crisi della grande industria italiana, si è detto, che, a differenza degli anni 60/80, ha subito un arretramento nello sviluppo del proprio ruolo propulsivo nell’economia italiana? Oppure gli Istituti tecnici, come è stato autorevolmente ancora affermato, non hanno saputo adeguare la loro offerta formativa alle mutate condizioni del lavoro nella piccola-media impresa, che costituisce l’ossatura portante del tessuto economico italiano?
Intanto è partita da alcuni mesi una vera e propria
campagna per ridare ai Tecnici l’”antico splendore”.
Giusta la “valorizzazione” dei Tecnici, mi sento di affermare, purché questo
avvenga all’interno di una rivisitazione di tutta la Scuola secondaria
superiore, e quindi anche (stavo per dire “a partire”) dai Licei. Altrimenti
il rischio di ritornare alla “due culture”, come ha giustamente sottolineato
Tiriticco nei suoi molteplici interventi, è reale. Cito le sue parole nel
saggio “Persona, tecnologia e professionalità” di alcuni mesi fa “.. Con
le concrete scelte
di riordino adottate dalla Commissione, (sembra) si corra il rischio di
confermare, e di riprodurre - forse al di
là delle intenzioni di cui al citato documento - i tre percorsi di
sempre, quello classico-umanistico,
quello tecnico, con tutta l'enfasi che nel documento
lo connota, e quello professionale.
Viene da pensare: non è anche un percorso tecnico quello in cui si
apprende a tradurre dal greco all'italiano o a disquisire sul secondo canto
dei Paradiso o dell'Io fichtiano? …..
Il fatto che si intenda rilanciare
l'istruzione tecnica - specialmente dopo il
panlicealismo della Moratti e dopo gli
esiti dell'indagine Pisa - indubbiamente è più che corretto. Ma non
emerge anche un "caso" relativo all'istruzione umanistico-letteraria? Si
pensa forse che questo canale di studi
sia immune dall'usura? Che sia l'unico perfetto ed irriformabile?
L'unico percorso di studi "serio" e "severo" che non occorre
riordinare?”
Tra gli anni 80 e 90 nei Tecnici si ebbe la stagione delle sperimentazioni, per lo più “assistite”, vale a dire promosse dalla Direzione Tecnica e soprattutto Professionale (il “mitico” Direttore Martinez) del Ministero e accettata favorevolmente dalle Scuole. Parlo dei vari Progetti nazionali: Mercurio, Ambra, Sirio e su tutti il “Brocca” che si diffuse a macchia d’olio in pochi anni, coinvolgendo sia i Licei che i Tecnici e persino le Professionali (vedi Progetto “Michelangelo” per gli Istituti d’arte). Fu una stagione per certi versi interessante e vivace. Molti Istituti Tecnici facevano a gara a “licealizzarsi” almeno nel nome e nei curricoli, per acquisire un po’ …. di nobiltà: nacquero così i Licei economici, i Licei tecnologici che furono poi riassorbiti dalla L. 53. Le Magistrali furono soppresse nel 1997 e diventarono tutte Licei (psicopedagogici, linguistici, Sociali ecc.), mentre i Licei tradizionali erano in caduta libera quanto a iscrizioni, soprattutto il Classico. Eppure anche qui si sviluppò un ampio movimento di sperimentazioni, per lo più autonome (vedi la Rivista “Sensate esperienze” negli anni 70/80) e che confluirono per la maggior parte nel “Brocca”. Licei e Tecnici lavorarono fianco a fianco, con apporti positivi da entrambe le parti per la costruzione di “curricoli” unitari specie nel Biennio.in vista dell’auspicata Riforma delle superiori preannunciata 30 anni prima a Frascati. Poi venne il “gelo” a partire dal 94: se le sperimentazioni continuarono, direi “si trascinarono”, anche se è importante ricordare alla fine degli anni 90 il cosiddetto Biennio dell’autonomia e il progetto 2000. Intanto partiva la proposta Berlinguer che doveva approdare alla L. 30/2000 (mai partita) e che “aboliva” Tecnici e Licei riconducendoli tutti a “Istituti”
Chi ricorda l’affermazione provocatoria di Berlinguer, che arrivò ad accusare il Liceo Classico di aver “corrotto” gli italiani? (ma le intenzioni erano altre, come è noto).
L’aumento delle iscrizioni ai Licei ripartì all’inizio
del nuovo secolo e qui si innescò la vera e propria battaglia sulla Riforma
Moratti, con lo scontro tra il Ministro e il suo massimo consigliere
Bertagna con la Confindustria e i Sindacati, uniti nell’opposizione alla L.
53 e schierati a difesa della istruzione tecnica e professionale a rischio,
oltre che di licealizzazione, anche di regionalizzazione.
Infine ecco la L. 40/2007 del Ministro Fioroni e il rilancio della
“identità” degli Istituti tecnici per la salvaguardia e lo sviluppo della
cultura scientifica e tecnologica. Fu insediata allora la Commissione De
Toni, che produsse quel voluminoso dossier che sta alla base del nuovo
Progetto di riforma fatto proprio dal neo Ministro Gelmini.
Nel frattempo tuttavia sempre ad opera del Ministro Fioroni furono emanate
le Linee guida per l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, linee
guida sul cui destino non è chiaro dove vadano a concretizzarsi, nonostante
l’avvio della sperimentazione iniziata già nell’anno passato e di cui si
attendono i risultati (ma dubito li avremo!)
Linee guida per l’innalzamento dell’obbligo, Riforma dei Tecnici sulla base
delle proposte della Commissione De Toni, Riforma dei Licei che, a parte la
riduzione delle ore, ricalcano quella elaborata dalla Moratti con il D. Lgl.
226 con una sostanziosa novità, costituita dai Licei artistici e musicali
(ma cosa ne sarà degli Istituti d’arte?): un bel groviglio dal quale non si
capisce come se ne uscirà.
Intanto una cosa è chiara. Dopo decenni di discussione e
di dibattiti sulla riforma delle superiori, dibattito iniziato già negli
anni 60, il risultato è la sconfessione di quello che è sempre stato un
principio accettato universalmente e cioè che occorreva superare la
dicotomia (anzi la tricotomia) tra Licei, Tecnici e professionali,
superando l’impianto gentiliano che di quella dicotomia era l’espressione
culturale e filosofica di fondo. Dalle famose 10 Tesi di Frascati (1970!)
alle numerose proposte di riforma degli anni 70 e 80 (alcune approvate da un
ramo del Parlamento) fino al Brocca, si riteneva che andasse superato il
divario fra una Scuola di tipo teorico a carattere non terminale (i Licei) e
una scuola professionalizzante con un diploma spendibile immediatamente nel
mercato del lavoro. Il Brocca aveva inventato l’espressione innovativa di
una scuola superiore pre-professionalizzante con un’area comune e degli
indirizzi (ben 17) comprendente sia i Licei che gli Istituti tecnici. La L.
30/200 di Berlinguer si atteneva ancora a questo principio, sopprimendo solo
il nome Liceo con Istituto e rinviando il problema delle professionali
Con la L. 53, come è noto, si prevedeva un unico sistema con due canali, ma
l’impianto era unitario tanto è vero che fu elaborato un PECUP unico per
l’istruzione superiore. Certo rimanevano molte incertezze e ambiguità specie
per il settore liceale, la cui impostazione culturale con il Documento di
Fiuggi del 2004, non si discostava dal vecchio Liceo gentiliano e questo
nonostante tutti gli sforzi di Bertagna di rassicurare circa l’unitarietà
del percorso superiore.
A questo punto sono partite le bordate veementi verso la “canalizzazione
precoce”, una dicotomia di classe (da parte della sinistra, soprattutto
sindacale) e l’accusa di licealizzazione spinta che avrebbe snaturato
l’identità degli istituti tecnici (specie da parte della Confindustria) o il
declassamento degli stessi istituti nel passaggio alle Regioni. Sappiamo
come andò a finire e la L. 40, come si è detto, ha risolto (?) il problema,
nel senso che ha ripristinato la dicotomia, anzi la “tricotomia” (che
sembrava stesse per essere superata e che non ha nulla a che fare con il
“taglio dei capelli, come l’etimologia potrebbe far pensare)
Intanto aver mantenuto in piedi l’istruzione professionale statale accanto
all’istruzione tecnica statale nonostante il Titolo V è un vero e proprio
non senso, specie dopo la stagione delle sperimentazioni del Progetto 2000;
ma non tanto e non solo per il vulnus giuridico, su cui dovrà avrebbe dovuto
pronunciarsi la Corte costituzionale (ma la Lombardia, come si sa ha
rinunciato al ricorso avendo ottenuto dalla Gelmini quanto richiedeva) ,
quanto per il fatto che a questo punto diventa estremamente impegnativo
trovare una giustificazione sul piano culturale e pedagogico-didattico della
distinzione, per non parlare della difficoltà a far convivere le due Scuole
. Infatti nel frattempo lo Schema di piano programmatico applicativo
dell’art. 64 del DL 112/2008 preannuncia che gli indirizzi che resteranno in
capo all’istruzione professionale saranno solo quelli che non hanno un
corrispettivo nel settore tecnico!! Aspettiamo il Regolamento delle
Professionali e il dimensionamento della rete scolastica e ne vedremo delle
belle.
Sul piano più propriamente culturale e didattico, come si sa, la Commissione
De Toni ha cercato di trovare una giustificazione alla separazione e c’è
riuscita con una acrobazia intellettuale (high tech e ……) ma come dice
giustamente Valentino “La
separazione dei due percorsi, tecnico e professionale, secondo variabili
riconducibili alla tecnologia/metodologia per l'istruzione tecnica e
settore/filiera per l'istruzione professionale,appare alquanto fumosa e
astratta” (Scuolaoggi) il quale aggiunge nello stesso articolo che in questo
modo l’Istruzione
Tecnica e Professionale viene “scorporata” dal Sistema dei Licei
caratterizzandosi in funzione “di un rapido inserimento dello studente
diplomato nel mondo del lavoro”, oltre che dell’accesso all’università e
all’istruzione tecnica superiore.
Ma se i Tecnici dovranno garantire un rapido inserimento dello studente
diplomato nel mondo del lavoro, torniamo alla vecchia separazione tra una
scuola propedeutica all’Università (i Licei) e una scuola
professionalizzante, con una terminalità forte
Che la L. 40/2007 e i suoi sviluppi stia alla base del ritorno a
prima di Frascati è la stessa CGIL ad affermarlo nel suo comunicato di
qualche mese fa a proposito dei Nuovi Tecnici
Così i licei si allontanano dai
tecnici e questi dai professionali. I
professionali
surrogheranno la istruzione-formazione professionale regionale che nel
Centro-Sud non decolla. In futuro avremo non due ma quattro percorsi
distanti e indipendenti: licei, tecnici, professionali (al Sud), formazione
professionale (al Nord).
Ora il compito affidato alla Commissione De Toni
non poteva che condurre a questo esito, ma le conseguenze vanno oltre i
Tecnici.
Come scrive la Rivista telematica “Libed” dei DIESSE (area cattolica) e
sostenitrice a suo tempo della Riforma, con la L.
40 “si è deciso
di procedere ancora una volta per canne d’organo rigorosamente separate,
piuttosto che per una prospettiva sistematica.
Due mondi assolutamente
diversi e separati,
distanti anche nel tempo e nella storia”.
L’impressione è
che si voglia riaprire la
vexata quaestio
delle due culture: classica e tecnica, separandole con un fossato.
Ai licei si restituisce l’immagine gentiliana di percorso rigido, impostato
e gestito centralisticamente, orientato esclusivamente all’università;
all’universo tecnico la disposizione a dialogare con il territorio.
E conclude la Rivista “Gli istituti tecnici hanno tutto da guadagnare; i
licei sicuramente no”
E I LICEI?
Infatti questa “valorizzazione “ e che questa difesa ad
oltranza della specificità dei Tecnici finisce con il mettere in un
cantuccio il problema della riforma dei Licei. Non solo, ma la supposta
salvaguardia dei Tecnici dalla “licealizzazione” dà ragione a quanti
intendono confinare la licealità in un angusto spazio culturale, passatista,
dove in effetti voleva metterlo la Commissione istituita da Moratti e dove è
tornata anche con Fioroni e il centrosinistra.
CGIL. Basta guarare ad esempio solo al Liceo delle Scienze Umane. Questo
liceo, come dice la stessa CGIL “invece che un moderno liceo europeo delle
scienze sociali, è una riedizione del vecchio istituto magistrale”
E’ sintomatico infine quanto affermato da De Toni durante la presentazione
del Progetto sui tecnici al CNEL il 3 marzo di quest’anno. Per distanziare e
differenziare finire ancora di più i due percorsi De Toni è ricorso a una
definizione molto pericolosa, almeno per chi scrive: i Tecnici sono la
scuola dell’innovazione!!! E qui si è fermato. Ma è evidente che i Licei a
questo punto sono la Scuola della “tradizione o meglio ancora della
conservazione”! vale la pena sottolineare che non solo De Toni ma la
maggioranza dei “valorizzatori” dei Tecnici …siano degli ex liceali!
E tra i Licei quale è il simbolo per eccellenza della conservazione? Non
certo lo Scientifico, che a quanto pare sta riorganizzando la propria
controffensiva nell’ambito di quella che viene definita la “valorizzazione
del sapere scientifico” con il gruppo di lavoro creato nell’ambito del la
Commissione Berlinguer, il quale Berlinguer è anche Presidente della
Commissione per la valorizzazione della musica.
Sembra proprio che si voglia affossare definitivamente il Liceo classico
confinandolo nello studio esclusivo delle humanae litterae, decretandone la
fine ingloriosa, che , a detta anche di “classicisti” è quello che si
merita. Anche se gli iscritti aumentano!!!
Concludo richiamando quanto da me scritto qualche anno fa sempre a proposto
della Riforma della secondaria: per favore PARLIAMO (anche) DEI LICEI!