Direzione didattica di Pavone Canavese

Quale scuola per quale riforma
di Girio Marabini

 

L’organizzazione della scuola

Anzitutto la scuola non può essere organizzata tout court come una azienda. So che è ridurre semplicisticamente le posizioni dei fautori della qualità totale ma è bene ribadirlo per evitare fraintendimenti e possibili vie non compatibili con l'impostazione di una scuola di base attenta alla persona.

Il sistema educativo che si presenta anche con l'introduzione dell'autonomia mantiene le caratteristiche di una struttura di partecipazione democratica in cui la prevalenza delle decisioni appunto avvengono in maniera collegiale.

La struttura è già definita dalla normativa con le variazioni relative agli organi collegiali ancora in discussione in parlamento.

Sembra che il dirigente scolastico avrà più poteri (lo prevede per esempio il regolamento sulla gestione amministrativo contabile delle istituzioni scolastiche che sta per essere emanato) ma questo non vuol dire che potrà prendere delle decisioni se non nell'ambito di scelte condivise e collegiali.

Ho già detto in altro intervento sulle pagine di Pavonerisorse "a proposito della qualità", che occorre diffidare della pretesa di introdurre nella scuola criteri di qualità totale che finirebbero per appesantire l'organizzazione mentre occorre semplificare la complessità ; occorre ad esempio considerare l'aspetto amministrativo come autonomia di supporto all'attività progettuale della scuola per liberare le necessarie energie volte all'organizzazione del tempo, degli spazi, della didattica.

E' indispensabile dotarsi di una struttura leggera che possa garantire l'evolversi ordinato del piano dell'offerta formativa .

E per il POF occorre recuperare quanto di buono offre il passato.

Negli anni sessanta vi fu una vera e propria battaglia per realizzare quella che veniva definita "la scuola integrata".

Era la proposta culturale di unificazione a livello orizzontale "di scuola e vita, tra educazione organizzata e tempo libero" (…) La scuola integrata si poneva come "centro sociale e culturale di animazione e irradiazione(…) e di educazione permanente (Giacomo CIVES, Scuola integrata e servizio scolastico, La Nuova Italia ,1967)

Oggi abbiamo gli strumenti per realizzare quel tipo di scuola ; la scuola dell'autonomia come allora si pone in prevalenza al centro "come incontro, tra l'esperienza, lo sviluppo della società nei suoi ritmi più vasti e l'esperienza della scuola, tra la vita di gioco, di socializzazione, di sperimentazione, di maturazione, relazione del ragazzo e del giovane fuori della scuola e la vita di società (Cives, opera citata pag.141)

Costruire oggi una "scuola integrata" per rispondere alle esigenze della qualità in pedagogia necessita di competenze e attrezzature adeguate tali che il servizio non può non configurarsi come essenzialmente pubblico e statale anche se aperto all'apporto costruttivo di tutta la comunità.

Tuttavia la scuola integrata non può essere imbrigliata nelle maglie di indicatori di qualità o di standards perché essa concilia l'esigenza di competenze e di specializzazione degli educatori, della programmazione educativa con la giusta ed educatrice spinta verso l'inventività e l'azione spontanea che chiaramente non possono o si adattano male ad essere misurate con criteri quantitativi..

La scuola integrata poi accetta e riconosce l'importanza delle tecnologie educative che vede nel loro significato di efficienza didattica avvertendo tuttavia che esse rappresentano un incontro critico indispensabile con la realtà del nostro tempo e le inserisce in un più largo contesto educativo di libertà , socializzazione e personalizzazione.

L'autonomia della scuola andrà vista dunque anche come autonomia funzionale pedagogica che consiste in un saggio equilibrio tra rigore scientifico, visione generale e impegno civile.

La scuola è vita di comunità non separata da quella sociale: "(…) la scuola deve essere una vita di comunità in tutto quello che implica questo concetto (…)la comprensione del significato dei simboli linguistici (…) implica un contesto di lavoro e di giuoco in associazione con altri (…) La difesa dell'educazione, per mezzo di attività continue e costruttive, posa sul fatto che esse favoriscono la formazione di una atmosfera sociale."( J.Dewey, in "Democrazia e educazione")

La scuola non può essere separata dalla vita e lo è quando rimane un semplice luogo dove si imparano le lezioni.

E' indispensabile costruire una comunità sociale nella quale poter fare una esperienza attuale condivisa.

I laboratori, le aule, la palestra, i luoghi della scuola devono essere ambienti capaci di promuovere relazioni, comunicazione e cooperazione.

Non c'è vera educazione senza democrazia, né democrazia senza educazione.

Dobbiamo comprendere che "(…) un apprendimento che sviluppa l'intelligenza ed il carattere non risulta là dove solo il libro di testo e l'insegnante hanno la parola, ma …ogni individuo diviene educato quando ha la possibilità di dare un contributo derivato dalla sua propria esperienza , quantunque scarsa e tenue possa essere in un dato momento, e infine che il sapere è il prodotto di esperienze e di idee" (J.Dewej, opera citata)

Senza un processo educativo democratico è difficile che l'alunno possa raggiungere un pieno possesso di sé, né recare un contributo al progresso sociale.

Inoltre occorre tener presente che un ambiente educativo organizzato secondo i principi della democrazia opera sicuramente contro il razzismo, le posizioni di parte, la guerra, l'emarginazione per realizzare in qualche modo una società nella quale lo sviluppo di ogni individuo giovi allo sviluppo degli altri.

Ancora. Ci soccorre il pensiero di un grande pedagogista cristiano J. Maritain:" la vita sociale tende ad emancipare l'uomo dalla schiavitù della natura materiale (…) Ne risulta che l'educazione dell'uomo deve tener conto del gruppo sociale e preparare il fanciullo ad avervi la sua parte. Formare l'uomo a condurre una vita normale, utile ed operante nella comunità, in altri termini guidare lo sviluppo della persona umana nella sfera sociale svegliando ed affermando il senso della sua libertà come quello dei suoi obblighi e delle sue responsabilità , è uno scopo essenziale dell'educazione. (J. Maritain in "L'educazione al bivio" Brescia , La Scuola, 1955, pag.27-28).

La scuola va quindi organizzata come comunità sociale interagente in cui uno dei punti di forza è il lavoro.

Il lavoro del preside o del direttore didattico, degli insegnanti, del personale , il lavoro dell'Educazione e dell'insegnamento deve tendere ad unificare e non a disperdere. Ed essi devono porsi come "presenze significative" .

E così anche il lavoro degli alunni si valorizza e viene agevolato.

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