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Direzione didattica di
Pavone Canavese |
24.03.2004
La riforma tolemaica:
facciamo attenzione ai PSP
di Angelo Vita
Un pò di chiarezza penso non
guasti. Porsi in maniera problematica come ha fatto DAvolio e lo stesso Marabini su
questo sito - aiuta a capire qual è la posta in gioco nella scuola di base. Credo
anchio che il problema reale non sia il tempo/scuola. Mi trovo perfettamente
daccordo con DAvolio. La quantità non sempre coincide con la qualità
formativa. Se verifichiamo le aree in cui il tempo scuola è stato storicamente più lungo
ci accorgiamo quali sono le ragioni apedagogiche di quella richiesta.
Se il problema non è, dunque, la durata diventa deleterio continuare a contestare la
Moratti sui tagli orari, tanto più che lautonomia scolastica ha introdotto elementi
di flessibilità che permettono alla scuola di offrire attività articolate rispettose
delle richieste territoriali. E si capisce poco la scelta di portare la scuola allo
sciopero specie se si considerano le figuracce fatte da insigni personaggi in
Tv in rappresentanza del malcontento scolastico e contro la riforma.
Il vero problema che tuttora viene sottaciuto, ma che rappresenta, a mio modo di vedere
una vera e propria rivoluzione tolemaica è data dalla concezione educazionale che sta
interessando i piani di studio della scuola in ogni suo livello. Lintroduzione del
portfolio, dei percorsi personalizzati (non individualizzati), lintervento
pesante ed ingombrante delle famiglie che chiedono ed indicano ai docenti di
tenere conto delle loro esigenze e aspettative; lintroduzione delle diverse
educazioni che fanno da sfondo alle discipline classiche, fanno propendere la Riforma
Moratti in direzione di un modello scolastico dicotomico rispetto a quello disegnato dai
Programmi del 1985 o degli stessi Programmi del 1979 e di conseguenze della Riforma
Berlinguer/De Mauro.
Il fatto vero è che ad una concezione esistenzialista culturale attenta a
sponsorizzare la crescita istruttivo/relazionale degli alunni è stata
sostituita una concezione essenzialista educazionale attenta invece a selezionare ed
orientare gli alunni o verso i licei o i professionali nel rispetto del loro status di
competenze o di attitudini acquisite e/o possedute. Sta proprio qui lo snodo che dovrebbe
portarci a riflettere sul futuro della scuola. Su questo piano il confronto si deve aprire
ai docenti chiamati a dire la loro. Liberarsi dai tecnicismi orari per concentrarsi sulla
filosofia che sta riguardando la scuola del nuovo millennio diventa un imperativo che non
può lasciarci indifferenti o dividersi come dice Marabini tra popolo di
destra (promoratti) e popolo di sinistra (antimoratti). Personalmente mi
annovero oggi più che mai tra il "popolo della scuola".