20.01.2015
La storia insegna, ma non ha scolari (A. Gramsci)
Diritti
civili universali vs diritti di appartenenza
Quale patto di convivenza tra gli italiani?
di
Enrico Bottero
La triste vicenda
dell’assassinio di giornalisti, ebrei e poliziotti a Parigi nei giorni
scorsi interroga tutti in questi giorni su cosa significhi convivenza civile
in una democrazia e in uno Stato di diritto. E’ per questo che subito dopo
l’evento ho sentito il bisogno di scrivere un articolo con riferimento ai
compiti che in futuro ci attendono in campo educativo. Se alcuni giovani
cresciuti in uno Stato democratico e di diritto possono giungere a tale
disprezzo della vita umana ci si deve interrogare su quale tipo di
convivenza si sta costruendo. La Francia per prima dovrà interrogarsi e
lavorare per rendere sempre più reale la convivenza.
Qualunque cosa si intenda fare, qui in Italia o in Francia, resta un punto fermo: la questione non investe solo la scuola, come da più parti in Italia si sta cominciando a dire per scaricarsi delle responsabilità. Penso in modo particolare ai media, che in nome dell’ audience, non hanno lesinato articoli o ospitato interventi in video di soggetti che incitano alla guerra di civiltà e alla demonizzazione dell’altro in quanto tale. Penso anche a parte della classe politica che, quando è priva della minima cultura su ciò che significa Stato di diritto e libertà fondamentali, non può che incidere negativamente sull’opinione pubblica. In forza del loro potere di influenza le loro responsabilità sono le più grandi. Tutti gli altri, in modo diverso, hanno una responsabilità formativa delle nuove generazioni in vista dei principi fondamentali di una democratica e civile convivenza. Ma quale tipo di convivenza vogliamo costruire? Quali sono i fondamenti di valori comuni tra soggetti diversi e che tali sotto molti aspetti devono continuare a restare?
Partiamo dalle
responsabilità delle istituzioni. Alcuni giorni fa l’Assessore
all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan ha inviato ha inviato una
comunicazione alle scuole Ecco uno stralcio del testo:
“Dobbiamo parlare [di questi eventi] soprattutto nelle nostre scuole,
condannando senza se e senza ma, senza alibi ideologici o assoluzioni
autoconsolatorie quanto accaduto ed una cultura che predica l'odio verso la
nostra di cultura, la nostra mentalità, il nostro stile di vita fino ad
arrivare all'estremo gesto terroristico. Il pericolo c'è, è evidente, si è
manifestato in tutta la sua crudezza a Parigi […] Se non si può dire che non
tutti gli islamici sono terroristi, è evidente che tutti i terroristi sono
islamici e che molta violenza viene giustificata in nome di una appartenenza
religiosa e culturale ben precisa. […] Certamente il primo cambio di rotta è
una ferma condanna senza alcun distinguo tra italiani, francesi o islamici
se questi ultimi vogliono veramente essere considerati diversi dai
terroristi che agiscono gridando ‘Allah è grande’”.
Negli stessi giorni il Ministro dell’Istruzione francese Najat Vallaud
Belkacem ha inviato una circolare alle scuole della Repubblica a seguito del
grave attentato di Parigi. Ecco uno stralcio del testo:
“La scuola della Repubblica trasmette agli allievi la comune cultura
fondata sulla tolleranza e il rispetto; ogni allievo vi impara a rifiutare
intolleranza odio razzismo e violenza quale che ne sia la forma. La scuola
educa alla libertà di coscienza, d’espressione, di scelta del significato
che ognuno dà alla sua vita, l’apertura agli altri e la reciproca
tolleranza. La scuola educa all’Uguaglianza e alla Fraternità insegnando
agli alunni che tutti sono uguali. Gli permette di farne l’esperienza
accogliendoli tutti senza alcuna discriminazione. Nel momento in cui il
nostro Paese manifesta la sua unità nazionale di fronte a una tale prova, la
scuola si deve fare ancora di più portatrice dei valori repubblicani”.
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