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SCUOLA OGGI: Documenti e interventi sulla  politica scolastica della XVII legislatura


29.04.2013

Il documento dei "saggi": un lavoro non solo inutile ma pericoloso
di Aluisi Tosolini

 

Molto è già stato detto e scritto a riguardo del documento dei Saggi riferito al tema del sistema formativo (non direi educativo, visto che i saggi non adoperano mai questo termine, se non una volta ed in un passaggio formale) in Italia.

Per non ripetere cose già dette mi soffermo su pochi aspetti:

a)      la scuola è vista solo come funzionale al sistema produttivo, e non come fondamento del sistema democratico. Si parla di competenze di base, performances, riduzione di costi, legame con il mondo del lavoro ma MAI di competenze di cittadinanza e democrazia (la parola cittadino ricorre due volte e solo nelle ultime righe e fa riferimento all’impegno che ogni cittadino deve mettere nei confronti dei Big Data. In sostanza l’art. 3 della costituzione pare essere stato rimosso.

b)      contro la dispersione: il documento dedica un ampio paragrafo alla lotta alla dispersione scolastica ma anche in questo caso l’ottica è puramente produttivista. Non ha a che fare con uguaglianza, libertà, partecipazione ma solo con il fatto che “se non invertita, questa tendenza farà sì che, nella migliore delle ipotesi, la futura forza lavoro non avrà le competenze minime richieste da processi produttivi in rapida evoluzione; nella peggiore, genererà emarginazione e rischi per la sicurezza in numerose aree, specialmente nelle grandi citta”̀.  Insomma la scuola anche come assicurazione sulla tranquillità e sull’ordine pubblico.

c)      la morte della cultura. La parola cultura ricorre solo due volte nel testo, e mai con riferimento all’idea centrale di cultura come elaborazione comune di valori, stili, modi di essere …. La scuola non pare avere a che fare con la cultura e la sua costruzione (trasmissione, rielaborazione, co-costruzione, creatività, capacità di rispondere alle nuove sfide) ma solo con la preparazione all’entrata nel mondo del lavoro e della produzione.

d)      l’illusione dell’ascensore sociale. Il documento scrive che “la mobilità sociale si è drasticamente ridotta, al punto che le generazioni nate negli anni ’80 hanno molte meno opportunità di evolvere nella scala sociale rispetto alle generazioni precedenti”. Ma non dice - e come potrebbe? - che gli stessi studi di Banca Italia hanno messo nero su bianco che circa il 50% della ricchezza nazionale è in mano al 10% della popolazione. O che se sei figlio di operaio non solo non farai il dentista o il notaio perché forse hai meno libri in casa ma anche - soprattutto? - perché non sei figlio di notai o dentisti. Della serie: non è che la mobilità sociale in Italia è bloccata dal mancato raggiungimento di elevati standard formativi ma lo è soprattutto perché anche chi raggiunge standard elevati viene poi escluso da quanti si riempiono la bocca con il concetto di merito ma poi evitano accuratamente di applicarlo ai propri figli. Insomma: siamo nel medioevo delle corporazioni. Il medioevo finì con una rivoluzione. Sarà così anche per il sistema bloccato Italia?

e)      Le scuole aperte al pomeriggio. Ottima idea, apparsa più volte in campagna elettorale e non solo. Una domanda: da dove le risorse?

f)       E gli studenti? Nulla, ovviamente, sulla soggettività degli studenti (sono citati solo due volte e sempre come soggetti a rischio !!).  Nulla sul loro ruolo cruciale nella co-costruzione di una società plurale e multiculturale (la parola multiculturale non è mai citata, per non dire di interculturale) capace di favorire la crescita di cittadinanze globali (neppure la parola globale, globalizzazione o simili è mai usata nel testo dei saggi).

g)      E i docenti? Assenti. Mai viene usata la parola docente o insegnante. Si parla due volte di educazione alla salute come forma per diminuire le spese sanitarie (a conferma della impostazione complessiva del ragionamento sulla scuola vista solo come funzionale alla dimensione economica).

Mi fermo qui per carità di patria. Con tutta evidenza il documento è stato scritto come veloce compitino di matrice economicista (nel senso peggiore che si può dare a questo termine, così come fa Luciano Gallino in Finanzcapitalismo, o Fabrizio Pezzani in Competizione collaborativa, o Richard Sennet con il suo Uomo artigiano) che non tiene in alcun conto né gli studenti né gli insegnati né il contesto plurale della società contemporanea e la necessità di co-costruire nuova cultura e di negoziare nuova cittadinanza.

Non solo un lavoro inutile: un lavoro pessimo e pericoloso.

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