02.06.2014
L'evoluzione dell'insegnante di sostegno?
di
Claudio Berretta
La pubblicazione del libro del
prof. Ianes: “L'evoluzione dell'insegnante di sostegno”, Erickson,
2014, ha riavviato il dibattito già aperto su questo tema dal volume di
Associazione Treelle, Caritas Italiana, Fondazione Giovanni Agnelli, Gli
alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte,
Erickson, Trento, 2011.
In attesa della pubblicazione in cartaceo di articoli (a cominciare dalla
rivista Handicap & Scuola del Comitato per l'Integrazione Scolastica
di Torino) nei quali commento dettagliatamente le proposte in esso contenute
vorrei anticipare alcune osservazioni.
Il libro propone il passaggio dell'80% degli attuali insegnanti di sostegno
agli organici ordinari per compresenze curricolari, mentre il restante 20%
diventerebbe un consulente territoriale senza più presenza in classe come
titolare. Questo allo scopo di migliorare l'attuale situazione che presenta
diversi elementi di criticità, tra cui il fatto che alcuni insegnanti di
sostegno portano spesso fuori dalla classe gli allievi con disabilità e non
si attuano strategie strutturalmente inclusive per tutti gli allievi.
Ringrazio intanto il prof. Ianes per il suo impegno a favore dell'integrazione degli allievi con disabilità e per lo sviluppo di una scuola sempre più inclusiva, ma la lettura del libro non ha, a mio parere, chiarito i dubbi emersi di fronte a questa proposta. Vorrei quindi contribuire alla riflessione dalla mia posizione di insegnante di sostegno che da 22 anni vive nel quotidiano della classe le difficoltà e la bellezza di questo mestiere.
Le mie obiezioni sono le seguenti.
1. Allievi portati fuori dalla classe. Già attualmente se un insegnante di sostegno esce dalla classe senza motivi didattici ed educativi ben precisi, specificati nel PEI e condivisi da tutti i firmatari viola la legge e dimostra di non essere consapevole del suo ruolo di insegnante contitolare della classe (Legge 104/92 art. 13 comma 6), quindi tradisce gli obiettivi della sua funzione, che consiste nel favorire l'integrazione e non nel creare emarginazione,
2. Insegnante di sostegno utilizzati per le supplenze. Se l'insegnante di sostegno è specializzato si presuppone che la sua presenza, sia “qualificata” e sicuramente già ora non deve assolutamente essere utilizzato come tappabuchi per sostituire colleghi assenti. Questa possibilità diventerebbe peraltro ancor più frequente, visto che l'insegnante specializzato non sarebbe più legato all'allievo con disabilità, ma farebbe parte di un organico funzionale alle esigenze della scuola.
3. L'utilizzo di strategie e metodologie inclusive come l'apprendimento cooperativo già ora può realizzarsi con una buona collaborazione tra insegnante curricolare e insegnante di sostegno, dipende dalla loro formazione, così come potrebbe realizzarsi o meno con due insegnanti curricolari in compresenza.
4. Insegnanti di sostegno appiccicati agli allievi. Un insegnante specializzato e ben formato già ora sa quando è il caso di mettere la sedia vicino al banco dell'allievo con disabilità e quando invece è meglio agire in un'ottica sistemica sulla classe, per favorire l'integrazione, organizzando gruppi di lavoro cooperativo, girando tra i banchi, formando gruppi di recupero temporanei su temi specifici. Non c'è bisogno di farlo diventare un insegnante curricolare affinché capisca di essere un insegnante di sostegno alla classe.
5. Situazione degli allievi con gravissime disabilità. Un insegnante specializzato e motivato, assegnato all'allievo con disabilità grave o gravissima, attualmente può fare molto e non capisco cosa possa fare di più in qualità di insegnante curricolare.
6. La capacità progettuale tra due insegnanti curricolari in compresenza non è affatto scontato che si sviluppi. Potrebbe invece molto più probabilmente succedere, come già attualmente vedo nel caso di collaborazioni volontarie, che la classe venga divisa in due gruppi di livello permanenti, che poco hanno di inclusivo e di cooperativo e molto assomigliano invece alle classi differenziate di lontana memoria.
7. Distribuzione omogenea degli allievi con disabilità tra le varie scuole Non vedo come possa essere connessa la distribuzione omogenea degli allievi con disabilità tra le varie scuole alla trasformazione degli insegnanti di sostegno in insegnanti curricolari; penso dipenda molto di più da una diffusione maggiore, tra dirigenti scolastici e insegnanti, della cultura dell'integrazione e della consapevolezza dell'inderogabilità della relativa normativa.
8. Funzioni dello specialista consulente. Le funzioni che vengono identificate come caratteristiche dello specialista consulente sono sostanzialmente le componenti del ruolo che dovrebbe avere l'insegnante di sostegno attuale, meglio quindi avere queste competenze presenti in classe con insegnanti di sostegno specializzati e ben formati.
9. Il supporto per l'applicazione di metodologie innovative e la consulenza in situazioni di particolare difficoltà si sviluppano comunque meglio se realizzati da parte di consulenti/insegnanti in una dimensione di aiuto tra pari. Consulenti che non svolgono più il lavoro in merito al quale dovrebbero fornire la consulenza verrebbero probabilmente considerati meno credibili. Un'esperienza di consulenza tra pari, realizzata dai servizi per le necessità educative speciali dell'Ufficio scolastico Provinciale di Torino, tra il 2002 e il 2012, ha dato interessanti risultati.
10. Compresenze curricolari. Soprattutto nella scuola secondaria, se l'insegnante specializzato fa compresenze curricolari esclusivamente insieme a colleghi della propria stessa materia potrebbe intervenire anche solo due ore settimanali per classe, determinando una poco auspicabile frammentazione, con evidenti risultati negativi a causa della disorganicità degli interventi e rendendo impossibile instaurare quella relazione tra insegnante di sostegno e allievo che in molti casi, soprattutto quando si tratta di disturbi relazionali o dello sviluppo, è determinante per il processo di socializzazione, così come per quello di apprendimento.
11. Eliminazione delle compresenze. A breve/medio termine sussiste il fondato timore che, in un contesto di continui tagli alla spesa pubblica, si verifichi l'eliminazione di queste compresenze, come è già avvenuto negli ultimi anni per tutte le altre compresenze, arrivando così sostanzialmente all'eliminazione, di fatto, del sostegno agli alunni con disabilità.
PROPOSTE ALTERNATIVE DI EVOLUZIONE
Mantenere
costantemente attivi i corsi di specializzazione
Per
evitare la presenza di molti insegnanti non specializzati sui posti di
sostegno: attivare con regolarità la formazione di insegnanti di sostegno
specializzati, evitando che succeda - come tra il 2009 e il 2013 per la
scuola secondaria - che per diversi anni consecutivi non si realizzino corsi
di specializzazione.
Attivare le
cattedre miste
Per
evitare la continua rotazione sulle cattedre di sostegno: invece dei cinque
anni di obbligo di permanenza sul posto di sostegno, pensare ad una
permanenza per dieci anni, in cui nel secondo quinquennio si può svolgere
metà del proprio orario di servizio come insegnante curricolare sulla
propria materia di insegnamento.
Questa soluzione indurrebbe probabilmente molti insegnanti a non abbandonare
il ruolo di insegnante specializzato e permetterebbe agli insegnanti di
sostegno di essere più integrati nel gruppo dei docenti. Potrebbe poi essere
un arricchimento per tutti gli insegnanti e per tutti gli allievi, favorendo
anche il diffondersi di pratiche di didattica inclusiva ed una maggiore
attenzione agli allievi con difficoltà.
Formazione
permanente sull'integrazione e la didattica inclusiva rivolta a tutti gli
insegnanti
Per
evitare che gli interventi per l'integrazione siano interamente delegati
all'insegnante di sostegno, magari anche con illegittime richieste di uscire
dalla classe, sarebbe necessaria una maggiore diffusione della cultura
dell'integrazione, attraverso la formazione continua, anche con interventi
formativi rivolti all'intero collegio docenti.
Responsabilizzazione dei dirigenti in merito all'effettiva realizzazione
della normativa sull'integrazione
Per
evitare quelle deprecabili e illegittime situazioni di scuole che utilizzano
costantemente gli insegnanti di sostegno come supplenti o di altre che
respingono, con metodi più o meno espliciti, le iscrizioni di allievi con
disabilità o con altri bisogni educativi speciali, i dirigenti dovrebbero
essere maggiormente coinvolti, prevedendo per le scuole verifiche relative
al livello di accoglienza e di efficacia delle pratiche rivolte
all'integrazione e alla didattica inclusiva.
Consulenza tra
pari
Per
aiutare le scuole in difficoltà: estensione a livello nazionale delle
esperienze di consulenza (sull'esempio torinese) fornita da insegnanti in
servizio con comprovata formazione ed esperienza e con formazione specifica
sulle modalità di gestione delle consulenze.
(*) Claudio Berretta è insegnante di sostegno, formatore, docente di laboratorio e tutor Corso di Specializzazione per le attività di Sostegno Università degli Studi di Torino