29.04.2013
Ma l'istruzione è un fine, non
un mezzo
di Irene Facchi
Ho letto il documento dei "10 saggi" e vorrei condividere con i lettori del sito alcune mie considerazioni
Mi disturba molto che si parli dell’istruzione alla stregua di un mezzo (che sia in ordine all’aumento della produttività o che sia in ordine alla riduzione dei costi del sistema sanitario), come se il miglioramento del sistema di istruzione non fosse di per sé un obiettivo, un fine degno di un paese civile. Sarà solo “ nostalgia kantiana”, ma considerare il miglioramento del sistema di istruzione come un fine, piuttosto che come un mezzo, mi sembra ribalti radicalmente la prospettiva.
D’altro canto il fatto che non si citino mai le parole “insegnante/docente”, ma nemmeno “alunno/discente” e solo una volta la parola “apprendimento”, rende l’idea di come l’immagine di scuola che questo documento ci consegna appaia un po’ vuota, come un palco sul quale mancano gli attori principali.
Mi piace che si sia sottolineata la necessità di contrastare l’abbandono scolastico e che si sia definito il prolungamento del tempo scuola come il miglior strumento per raggiungere l’obiettivo, anche se al suggerimento dell’insegnamento individualizzato, preferisco il riferimento (poche righe sopra) alle attività di gruppo e alla sperimentazione di metodologie didattiche innovative per favorire l’integrazione.
Condivido l’allarme relativo all’aumento dell’incidenza di comportamenti rischiosi per la salute ed apprezzo la sottolineatura del ruolo della scuola nella promozione di comportamenti e stili di vita sani (soprattutto il richiamo all’attività fisica), ma molto, in tal senso, si fa già nelle scuole… il problema è piuttosto ciò che accade al di fuori e oltre l’esperienza scolastica.