31.03.2014
Non più
“Ministero delle emergenze”, ma “scuola di qualità per tutti”
Idee e progetti del
Ministro Stefania Giannini
di
Giuseppe Adernò
Il Ministro Stefania
Giannini ha incontrato la Commissione Cultura del Senato, della quale ha
fatto parte ed ha presentato le linee programmatiche del suo
Dicastero.
Il doveroso riferimento alla centralità della
scuola che il nuovo Governo ha manifestato sin dai
primi interventi operativi dell’agenda
politica Le ha consentito un maggiore slancio per elencare le proposte
innovative e di miglioramento elaborate e progettate.
In una precedente intervista aveva osservato che “la scuola italiana non ha
bisogno di una riforma epocale, ma di una svolta epocale” e pare che ci
siano tutte le premesse; occorrono soltanto le risorse ed i sostegni
adeguati per mettere a frutto le molteplici potenzialità.
Ed ecco alcune proposte operative che coinvolgono la scuola primaria nella
quale si propone un potenziamento dello studio della lingua inglese,
non come disciplina, bensì avvio al processo di comprensione e di
comunicazione nella dimensione europea, come pure un potenziamento
dell’educazione motoria che trova poca applicazione per mancanza di
spazi, di attrezzature e di personale specializzato.
L’Europa rappresenta il contesto geopolitico di riferimento primario per l'Italia ed il Ministro nel descrivere i quattro principi ispiratori della propria azione di Governo: la semplificazione, la programmazione, la valutazione e l'internazionalizzazione, riferendosi al settore scuola intende ridurre all’essenziale l'ipertrofia normativa, che da sempre l’ha caratterizzata. e Palazzo della Minerva, al viale Trastevere, invece di essere “Ministero delle emergenze" a causa di una criticità cronica e di un logorio costante nel dettaglio burocratico e amministrativo, vuole diventare “ministero per un servizio della qualità” per l’istruzione e la formazione dei cittadini italiani e di quanti, anche straniero, frequentano la scuola italiana.
Mentre la scuola accusa il dramma del precariato, “problema rilevante sotto il profilo quantitativo e drammatico”, l’università presenta il semaforo rosso della carenza d’iscrizioni di risorse che mortificano e limitano di fatto il progredire della ricerca.
Dalla constatazione che il personale della scuola è costituito da “dipendenti pubblici demotivati e sindacalizzati”, scaturisce un nuovo e reale impegno a “lavorare in modo che la scuola torni a formare le coscienze dei cittadini adulti di domani, che i dirigenti scolastici siano sostenuti nel loro compito direttivo e di supporto agli insegnanti, e che questi si sentano spalleggiati nel loro ruolo di formazione diretta degli alunni”.
Gli interventi per l’edilizia scolastica, ha detto il Ministro, non sono frutto di una reazione meramente emotiva, ma di un problema strutturale reale, e il Governo sta predisponendo un Piano pluriennale che porterà a fare interventi in altre 10.000 scuole su tutto il territorio nazionale.
Il riassorbimento dei precari potrà avvenire sia attraverso il turnover del personale, ma ancor prima e meglio attraverso l’organico funzionale, tanto atteso e annunciato.
In passato sono stati effettuati corsi e progetti, sono stati spesi tanti soldi, senza ottenere alcun beneficio. La presenza di personale stabile in relazione alle esigenze della scuola è garanzia di successo e di efficacia didattica, valorizzando le professionalità dei singoli, senza barriere ed ostacoli di carattere sindacale.
Con la dotazione dell’organico funzionale viene altresì colmato il vuoto didattico delle supplenze a garanzia di un’efficace e costante azione formativa. L’idea del “supplente stabile” potrebbe diventare finalmente realtà.
La “promessa” del Ministro di riportare l’ammontare del Fondo d’Istituto alla dotazione del 2011 (pari a 1,5 miliardi di euro) fa ben sperare per una ripresa della progettualità dell’offerta formativa, oggi, di fatto, frenata e mortificata dalla decurtazione delle somme assegnate.
Il Ministro, anche per dare un reale regime di autonomia alla scuola, al fine di realizzare i suoi progetti e le sue scelte, reputa essenziale prevedere l’assegnazione di stanziamenti certi già all’inizio dell’anno scolastico in un budget unico, senza vincoli di spesa, se non quelli fissati dalla scuola e finalizzati al miglioramento dell’offerta formativa, anche con la possibilità di utilizzare contratti d’opera laddove essi siano utili.
Per rafforzare l'autonomia scolastica, ritiene, inoltre, importante trasferire il budget orario previsto per il personale e favorire l’utilizzo condiviso di risorse strumentali e umane tra reti di scuole, anche nell'ottica di garantire continuità alle supplenze, nonché la presenza d’insegnanti di sostegno specializzati, docenti per l’apprendimento nelle lingue straniere (CLIL) e tecnici di laboratorio.
La cultura di rete è una scommessa che la scuola di oggi dovrà vincere se vuole conseguire i traguardi di qualità. La cooperazione tra le scuole, l’interazione tra docenti ed anche tra il personale delle segreterie delle scuole, valorizzando le competenze, costituisce la carta vincente di sicuro successo; ma tutto ciò comporta una rinuncia all’autoreferenzialità che ciascun Istituto costruisce come barriera protettiva e spesso di chiusura e di solitudine.
La cultura si rete, inoltre s’inserisce nell’ottica di “scuola aperta” che il Ministro ritiene opportuno valorizzare sia come risposta alla dispersione scolastica e ad un’efficace integrazione, sia presenza di servizio nel territorio, centro di promozione, “luogo dell’integrazione e della creazione di una diffusa cultura del rispetto delle diversità” .
Le iniziative di educazione alimentare collegate all’EXPO 2014-2015 impegnano la scuola per il prossimo anno ad essere veramente “aperta” e capace di allargare gli orizzonti culturali e formativi alle diverse espressioni di linguaggio e di comunicazione.
La riflessione del Ministero sullo sviluppo della scuola oggi merita una particolare attenzione: “Come nel Novecento gli istituti tecnici hanno formato i tornitori e gli elettricisti che sono stati protagonisti del successo industriale italiano, così oggi gli stessi istituti dovrebbero a suo avviso insegnare ai nostri giovani a stampare in 3D, a tagliare al laser, ad usare Arduino e l’hardware open source, permettendo alla nostra manifattura di essere leader anche nel XXI secolo”.
Ecco i presupposti di una scuola nuova che utilizza la ricchezza del patrimonio culturale di ieri per rispondere ai bisogni di oggi, capace di rinnovare il vocabolario e valorizzare le competenze di ciascuno nella direzione della qualità che, sommando gli apporti positivi di ciascuno, produce una “qualità per tutti” e quindi una scuola nuova, efficiente e produttiva.