01.04.2014
Scuole
pubbliche, paritarie, sussidiarietà ? Parole in libertà!
di
Bruno Moretto
Dal momento dell’insediamento del
nuovo governo il presidente, il ministro dell’istruzione e i sottosegretari
sono intervenuti con frequenza sul tema scuola.
Fin dall’inizio il Ministro ha dimostrato di avere molto a cuore la scuola
paritaria privata, definita anche paritetica forse per antiche reminiscenze
filosofiche.
Si è poi esibita, “seduta fra i bimbi di una scuola dell’infanzia
parrocchiale” di Padova nell’intervista all’Unità dell’11 marzo in una serie
di perentorie affermazioni:
1) “la scuola paritaria è uno dei punti del sistema che funziona meglio
quindi bisogna rafforzarla”;
2)” la libertà di scelta educativa deve trovare anche in Italia uno spazio
politico e culturale concreto, occorre darle visibilità politica.”,
richiamando allo scopo fantomatiche indicazioni europee.
Il sottosegretario Toccafondi ha continuato sul tema affermando che
“Il sistema scolastico
italiano è un sistema qualificato, che poggia su due gambe: una è
rappresentata dalla scuola pubblica statale (con circa 8 milioni di alunni),
l’altra è rappresentata dalla scuola pubblica non statale, o paritaria”.
Nelle dichiarazioni programmatiche dello scorso 27 marzo al Senato il
Ministro va ancora oltre affermando che “ Solo l’applicazione del principio
di sussidiarietà al mondo della scuola consentirà di trasformare
l’enunciazione di un pur nobile principio teorico in quella cultura e quella
prassi del pluralismo educativo e formativo che una società avanzata ormai
richiede, applicando pienamente la legge di parità (Berlinguer 2001) che
riconosce le paritarie all’interno del sistema pubblico integrato
dell’istruzione. “
Il tutto è avvenuto nel
momento in cui il Governo confermava anche per il 2014 lo stanziamento di
483 milioni a favore delle scuole paritarie private.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che sia in atto una offensiva ideologica
neoliberista che tenta apertamente una spallata al sistema scolastico
disegnato dalla nostra Costituzione negli articoli 33 e 34.
Questa indica con chiarezza che “La Repubblica istituisce(ovvero deve
istituire) scuole statali per tutti gli ordini e i gradi”negando in tal modo
ogni ipotesi di sussidiarietà. Le scuole statali fondano la loro azione
sulla “libertà di insegnamento” “al fine di promuovere, attraverso un
confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della
personalità degli alunni.” (Art. 1 Testo unico in materia di istruzione,
Dlvo 297/94).
L’art 34 afferma poi che “la scuola è aperta a tutti”.
E’ evidente Il riferimento esplicito agli art. 2, 3 che danno alla nostra
scuola il compito di garantire l’uguaglianza delle opportunità e di
“rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica economia e sociale del Paese.”
Questi principi ispirano anche la politica europea. L’assemblea parlamentare
con la sua risoluzione del 2012 afferma infatti che “Per garantire il
diritto fondamentale all’educazione, l’intero sistema educativo deve
assicurare l’eguaglianza delle opportunità …. A questo proposito le autorità
pubbliche hanno un ruolo fondamentale e insostituibile…” Come afferma la
risoluzione “E’ a partire dal diritto all’educazione così inteso che bisogna
comprendere il diritto alla libertà di scelta educativa.”
L’Europa deve cambiare i suoi interventi pratici in materia scolastica per
rendere effettive queste affermazioni, ma è un preciso attacco alla
Costituzione italiana e ai principi ispiratori europei affermare una
primazia della libertà di scelta rispetto al diritto collettivo all’accesso
alla scuola gestita da Enti pubblici, che deve garantire libertà di
insegnamento, pluralismo culturale e gratuità, ovvero uguali condizioni di
accesso.
La nostra Costituzione prevede la possibilità di istituire scuole private,
ma, proprio per garantire la loro libertà, senza intervento finanziario
statale.
Quanto all’uso disinvolto del termine “pubblico” la legge n. 62/2000 è molto
chiara e, confermando l’obbligo di istituire scuole statali per tutti gli
ordini e gradi, assegna alle “scuole paritarie private” che adempiano a
determinate regole la possibilità di erogare un titolo di studio
equipollente a quello fornito dalle statali.
Un conto è riconoscere a queste scuole di svolgere un servizio pubblico,
come i taxi o le pompe di benzina, un conto è essere un gestore pubblico.
Il termine scuola pubblica paritaria è pertanto totalmente inventato perché
il gestore pubblico deve rispondere alle regole della libertà di accesso del
pluralismo e della gratuità mentre il gestore privato risponde a finalità o
commerciali o di tendenza religiosa/culturale.
Il compito prioritario di un ministro della Repubblica è garantire il
diritto alla scuola di tutti e per tutti, diritto oggi messo in discussione
dalla mancata attivazione di scuole dell’infanzia statali e dal taglio delle
sezioni di scuola elementare a tempo pieno, altro che insegnamento
dell’inglese fin dalle elementari che ricorda sinistramente lo slogan delle
tre i di berlusconiana memoria.
Quanto all’affermazione del Ministro sul buon funzionamento della scuola
privata in Italia basta ricordare che tutte le indagini internazionali
evidenziano che in media gli studenti delle scuole statali italiane
ottengono risultati superiori a quelli delle private paritarie di circa 50
punti corrispondenti ad almeno un anno in più di scuola.