24.04.2013
Le proposte dei ‘saggi’ sulla
scuola delle competenze
di Giuseppe Adernò
La conferma a larghissima maggioranza del
presidente Giorgio Napolitano nella carica di guida della Nazione, rilancia
anche l’attualità e la spendibilità politica delle proposte sulla scuola
avanzate dalla commissione dei ‘ saggi” ed anche molto apprezzate nei
giorni scorsi dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.
Nel “documento dei 10 saggi” che alcuni hanno ritenuto poco fruttuoso, ma
che forse diventerà programmatico per il nuovo Governo a larghe intese , la
scuola viene collocata in una prospettiva di sviluppo e di crescita
sociale.
In esso non vengono riproposte, infatti, le consuete problematiche
connesse all’occupazione, all’organico, ai precari, ma si guarda oltre e si
assegna alla scuola il compito ed il ruolo di “luogo di crescita e di
progresso", ma, soprattutto, si punta sullo sviluppo che nasce
dal miglioramento degli apprendimenti degli studenti.
“Tutte le analisi condotte sul tema
della crescita economica, si legge nel documento, indicano nella
disponibilità di un capitale umano di qualità uno degli ingredienti
fondamentali per sfruttare appieno le nuove tecnologie, per favorire
l’innovazione e l’aumento della produttività.”
La valorizzazione del capitale umano deve venire da una scuola rinnovata,
che non trasmette solo conoscenze, che ormai ognuno trova nel web, ma da una
scuola capace di sviluppare competenze mettendo al primo posto non la
questione dei voti o dei posti di lavoro, bensì le esigenze della
formazione e dell’apprendimento: “Solo una scuola capace di far leggere
ai suoi studenti la società - sostiene
Stefanel - è una scuola in grado di far crescere l’innovazione,
la ricerca e lo sviluppo e dunque di far crescere in tutti i sensi il Paese”.
Le Indicazioni nazionali per la scuola del
primo ciclo percorrono, infatti, questo nuovo sentiero che sembra difficile
far intraprendere a quanti ritengono che le metodologie e i contenuti finora
adottati sono adeguati.
La proposta, indicata nel documento, di aumentare il tempo scuola senza
duplicare le attività del mattino appare una strada percorribile come
risposta all’abbandono e alla dispersione scolastica, ma questo nuovo tempo
scuola si dovrà alimentare di progettualità innovativa e non ripetitiva dei
tradizionali modelli di insegnamento e di contenuti disciplinari .
Il documento, che analizza le trasformazioni della società civile, mette in
evidenza inoltre come “la condizione della famiglia di origine
condiziona pesantemente l’esito scolastico e i percorsi di vita” ed i
ragazzi di oggi hanno meno opportunità di evolversi nella scala sociale.
Anche se in teoria la scuola afferma di non
essere selettiva di fatto lo è, specie con gli immigrati, i disagiati, i
soggetti problematici e difficilmente si registrano radicali cambiamenti,
limitandosi spesso al conseguimento degli obiettivi minimi.
L’inclusione non deve essere solo una parola attraverso cui si indicano i
percorsi che il soggetto deve compiere per farsi includere, ma deve essere
il percorso che la scuola compie per includere. I soggetti deboli che hanno
difficoltà a scegliere e a integrarsi e spesso non lo sanno fare.
Ecco la sfida per una scuola nuova con prospettive di qualità.
Se la Costituzione afferma e garantisce il diritto allo studio così da
poter offrire “reali opportunità verso gli studenti meritevoli
provenienti da famiglie meno abbienti,” occorre puntare sul merito e
potenziare i fondi necessari per sostenere tale riconosciuto diritto.
Connettere i livelli essenziali delle prestazioni col diritto allo studio
significa collegare soldi a merito e tutto ciò, come sostiene Stefanel,
porta all’abolizione del valore legale del titolo di studio in quanto il
titolo di studio così come viene rilasciato oggi noi non seleziona i
migliori, ma estende soltanto la titolarità di diritti spesso non
esercitabili.
Un nuovo scenario ed una nuova pagina ancora bianca si apre per la scuola
italiana che pone in premessa la definizione dei livelli essenziali delle
prestazioni così da poter riconoscere, premiare e valorizzare merito ed
efficienza.
Il documento dei saggi quando mette in relazione “sapere e società” affida
alla scuola una specifica funzione educativa e preventiva nel settore
salute, così da ridurre i costi del settore sanitario e punta sulla
innovazione tecnologica capace di promuovere “nuovi ambienti di
apprendimento”
La rivoluzione che comporta il passaggio verso la scuola delle competenze
che rendono spendibili le conoscenze nella concretezza della vita
quotidiana, agevola e favorisce l’intreccio tra scuola e vita reale, che
non possono continuare a restare come settori chiusi e divisi anche dal
tempo scuola, separato dal tempo delle esperienze di vita.
Lo studente intelligente che sa usare Internet è un soggetto “connesso” ma
nello stesso tempo deve essere critico e attivo, capace di cercare e
selezionare, di archiviare e trovare. La sua cultura, parte integrante della
sua vita quotidiana, va ricercata e trovata anche fuori dalla scuola. Ecco
perché tra le nove competenze indicate dall’Europa figura quella dell’imparare
ad imparare. E’ questo un alto traguardo di formazione non facilmente
raggiungibile e da tutti.