22.12.2013
La
strettoia
di Stefano Stefanel
Il sistema scolastico nazionale sembra di nuovo sulla strada della conflittualità permanente, anche se nei toni e nelle azioni dimesse del momento. Un segnale molto consistente è dato da alcune questioni che si sono accumulate in questi ultimi tempi e che hanno avuto finora esiti pubblici tutti tesi a confondere il quadro generale e a non mettere fine al micro contenzioso che riesce però sempre a paralizzare tutto. Credo che il sistema sia arrivato a una strettoia, che imponga scelte nette e chiare e che invece produce solo un ingorgo difficilmente risolvibile. La rubrica che segue è un addio al 2013 scolastico che apre su un 2014 incerto più che mai, dove però nessuno sembra più in grado di indicare al sistema scolastico nazionale un obiettivo chiaro. Affronto con molta sintesi le varie questioni sul piatto più che per dare opinioni o indicazioni in merito per dare il senso dello scollamento progettuale in atto.
INVALSI
Come segnala Paolo Cipollone – ex Presidente dell’Invalsi – sul Corriere
della sera del 21 dicembre la vicenda dell’Invalsi ha del grottesco. Un
sistema di rilevamento importante, che ha modificato la percezione della
scuola e la sua organizzazione soprattutto nelle regioni migliori d’Italia,
sta vivendo un passaggio di grande incertezza, in quanto coloro che sono
stati designati per definirne il futuro provengono dalle file dei più chiari
critici dell’impianto Invalsi.
Poiché non è un caso che le Regioni con migliori risultati nelle rilevazioni
OCSE-PISA e INVALSI sono le stesse che hanno marginali elementi di
contestazione all’INVALSI stesso, mentre le Regioni con risultati
catastrofici sono quelle in cui le scuole cercano di boicottare regolarmente
l’INVALSI, mettere a capo dell’Invalsi chi ha sollevato dubbi sulla
costruzione di questi ultimi anni significa lanciare un chiaro segnale verso
chi non ha collaborato.
Invece di utilizzare i rilevamenti per migliorare il sistema le regioni più
in difficoltà contestano i rilevamenti stessi.
I sindacati nel frattempo sono contro le rilevazioni, ma non lo dicono
apertamente: dicono infatti di essere a favore di quelle “serie”, facendo
capire che quelle dell’INVALSI non lo sono. Anche Maurizio Tiriticco ha
sposato questa tesi. La cosa grave è che tutto questo può portare dall’oggi
al domani all’azzeramento del lavoro fatto in questi anni. Il Ministro
Carrozza si è infilato in una strettoia avendo scelto per decidere il futuro
dell’Invalsi una serie di persone che si è sempre detto critico sui metodi
dell’INVALSI, ma lo ha fatto dopo aver ribadito la centralità della
valutazione per il sistema dell’istruzione. Avevamo una certezza (“dal
metodo INVALSI non si recede”) adesso abbiamo tanti dubbi (“cosa
succederà?”).
RILEVAZIONI OCSE PISA.
E’ successo quello che qualche tempo fa avevo previsto: i risultati OCSE
PISA degli studenti italiani nella rilevazione del 2012 mostrano dei leggeri
miglioramenti. La mia piccola profezia nasceva dall’osservazione – banale –
che eravamo finiti troppo in basso per poter scendere ancora. Certamente i
tagli non hanno influito sui risultati e questo è un fatto che dovrebbe far
riflettere la sinistra. Investimenti mirati e una flessibilità assoluta
invece potrebbero portare buoni risultati (come avviene in tutto il resto
del mondo) e questo dovrebbe far riflettere la destra che ha reso
rigidissimo il sistema didattico con la definizione di tabelle con ore e
tempi completamente fuori dal tempo e dalle necessità della scuola. Invece
nessuno medita e i dati stanno già svaporando. Anche perché il concetto di
“più risorse” quando i miglioramenti si sono avuto con “meno risorse”
dovrebbe costituire il problema da affrontare non la condizione da porre.
RETRIBUZIONE DI
POSIZIONE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI.
Scrive il 19 dicembre il
sito di ANP: “Non è accettabile che ad un aumento dei carichi di
lavoro e di responsabilità per i dirigenti scolastici corrisponda una
decurtazione della retribuzione di circa 2.000 euro medi lordi all'anno.”.
Ribadisce la sigla concorrente DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR: “Vogliono
diminuire la retribuzione dei dirigenti scolastici di 2.000 euro; serve
di più dello stato di agitazione e mobilitazione “. E’ molto
bizzarro che i Dirigenti siano sindacalizzati, ma ancora più bizzarro
che chiedano solidarietà o minaccino forme di lotte per la propria
retribuzione di posizione. In realtà l’eventuale decurtazione di 2.000
euro l’anno è un’ulteriore tassa su una categoria non popolare e non
rappresentativa. Però non è logico che i dirigenti scolastici chiedano
reggenze per diecimila euro lordi l’anno e poi si lamentino di
decurtazioni nella retribuzione di posizione, quando percepiscono anche
quella di risultato senza che ci sia uno straccio di valutazione
sistematica in atto. A nessuno fa piacere perdere soldi (me incluso), ma
non credo sia possibile stigmatizzare le proteste sindacali per il
mantenimento dello status quo della funzione docente e poi invece
reclamare quando si viene toccati. Il lavoro è molto e la paga è bassa:
ma non lo si sapeva prima?
CONCORSI PER IL RECLUTAMENTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI.
La legge 128/2013 ne stabilisce l’annualità, ma qui nessuno sta bandendo
nulla e dunque il tempo passa e tutto resta come prima, col semplice aumento
delle reggenze o il passaggio di vincitori del concorso ordinario dalle
Regioni che hanno bocciato di meno a quelle che hanno bocciato di più. Credo
che lo Stato abbia capito che col sistema delle reggenze si risparmia e si
ottengono gli stessi risultati, in quanto senza una valutazione dei
dirigenti e delle scuole come si fa a capire chi fa bene e chi fa male il
proprio lavoro?
Dunque molto fumo, concorsi annunciati, commissioni rigide che producono
buchi in organico coperti dalle regioni di manica larga. Risparmi, lamentele
e una professione che va a ramengo.
CONCORSI ORDINARI PER DOCENTI.
Quello che dovrebbe
essere l’ordinarietà è invece l’eccezione. Invece di bandire concorsi
ordinari in continuazione se ne bandisce uno ogni tanto e nel frattempo si
attinge da graduatorie che diventano sempre più lunghe. Da un lato si dice
di voler porre fine al sistema delle graduatorie, dall’altro non si
bandiscono concorsi ordinari. Il metodo per porre fine a tutto questo è
semplice: da oggi non ci sono più graduatorie e lo Stato deve bandire un
concorso ordinario all’anno. Le supplenze fanno stipendio e pensione, ma non
punti per graduatorie che condizioneranno immissioni in ruolo per anzianità.
Tutto troppo banale per essere realizzato.
TEST DI AMMISSIONE ALL’UNIVERSITA’ ED ESAME DI STATO.
Le Università si sono stancate e guardando i dati della propria dispersione
hanno deciso di fare di testa propria riformando nei fatti quell’orribile e
inutile mostro che è l’esame di “maturità”. Esame nozionistico e avvilente,
che condiziona la vita di diciottenni che altrove sono già all’Università.
Si sa che esiste al Miur un gruppo di lavoro “segreto” per la riforma
dell’esame. Il timore è che l’impianto resti inalterato e si inventi
qualcosa di complicato e inutile, come è stato per la terza prova diventata
la cerimonia dei quizzetti nozionistici. Tra l’altro sarebbe proprio
divertente se il gruppo di lavoro desse un ruolo all’Invalsi e nel frattempo
l’Invalsi quel ruolo se lo togliesse da solo. Soluzione possibile, perché al
ridicolo non c’è mai fine. La questione dell’esame di stato è connessa al
valore legale del titolo di studio, vera zavorra dello Stato italiano, che
condiziona la vita delle persone, elimina il merito e favorisce i
diplomifici. Se quella commissione fosse meno segreta e se quell’esame fosse
meno dannoso forse il passaggio all’Università diventerebbe un vero
meccanismo orientativo e non quella lotteria che è oggi per troppi studenti.
Non vedere come l’anticipo dei test d’ammissione all’Università sia già una
modifica nei fatti dell’esame di Stato è solo l’ennesimo esempio di un
sistema che non sa governarsi e non sa leggersi.
BES.
Franco de Anna e Raffaele Iosa hanno condotto in questi ultimi mesi una
battaglia contro la medicalizzazione dei BES. Battaglia che condivido in
maniera assoluta: i BES non sono una questione medica o cartacea, non sono
un modo per produrre burocrazia e certificati medici, ma lo specchio di una
società che si è personalizzata. Le confuse circolari ministeriali
sull’argomento fanno la gioia di chi non vuole modificare nulla, ma rimane
lì intatto il problema dei DSA che non si fanno certificare (magari perché
albanesi o ghanesi), degli iperattivi che non potendo vivere dentro i banchi
cercano di spaccarli, di coloro che vivendo dentro la soglia della povertà
rischiano di stare fuori per sempre dalla società della sconoscenza.
MENTOR E
MENTORATI.
La vicenda è banale ma mostra come il sistema non voglia mettersi a regime
neppure nelle piccole cose. Nell’a.s. 2012/2013 ai dirigenti neo-assunti è
stato affiancato in mentor per l’anno di prova e per la formazione. I mentor
sono stati formati a Montecatini per tre giorni a spese del Miur e hanno
seguito il percorso di valutazione dei dirigenti neo assunti. Tutto questo
doveva far diventare il percorso formativo organico a partire dai soggetti
formati. Invece in quest’anno scolastico si riparte quasi da zero, visto che
molti mentor sono nuovi e quindi o dovranno essere formati a loro volta o
dovranno fare i mentor senza formazione. I “mentovati” (dirigenti neo
assunti) dello scorso anno, invece, potrebbero diventare l’elemento
trainante per mettere a regime il sistema nazionale di valutazione, invece
sono entrati nei ranghi e tutto il percorso di formazione da loro seguito
ancora una volta è stato fine a se stesso. Il MIUR lo scorso anno disse che
formava i mentor per costruire un sistema di formazione. Adesso fa ripartire
tutto da capo, senza dare alcun indicazione su come utilizzare le risorse
già formate sempre a spese del Ministero.
COMPITI PER CASA.
Il Ministro Carrozza ha invitato gli studenti a convincere i docenti
a non dare compiti per casa. Un meccanismo ottocentesco detto con una lingua
ottocentesca. E’ ovvio che il concetto di compito per casa con una
generazione di nativi digitali “connessi” e “sdraiati” sembra veramente un
parlare con linguaggio incomprensibile a chi si attende direttive chiare. Il
Ministro Carrozza vorrebbe intervenire sul sistema, ma non ha il coraggio
per farlo. I compiti per casa sono per lo più dannosi in quanto stancano gli
studenti e limitano l’attenzione in classe. Invece a casa bisogna studiare e
certamente un buon libro e una bella mostra sono molto utili per la
formazione. Ma qui stiamo parlando di riformare tutto, non di invitare gli
studenti a convincere i docenti a non dare compiti. Qui stiamo parlando di
studio e apprendimento: magari chiamando le cose col loro nome andremmo più
lontani. I compiti per casa sono solo compiti per casa. Lo studio e
l’apprendimento sono altro. Questa la questione.
Tutte questi sono problemi molto specialistici, ognuno dei quali può avere molteplici soluzioni. Messi tutti insieme mostrano un sistema arrivato alla strettoia, che invece di selezionare cosa portare dentro la strettoia cerca di entrarci con tutte le sue incertezze. Rischiando di rimanere paralizzato senza potersi muovere.