Attenti alla
disinformazione
di Bernardo Draghi
Caro Direttore,
sono un insegnante comandato all'Istituto di Ricerca Educativa della Toscana. La mattina
andando al lavoro in auto ascolto sempre volentieri il GR3 delle 8.45, che nel suo formato
non convenzionale è sempre ricco e stimolante.
Stamani però sono rimasto esterrefatto nell'ascoltare la notizia - riporto a memoria, ma
il tono era questo - che "il ministro De Mauro aveva ritenuto di eliminare
l'insegnamento cronologico della storia, ma ora sembra averci ripensato", seguita da
un'intervista al prof. Pitocco, storico di fama, che iniziava con la domanda:
"Professore, ma è giusto non insegnare più la storia cronologica?" Ovviamente
il prof. Pitocco in tono assai indignato rivendicava l'importanza della costruzione del
senso del tempo, e in particolare di temporalità complesse di cui la successione
cronologica rappresenta solo un aspetto.
Tutto vero e sacrosanto... solo che la notizia era stata data in modo assolutamente
mistificatorio, e l'indignazione era del tutto fuori bersaglio! Tanto per cominciare, il
ministro non aveva "ritenuto" proprio niente, in quanto l'ipotesi di un nuovo
curricolo per la scuola di base è stata elaborata da una commissione di storici ed
esperti di didattica della storia che ha lavorato in modo del tutto indipendente.
Ma soprattutto, la proposta della commissione non va assolutamente nel senso
dell'eliminazione della storia cronologica, quanto di una sua razionalizzazione in modo da
evitare l'assurda e demotivante ripetitività del modello attuale, e contribuire alla
costruzione di quel senso del tempo di cui il prof. Pitocco rivendicava l'importanza! Nel
terzo e quarto anno di scuola, infatti, si studierebbero ovviamente nella loro
durata e successione nel tempo - alcune significative società e civiltà del passato; dal
quinto al nono, si tratterebbe l'intero sviluppo della storia umana; dal decimo al
tredicesimo, si ripercorrerebbe tale sviluppo approfondendo temi e problemi selezionati
anche in relazione all'indirizzo di studio (non sarà forse la prospettata libertà a
spaventare tanto certi insegnanti abituati a ripetere ogni anno le stesse parafrasi
manualistiche?)
Visto che si parla di storia, dunque, sarebbe bene che giornalisti e storici, anziché
basarsi sul sentito dire, si preoccupassero di documentarsi un minimo sulle fonti, prima
di "tuonare contro" (Flaubert).
Altrimenti si fa soltanto della disinformazione e della diseducazione.
Cordiali saluti, Bernardo Draghi