Progetto Storia del '900. Dibattito

(22.02.01)

Nuovi curricoli:
una ricostruzione della vicenda
di Antonio Brusa

Carissimi,

 Domenica scorsa, quando cominciarono ad arrivare le prime lettere, e poi ne arrivarono uno "sprofondo", come mi telefonarono terrorizzati dal Ministero, sembrava fatta. E invece, come avrete letto siamo punto e daccapo, e forse peggio. Ora, mentre vi scrivo, i nostri colleghi (Alba e Luigi in particolare) stanno terminando in fretta e furia il testo del curricolo: l'unico che abbiamo e che abbiamo potuto vedere, perché dell'altro si dice che non esiste, e come tutte le cose che non esistono ha il potere di non avere difetti, e la virtù di annullare tutti i problemi politici (così sembra pensare il Ministro, in accordo, almeno questa volta con la grande stampa).

Non so se il nostro desiderio, di avere un curricolo nato dalla ricerca didattica, e non soltanto una ripetizione con altre parole del vecchio, sia definitivamente da seppellire o no. Non so nemmeno se la mobilitazione, appena iniziata debba abortire, oppure proseguire. Vorrei avere consigli e discutere (lo faccio tutti i pomeriggi in qualche scuola, ma sicuramente non basta). La situazione evolve di momento in momento, e non riesco nemmeno a prevedere quale decisione verrà presa stasera, in un ennesimo confronto al Ministero.

 In tutti i casi, ci sono tanti "buchi neri" in questa vicenda. Non sarà troppo presto cominciare a rifletterci.

 Dunque: appena la discussione sulla storia è iniziata, ci è stato presentato un veto assoluto, sulla proposta che avevo già avanzato nella precedente fase, e che i ministeriali chiamavano dello "scavalco". L'ho presentata lo stesso, e come era accaduto nella sessione di luglio, aveva accolto un'adesione favorevolissima, tanto che solo un membro della commissione (Uciim di Bologna) aveva espresso la sua opposizione, mentre tutti gli altri l'avevano sostenuta: pur con i distinguo e le precisazioni, a volte molto significative, che conoscete (la storia di genere, il rapporto con le scienze sociali, i soggetti, il vissuto, il rapporto col presente e così via). Nel corso di questo mese, la commissione ha provveduto a riscritture successive del testo, integrando suggerimenti - quelli che si riusciva - aggiungendo precisazioni e limando il tutto. Nel frattempo, si scatenava una campagna stampa inaudita, a partire da un testo "spurio", anticipato da Tranfaglia, che pure non aveva partecipato ai lavori, e da varie altre anticipazioni, raccolte qua e là (internet è grande e piena di buchi).

Il testo, intanto restava come bloccato. Ricorderete, infatti, come la data di presentazione slittava di giorno in giorno, di settimana in settimana. Ritenevo che ciò dipendesse dal battage della stampa (e chi non avrebbe qualche dubbio, in presenza di un pronunciamento così massiccio e unitario?). Ma non era così: e l'ho capito - e non mi sembra una cattiva intuizione - giovedì sera (settimana scorsa), quando siamo stati convocati d'urgenza dal Ministro e posti a confronto con gli storici: i fratelli Villari, Cardini e Sabatucci. Insomma una rappresentanza di quelli che avevano parlato contro. Tranfaglia, invitato, aveva mandato un comunicato in cui prendeva le distanze dal curricolo, a differenza di ciò che solo un paio di settimane prima aveva dichiarato alla stampa.
La discussione, come certamente saprete, aveva portato ad un chiarimento completo: al punto che - sembra un destino di questo curricolo - un'altra volta tutti si erano proclamati a favore, escluso un'ispettrice, mentre Villari chiudeva dicendo che "se si fossero capite subito le intenzioni di questo curricolo, le cose sarebbero certamente cambiate". E la riunione era finita con la promessa del ministro di cercare una doppia, su un grande giornale, dove tutti avremmo spiegato come funzionava il curricolo.

Le avversità degli storici, si era dimostrato, erano sormontabili. Ma proprio in quel momento, ecco spuntare il famoso curricolo alternativo. Scritto da chi? come ministro mi sarei inquietato. E, invece, il Ministro commentava che il suo cuore stava dalla parte del nostro curricolo ma la sua mente era presso l'altro, che gli toglieva tutte le castagne dal fuoco.  Il resto lo sapete: da domenica ci siamo mobilitati tutti, proprio per bloccare questa ipotesi: umiliante per la scuola (ma è possibile che essa debba essere governata da un documento scritto "sottobanco"?) e squalificante dal punto di vista culturale e professionale.

Quali erano, dunque, le castagne dal fuoco che il curricolo 2 toglie al nostro Ministro?

La prima, sicuramente, è quella dello "scavalco". Si teme che, completando il percorso formativo delle superiori, si annulli o annacqui, il principio della "secondarietà". Questo consiste:

  1. nel fatto che il curricolo delle superiori deve essere unitario
  2. nel fatto che il biennio deve essere quanto più possibile orientato e quanto meno orientante

In sostanza, questo viene a intaccare il nostro principio, della storia uguale per tutti, per tutto l'obbligo.

La seconda è quella che, avendo noi individuato un'area fortemente integrata (geo-storico-sociale), mettiamo le premesse per una figura professionale specifica: fatto che terrorizza una certa area sindacale-professionale-universitaria, perché mette in discussione una possibile trasformazione del vecchio asse Magistero-Elementari, nel nuovo Scienze dell'Educazione-Scuola di Base.

 Perciò, una volta venuta meno la copertura dell'ostilità degli storici, che con i loro interventi quotidiani facevano praticamente il lavoro sporco, sono dovuti venire allo scoperto.

 Ed ecco le mie conclusioni provvisorie:

- siamo andati a cacciarci in un vespaio politico (ricordate la discussione infinita che aveva accompagnato il biennio, e che - a suo tempo - aveva quasi bloccato il lavoro della Brocca ?) senza averne la preparazione. Per lo meno io, che pensavo che i problemi politici fossero stati risolti, e che rimanessero soltanto quelli didattici. Ma, impreparazione o no, comunque un supporto politico occorreva. Non l'abbiamo avuto. Mi chiedo come si faccia a sollecitarlo, ma alla mia età, non veneranda ma insomma vissuta, se non l'ho ancora scoperto, non lo scoprirò più. Urgono vostri suggerimenti.

 - abbiamo curato molto, in passato, un rapporto costante e spasmodico con gli insegnanti: e devo dire che ci stanno sostenendo. Ma non abbiamo curato lo stesso rapporto con gli storici. I Viaggi di Erodoto avrebbero dovuto essere un ponte. In realtà è stato un convivere, sempre più da separati in casa, fino a che non ce ne siamo andati. Ma tutto sommato era l'unica rivista ad interessarsi della questione, e non ce l'avrebbe fatta in ogni caso. Gli storici, dal canto loro, investiti (come del resto la scuola) loro malgrado da una riforma che essi hanno dovuto accettare (pena l'esclusione dall'Europa), hanno messo nel conto un sovrapprezzo di astio, nei confronti di qualsiasi cosa che assomigliasse alla pedagogia, e ci hanno dato dentro.

 - non siamo riusciti (in passato) ad avere un qualsiasi canale con la società "influente", per mostrare che le innovazioni non sono quelle cose disastrose che si dice, per far capire che gli insegnanti non sono matti o sprovveduti. Di conseguenza, si sono comportati esattamente come quei genitori che rompono nei ricevimenti, chiedendo perché non si fanno le guerre puniche.

 - è stato un bene puntare sulla "scuola militante". Ma esiste anche l'amministrazione: molti di noi non se ne sono mai occupati, e paghiamo. Quelli che di noi hanno curato i rapporti, hanno poi avuto la cattiva sorpresa che proprio quei referenti erano i più ostili al progetto di riforma da noi auspicato.

 Conclusione delle conclusioni, si dovrebbe alla fine ammettere che a poggiarsi solo sugli insegnanti, le riforme non vanno. E questo è l'aspetto amaro. Ma, se il curricolo alla fine dovesse passare (ipotetica del settimo tipo) .... bah: non molliamo.
Come disse quello, pessimismo della ragione e ottimismo della volontà?


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