Pirani, leggi bene il
testo dei nuovi curricoli !!!
L'invito proviene dai coordinatori della sottocomissione
per l'ambito storico, geografico e sociale
Pubblichiamo in anteprima il testo di una lettera che i coordinatori della sottocommissione per l'ambito storico, geografico e sociale hanno inviato oggi al quotidiano La Repubblica, con l'appunto che il prof. Antonio Brusa - docente unviersitario a Bari - ha inviato al curatore delle pagine di Storia del 900.
Caro Gianni Cimalando,
Gianni Spinelli mi ha detto del tuo interesse a
sostenere la battaglia per il rinnovamento dell'insegnamento storico.
Penso che sia una cosa straordinaria, quello che stiamo facendo. In pratica, mi sembra che
stiamo costruendo un'autentica rete di "contro-informazione".
A me tutto ciò risveglia forti emozioni.
In realtà, sto provando su me stesso che cosa vuol dire "non poter intervenire"
in un dibattito che ti
riguarda, del quale magari sei anche un po' responsabile. E' come combattere con le mani
dietro la schiena.
Eppure, con difficoltà, ce la stiamo facendo.
Da domenica, le lettere che stanno arrivando al ministero si stanno ammucchiando, e sono
la forza, la sola di questa proposta: avrai notato che gli argomenti di ragione sembrano
non funzionare.
Questi vogliono vedere se, dietro le idee e le speranze che abbiamo cercato di codificare
in un testo,
le persone ci sono veramente.
Continuare a scrivere, dunque, è importante. Ed è importante che gli insegnanti possano
discutere sul testo, e sulle "interpretazioni autentiche" del testo (non sempre
una riga destinata a diventare un testo amministrativo risulta chiara).
Ti ringrazio dell'invito a scrivere.
Ti mando, per il momento, la risposta all'articolo di Pirani, che i nostri moderatori hanno inviato a Repubblica.
Antonio Brusa
Al Direttore de
La Repubblica
Roma, martedì 20 febbraio 2001
Signor direttore,
è con sconcerto e sconforto, anche se non senza qualche momento di ilarità, che stiamo
seguendo i commenti che appaiono sugli organi di stampa intorno al nuovo curricolo di
storia. Lo scomposto e sconnesso articolo apparso quest'oggi sul suo giornale a firma di
Mario Pirani ci induce a intervenire per tentare di portare il dibattito sul terreno
di un lucido argomentare basato su informazioni esatte.
Chi ha letto la proposta elaborata dalla commissione ministeriale sa che non è vero
che lo studio cronologico della storia generale "dovrebbe svolgersi una volta
sola - così scrive Pirani - dalla quinta della scuola di base. fino alla seconda
superiore". Infatti questo percorso sistematico e cronologico sarà preceduto da un
biennio nel quale si fonderanno le categorie del pensiero storico attraverso lo studio di
società significative dall'antichità più remota fino a quelle contemporanee. Ed è
proprio questo lavoro di preparazione concettuale che consentirà uno studio analitico e
non mnemonico della storia generale, disteso su cinque anni proprio per conseguirne
un'assimilazione duratura. Quanto alle affermazioni seguenti di Pirani, e cioè che nel
triennio finale del secondo ciclo si studierebbe una storia per temi, senza scansione
cronologica, dobbiamo precisare che la commissione, pur essendosi finora occupata
solo della scuola di base, ha comunque affrontato la questione dell'insegnamento della
storia nel triennio finale, in un'ottica di progressività e coerenza del curricolo, e ha
già espresso il seguente orientamento di base: nel corso dei tre anni finali si
riprenderà la trattazione cronologica, inserendo in questa trama l'approfondimento di
alcuni temi, in modo da sviluppare negli studenti l'approccio critico alla disciplina
attraverso una forte attenzione alle fonti e al dibattito storiografico. Questi temi
saranno scelti in parte fra i temi storiografici fondamentali (ad esempio la rivoluzione
industriale) ed in parte facendo attenzione alle specificità culturali dell'indirizzo: ad
esempio, nel momento in cui in filosofia si studierà la filosofia greca, sarà
particolarmente approfondito lo studio della Grecia classica. Dunque l'impianto
cronologico sarà presente - per la terza volta - anche nel triennio finale, e lo studio
del mondo classico sarà coordinato su più discipline, con un risultato didattico
senz'altro superiore a quello attuale, nel quale non esiste coincidenza cronologica, ad
esempio, fra il programma di storia e quello di filosofia.
La proposta alternativa, due cicli completi di storia della durata di cinque anni
ciascuno, scanditi dalla cesura fra i cicli scolastici, è semplicemente priva di senso:
l'esperienza pedagogica mostra infatti che non è possibile iniziare a otto anni a
studiare cronologicamente e sistematicamente la storia.
Pertanto - se così si facesse - nella scuola di base la storia verrebbe insegnata
inutilmente, ad un livello poco più che mnemonico.
Iniziare poi di nuovo lo studio cronologico nel primo anno del secondo ciclo significa che
quegli studenti (presumibilmente il 30%) che lascerebbero la scuola alla fine del biennio,
con la fine della scuola dell'obbligo, avrebbero una preparazione monca, che si fermerebbe
all'alto medioevo.
Non ci sembra davvero sensato sul piano didattico. E invece ci sembra che la scelta di un
insegnamento serio della storia come base della formazione culturale da garantire a tutti
i cittadini attraverso la scuola
dell'obbligo sia un dovere culturale e civile.
Se infine Pirani avesse letto le premesse del curricolo non avrebbe scritto che la
storia è ridotta ad un ruolo ancillare, giacché è vero esattamente il contrario, in
quanto la storia viene proposta come l'asse portante di tutti i saperi. Pirani è
certamente una persona che ha studiato tre volte la storia more
antiquo: e deve ancora rendersi conto che prima di parlare bisogna seriamente
documentarsi. Il nuovo curricolo, tra le altre avvertenze epistemologiche, sottolinea
l'imprescindibile ricorso alle fonti e ai
documenti nello studio della storia.
Ci interesserebbe molto leggere giudizi critici intelligenti sul lavoro al quale
abbiamo collaborato: ci aiuterebbero e sarebbero un servizio per tutti, giacché molte
idee sono una ricchezza. Speriamo che i giornali, a cominciare dal suo, decidano di
affrontare seriamente una questione così importante.
Dario Antiseri, Luigi Cajani,
Chiara Croce, Giacomo Timpanaro
(coordinatori della sottocommissione per l'ambito storico, geografico esociale)