(10.12.2006)
Come sperimentare
nuovi curricoli di storia,
fra Programmi e Indicazioni Nazionali
a cura di Reginaldo Palermo
L’atto di indirizzo ministeriale del 31 agosto fornisce
una precisa chiave di lettura per orientarsi nel ginepraio formato da curricoli,
programmi e indicazioni nazionali.
L'anno scolastico 2006-07 – chiarisce il provvedimento ministeriale – si
presenta come “un anno-ponte verso nuove Indicazioni curricolari, di cui dovrà
essere ridotta la mole, proprio per non mortificare l’autonomia delle
istituzioni scolastiche, concentrando l’intervento centrale sull'individuazione
di traguardi essenziali prescrittivi per ogni ciclo scolastico, e definendo gli
standard relativi alle competenze da certificare”.
Le scuole stesse potranno partecipare al processo di riflessione ed elaborazione
dei documenti nazionali, e - avverte il Ministro - “sarà attentamente
considerato quanto emergerà dalle buone pratiche realizzate e dalla ricerca
messa in atto nelle varie realtà territoriali, così che si stabilisca
interazione tra innovazione scolastica e rimodulazione della cornice normativa”.
L’idea che sembra consolidarsi all’interno dello staff ministeriale è proprio
quella di impegnare centro e periferia in una accurata operazione di revisione
delle Indicazioni allegate al decreto legislativo n. 59 facendo leva soprattutto
sui processi di innovazione in corso nelle scuola.
Molto opportunamente nei diversi atti ministeriali che si sono succeduti da
giugno in avanti, vengono richiamati il regolamento sulla autonomia e, in
particolare, l’art. 8 che stabilisce che sono definiti a livello nazionale dal
Ministro della Pubblica Istruzione:
a) gli obiettivi generali del processo formativo;
b) gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli
alunni;
c) le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli e il
relativo monte ore annuale;
d) l'orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli comprensivo della
quota nazionale obbligatoria e della quota obbligatoria riservata alle
istituzioni scolastiche;
e) i limiti di flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra
discipline e attività della quota nazionale del curricolo.
L’atto di indirizzo di fine agosto riassume chiaramente la situazione in questo
passaggio: “Con il riconoscimento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche
vengono meno i ‘Programmi Nazionali’, sostituiti, da un lato, da ‘Indirizzi’ o
‘Indicazioni’ nazionali e orientamenti per la scuola dell’infanzia, che devono
essere molto essenziali nella loro parte prescrittiva e, dall’altro, dal
curricolo didattico elaborato dalle scuole all’interno del Piano dell’Offerta
Formativa.
Spetta alle singole istituzioni scolastiche autonome definire ed attuare un
curricolo di scuola, da intendersi quale sintesi progettuale ed operativa delle
condizioni pedagogiche, organizzative e didattiche che consentono di realizzare
un insegnamento efficace ed adeguato agli alunni, nel rispetto degli indirizzi
curriculari di carattere nazionale”.
Per evitare difformità interpretative da una scuola all’altra il Ministro ha
anche precisato che “i documenti programmatici allegati al D.lgs 59/2004, per
sua stessa affermazione, sono da considerarsi un ‘assetto pedagogico, didattico
ed organizzativo transitorio’ per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria
di primo grado, in attesa dell’emanazione dei relativi regolamenti” aggiungendo
che “è intenzione di questo Ministero procedere prossimamente ad una profonda
revisione di tale impianto, dando così compimento alla “definizione dei
curricoli” prevista dall’art. 8 del DPR n.275/’99”.
Le precisazioni contenute nell’atto di indirizzo del 31 agosto devono essere poi
messe in relazione con il decreto ministeriale n. 47 emanato agli inizi del mese
di giugno che richiama il decreto del 28 dicembre 2005, con il quale le
Istituzioni scolastiche venivano autorizzate a impiegare in modo autonomo la
quota oraria del 20% dei curricoli, nell'ambito degli indirizzi definiti dalle
Regioni.
Successivamente, con una nota del 22 giugno, il Ministro era intervenuto a
chiarire che la quota del 20% dei curricoli, riferita agli ordinamenti vigenti e
ai relativi quadri orario, rimessa all'autonomia delle istituzioni scolastiche,
deve intendersi applicabile ad ogni ordine e grado di istruzione
Ma, concretamente, come si traduce tutto questo in operatività progettuale e
didattica?
A titolo del tutto esemplificativo proponiamo qui un percorso di ricerca in
corso presso il circolo didattico di Pavone Canavese.
A settembre, nel Piano dell'offerta formativa per l’anno 2006-2007, è stato
inserito l'insegnamento di "Geostoria moderna e contemporanea"
Le motivazioni di questa scelta sono così riassumibili:
1. rispetto ai Programmi della scuola elementare del 1985, le attuali
Indicazioni Nazionali allegate al Decreto legislativo n. 59/2004 non prevedono
più lo studio della storia moderna e contemporanea, nonché la conoscenza della
geografia europea e mondiale
2. peraltro, sulla base delle esperienze condotte dai docenti della scuola nel
corso di questi ultimi due anni l’assenza di tali elementi di studio non sembra
congruente con altri aspetti pur significativi delle stesse Indicazioni che
prevedono per esempio la conoscenza della Costituzione repubblicana, degli
organismi internazionali o della cultura e della storia dei Paesi di cui si
studia la lingua
3. la stessa conoscenza della geografia mondiale risulta del tutto
indispensabile per costruire percorsi formativi di carattere interculturale,
anche in in relazione alla sempre più consistente presenza di alunni stranieri
nelle diverse classi
Nella scuola in questione i programmi di studio in vigore fino al 2005/2006
prevedevano, per il secondo biennio della scuola primaria, il seguente monte
ore:
storia 132 ore
geografia 66 ore
arte e immagine 66 ore
Il collegio dei docenti ha deciso di istituire in tutte le classi del II biennio
della scuola primaria l’insegnamento di “Elementi di geostoria moderna e
contemporanea” finalizzato a proporre agli alunni:
a. elementi significativi della storia moderna e contemporanea del nostro Paese
con riferimento anche al ricco patrimonio artistico e culturale delle regioni e
delle città italiane
b. elementi di conoscenza della geografia europea con particolare riferimento ai
Paesi dell’Unione
c. elementi di geografia mondiale con riferimento particolare ai problemi
demografici ed economici dei continenti extra-europei
Il nuovo insegnamento comprende 52 ore di attività didattica nell’intero biennio
da articolarsi in modo flessibile nel corso dei due anni.
A tale scopo il collegio ha deciso ridurre l’orario di insegnamento di altre
discipline nella misura di
26 ore complessive per la storia
13 ore complessive per la geografia
13 ore complessive per arte e immagine
Un apposito gruppo di lavoro ha poi provveduto a definire obiettivi di
apprendimento e conoscenze da sviluppare nell’ambito del “nuovo” insegnamento.
Nota
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consultare la delibera del collegio dei docenti