Indicazioni per riconoscere
i tratti del negazionismo
(a cura di G. Cimalando)
Quale struttura logica è sottesa agli scritti dei negazionisti?
Innanzitutto occorre premettere che negli ultimi anni (anni 80/90) accanto ad una serie di divulgatori piuttosto grossolani si è affiancata una serie di studiosi dotati di uno stile in apparenza più accademico e "scientifico" e che quindi non enunciano astrattamente dei principi, ma lavorano direttamente sui documenti per far assumere alle proprie considerazioni un aspetto metodologicamente più rigoroso.
Cito, quali esempi i nomi di alcuni studiosi che appartengono a questa schiera:
Questi studiosi hanno in comune lobiettivo di legittimare il negazionismo utilizzando strategie retoriche "oggettivanti". In questo modo il discorso negazionista diventa più sfumato e tende a confondersi con le teorie revisioniste dei primi scritti di Irving o di Nolte
Dunque
Scopo principale dei ricercatori negazionisti è quello di dare limpressione che si stia affrontando un serio dibattito storiografico tra storici "ufficiali" ("sterminazionisti")e storici "revisionisti"
E dunque possibile a questo punto indicare le strategie adottate:
E pertanto possibile assimilare lo storico negazionista al pubblico ministero, il quale (contrariamente al giudice) sceglie solo le prove a sostegno della sua tesi e trascura invece quelle contrarie.
Chi fa storia sa che ogni testimonianza, per essere valida deve essere corroborata da una serie di altri elementi documentari che possano avvalorarla. I negazionisti, al contrario, estraggono la singola testimonianza dalla rete di rimandi documentari allinterno dei quali questa è inserita e la rendono in questo modo più vulnerabile agli attacchi che intendono rivolgerle.
Al fine di dimostrare che non si tratta di un testimone affidabile si avanzano dubbi in merito ai motivi che lanno indotto a raccontare la propria storia: speranza di ricavarne un ritorno economico, desiderio di notorietà, influenza subita da altri testimoni, essere stato sottoposto a torture o intimidazioni, essere un esponente della propaganda sionista, ecc .
I negazionisti prendono spunto da ogni minimo errore commesso dai testimoni nel corso dei loro racconti per proporre immediatamente la conclusione che se il testimone si è sbagliato su un dettaglio, nulla garantisce che non si sia sbagliato anche sul resto. Si tratta di un meccanismo abbastanza efficace del quale è possibile portare un esempio: lSS Kurt Gerstein, nel descrivere la visita che ha fatto nel 1942 al lager di Belzec, parla di montagne di vestiti alte 30-40 metri. Anziché constatare levidente esagerazione, i negazionisti prendono spunto da questa affermazione per affermare che il testimone ha mentito in toto e che pertanto la sua testimonianza sarebbe stata estorta dagli Alleati durante la sua prigionia. Come è possibile constatare, vi è dunque in queste situazioni e deduzioni una evidente sproporzione tra lentità della inesattezza individuata e le conclusioni cui, partendo da essa, vengono tratte.
In conclusione
la rottura del consenso
ciò si verifica quando nella mente del lettore "sprovveduto" viene insinuato il seme del dubbio circa la realtà dello sterminio.
dopo aver confuso il lettore
con la seconda fase si approfitta dunque di questo "stordimento" per proporre con tono perentorio una chiave di lettura che dissolve, con apparente facilità, tutti i dubbi e le incertezze.