giocando si impara ad imparare

GIOCARE CON... GLI ALTRI: GIOCHI DI GRUPPO

Se osserviamo i bambini applicare spontaneamente regole mentre giocano in piccolo gruppo, non possiamo non riflettere sulla naturalezza dei loro comportamenti e sul mutuo supporto nello sforzo di padroneggiare ogni minima sfumatura nelle dinamiche che vanno intercorrendo.
Il gioco di regole, quindi, offre ai piccoli allievi una prima palestra di esercizio delle abilità di applicazione di piani strategici e attivazione delle proprie abilità pregresse con una piacevolissima motivazione: giocare.
I giochi motori, dal canto loro, possono essere considerati come un potente strumento per lo sviluppo di abilità di definizione del livello di performance atteso; è il bambino stesso a monitorare la propria prestazione ed a verificare se i suoi movimenti sono stati ben finalizzati al raggiungimento dello scopo, che poi coincide con la stessa motivazione: giocare.
E che dire della "caccia al tesoro" come modalità di applicazione di microstrategie, che a loro volta integrano in sé un nucleo di routine metacognitiva completa?
La caccia al tesoro implica una problematizzazione della realtà e crea un percorso graduale verso la soluzione di una rete di problemi.
Divertentissimo:
- cercare di comprendere le istruzioni scritte sui foglietti, attivando le conoscenze precedenti,
- scoprire che il nascondiglio della successiva istruzione è proprio quello che si era pensato, operando una selezione delle ipotesi,
- verificare che quello trovato sia il biglietto che porta avanti e non in un vicolo cieco, valutando la coerenza del messaggio al percorso
- gioire insieme per la scoperta del biglietto che nessuno trovava, autovalutandosi ed autorinforzandosi scoperta dopo scoperta,
- vincere, arrivando al tesoro
ovvero
- non trovare più nessuna istruzione e spiegare a sé ed ai compagni il proprio insuccesso.
La varietà dei tipi di gioco consente a ogni bambino di trovare quasi sempre quello in cui, per attitudine o preparazione, può in qualche modo affermarsi tra i compagni; d'altra parte, il fatto che il successo o l'insuccesso nel gioco non comporti gravi conseguenze e che sia considerata generalmente una caratteristica positiva quella di essere un "buon sportivo ", cioè di accettare con serenità le sconfitte, fa sì che i ragazzi si abituino a sopportare gli insuccessi e a rafforzarsi contro le frustrazioni. Nei giochi cooperativi non esistono né vinti né vincitori né esclusi; al posto di questi elementi vengono introdotti i cambi di ruolo.
Non esiste competizione se non in piccola misura o come crescita personale nel superamento dei propri limiti, si favorisce, così, la coesione del gruppo e l'esercizio di abilità metacognitive e prosociali.
D'altra parte, Bruner collega l'aspetto della crescita conoscitiva alle funzioni cognitive e immaginative del gioco: "Il gioco è un modo per esplorare quali mezzi sono adatti a determinati fini, e in che modo si possano collegare tra loro gli elementi del realtà. Il gioco dovrebbe essere ricco e strutturato [...] Bisogna consentire ai bambini di raggiungere obiettivi, di mettere insieme cose, di costruire; sono convinto fautore del gioco costruttivo, del gioco che presenta la costruzione di mondi immaginari o del gioco che consenta la costruzione di mondi reali." Dopo aver sottolineato l'importanza del gioco "con un altro", bambino o adulto, l'autore conclude affermando che "uno dei doni più belli che il bambino fa agli adulti consiste tra l'altro nell'insegnargli a giocare di nuovo".