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LA BUONA SCUOLA: Documenti e interventi su  "Piano Renzi" (settembre 2014)

(12.11.2014)

Ebook e libro. Non schierarsi, ma conoscere per capire
di Rodolfo Marchisio

Uno dei tanti inutili dibattiti in corso è quello pro o contro e-book vs libro.
Ne abbiamo già parlato con pareri molto prudenti ed altri critici, ma più aperti.
Cominciamo dalle conclusioni.
I dibattiti che girano intorno a dicotomie infeconde – da apocalittici integrati (Eco), alle due antropologie Maragliano e via per contrapposizioni e miti inesistenti (nativi digitali) - non aiutano né a ragionare né a capire.
Come dice B. Losito non è il caso di schierarsi, ma di cercare di capire.
Questa posizione però disorienta gli amici che non sanno come classificarti: ma insomma sei pro o contro?

Alcuni studi per capire:

L’articolo Ebooks v paper uscito sul “Financial Times” disegna un quadro degli studi e dei sondaggi condotti da diversi studiosi sui pregi e difetti della lettura a schermo e dei dispositivi di lettura di contro alla lettura tradizionale su carta. S. Ammaturo in Non sarà una battaglia tra schermo e carta cita studi, pensiamo seri, che dimostrano esattamente l’uno il contrario dell’altro. Ne riferiamo seguendo liberamente l’articolo.
La cosa che colpisce è che questi studi dimostrano sia che gli ebook favoriscono la concentrazione e il non saltare le pagine sia il contrario.
Chi teme la distrazione da tablet/ebook (Self), chi sostiene che i dispositivi elettronici favoriscono una lettura più profonda, anche perché impediscono di saltare le pagine. (A. Campbell).
Chi teme la molteplicità dei dispositivi, la famigliarità o meno dell’utente, la distrazione che un tablet può indurre rispetto all’ebook base (cfr articoli sul multitasking).

Come cambia la lettura cambiando supporto?

Oggi il problema non è semplicemente cosa leggere, ma come leggere – su carta, tablet, ereader, (o smartphone?) – e le persone hanno diverse opinioni su quale sia il migliore.
Alcuni studiosi hanno ammonito sui rischi connessi all’aumento della “screen culture”, così definita dalla neuroscienziata S. Greenfield. Così come la tecnologia ci porta in territori sconosciuti, «il cervello può adattarsi in maniera imprevedibile». E questi cambiamenti possono essere sia buoni sia cattivi.
Dall’altra parte Will Self recentemente ha sostenuto che la connettività del mondo digitale è stata fatale per il romanzo serio, che richiede tutta l’attenzione del lettore.
È evidente che la lettura su schermo può comportare una minore comprensione del testo e persino provocare il sonno. Ma questo tipo di riflessioni ci aiutano a essere più consapevoli su cosa significhi leggere.
Dobbiamo riflettere ad esempio sulla differenza tra “lettura profonda”, quando si è realmente immersi in un testo, e “apprendimento attivo”, quando si prendono note a margine o si chiude il libro per cercare delle relazioni con qualcos’altro.
Campbell della Open University in Scozia ha osservato come gli studenti usavano un Kindle reader e come i libri cartacei, ha scoperto che i dispositivi elettronici favoriscono una lettura più profonda e un più lento apprendimento attivo. Tutto ciò sembra essere una diretta conseguenza del design. «Sono meno distratti usando un Kindle base» con poche opzioni.
Un’altra constatazione correlata al discorso e ampiamente diffusa, è che le persone leggono più lentamente sugli schermi che sulla carta.
S. Margolin della State University di New York sostiene il rallentamento può davvero permetterci di spendere più tempo a consolidare cosa abbiamo letto in una rappresentazione mentale più coesa del testo… non saltare pagine durante la lettura può essere una buona cosa che costringe il lettore a leggere il testo in sequenza preservando l’organizzazione voluta dall’autore.
Tuttavia, questo processo scoraggia la rilettura che notoriamente agevola, grazie alla “metacomprensione”, la capacità del lettore di riconoscere se ha capito o meno ciò che ha appena letto.
La taiwanese Szu-Yuan Sun suggerisce che leggere un testo in maniera lineare, alla maniera di un libro di carta tradizionale, comporta una «migliore comprensione letterale del testo per lettori di mezza età», ma la lettura sul computer con collegamenti ipertestuali «è utile per una comprensione inferenziale del testo». In altre parole l’ambiente collegato al web incoraggia le persone a fare collegamenti e risolvere questioni, mentre la lettura semplice porta a prendere così com’è ciò che si ha sotto gli occhi.
Quindi la prevalenza di collegamenti ipertestuali e molteplici finestre sui computer o tablet può essere vista o come distrazione sgradita o come un’opportunità in più per l’apprendimento attivo.
D’altra parte avere un device che richiede molta attenzione operativa potrebbe essenzialmente sottrarre lavoro alle risorse di memoria» dice Margolin.
Da un altro punto di vista, non è chiaro se gli inconvenienti sono più o meno connessi con il modo in cui cambia la nostra lettura. Per esempio, Campbell spiega come siamo in grado di creare «mappe cognitive» di ciò che stiamo leggendo includendo, per esempio, memorie visuali di alcuni passaggi posizionati nella parte superiore del lato sinistro della pagina, oppure raccogliendo informazioni cinestetiche basate sul peso e sulla dimensione in grado di farci capire quanto ci resta da leggere. Questo aiuta a spiegare perché Benedetto ritiene che «lo scorrimento danneggia la memoria spaziale», in quanto rende più difficile orientarsi nel testo.
Le persone abituate a leggere su ereader non faranno affidamento alle stesse cose e useranno, invece, parole chiave ricercabili e una toolbar per navigare all’interno del testo.

Si è più motivati a leggere o meno?

Un altro settore di ricerca riguarda, invece, la motivazione. Una delle preoccupazioni più ricorrenti nell’era d’internet è che i ragazzi leggono meno. Ma ci sono delle prove secondo cui, un uso sapiente degli ereader potrebbe esortare maggiormente la lettura. Campbell, per esempio, mostra un importante sondaggio della Nacional Literacy Trust dello scorso anno, il quale dimostra che i bambini leggono di più usando un ereader che un libro cartaceo. Lei pensa che la ragione principale di questo risultato sia legata al fatto che un ereader è piccolo, leggero, portatile e lo si può tirare fuori nei momenti più strani »
Gli ereader sono, a volte, utili per superare problemi d’immagine fornendoci una sorta di licenza per seguire la nostra curiosità e gli interessi più disparati. Senza far vedere cosa stiamo leggendo.

La flessibilità dell’impaginazione.

Matthew Schneps: «Gli ereader sono più efficienti della carta per chi soffre di dislessia». Schneps ha dichiarato che alcuni dislessici sono «inclini a distrarsi a causa delle parole della pagina adiacente alla parola chiave letta in quel momento». Le colonne strette possono aiutare a risolvere questo problema e sicuramente «la formattazione è difficile da modificare in un libro a stampa ma banale in un e-reader». Nella stampa il corpo del carattere deve soddisfare tutti, invece con un dispositivo elettronico tutti i tipi di personalizzazione sono possibili, questo significa che, potenzialmente, ogni utente può creare il proprio ambiente di lettura ottimale.

Studiare le nuove forme di lettura e scrittura.

Ciò che è chiaro sin da ora è che stiamo vivendo una nuova era della lettura e non una battaglia tra schermo e carta.
La notizia positiva è che la ricerca ci costringe a ripensare il modo in cui ci rapportiamo alla parola scritta. E alle sue evoluzioni.
Non teniamo conto intanto di due fatti già emersi:

 1- La capacità, già evidenziatasi col multitasking, del nostro cervello e dei giovani più grandi ad autocorreggersi.  Ma noi genitori e docenti dove siamo? Come il solito, dalla TV in poi, i ragazzi fanno la loro strada senza di noi che stiamo a discutere se TIC che non conosciamo facciano bene o male, concetto occidentale/cristiano, certamente non scientifico/culturale.

2- I “danni” – gli effetti - di una tecnologia così giovane si vedono a distanza di tempo, talora decenni.

Solo adesso riusciamo a intuire i primi effetti fisici dei cellulari…figuriamoci quelli mentali.

Le conclusioni

Concludiamo con alcune osservazioni tratte dell’articolo di Julian Baggini, traduzione di S. Ammaturo.
“In conclusione, non sembra esserci una prova convincente che la lettura su schermo o su carta sia migliore di per sé. «Se la componente cognitiva è forte» suggerisce Benedetto, «quella culturale lo è ancora di più». Secondo Margolin «la preferenza per una lettura su carta o su schermo sembra essere nient’altro che questo: una preferenza».
E sempre di più i giovani stanno optando per i digitale. L’indagine della National Literary Trust ha rivelato che il 52% dei ragazzi tra gli 8 e i 16 anni preferisce la lettura su schermo contro solo il 32% che preferisce la carta stampata.
Anne Mangen della University of Stavanger in Norvegia sostiene che abbiamo bisogno di più studi longitudinali, condotti nel corso di decenni, prima di poter comprendere quali effetti dei diversi dispositivi elettronici di lettura siano dovuti alla familiarità o meno con essi e quali siano «relati a innati aspetti della cognizione umana».

Stili di lettura

La ricerca ha già detto molto su come leggiamo oggi. Prima di tutto, è evidente che, anche utilizzando la carta, esistono diversi approcci. Molti di noi, probabilmente, hanno uno stile fisso: potremmo essere uno skimmer (sfogliatore), uno skipper (saltatore), un front-to-back completist (lettore dalla prima all’ultima pagina), un custode della pagina incontaminata oppure un ossessivo scrittore di note a margine. Ad ogni modo, le nostre abitudini, probabilmente, sono state create per la maggior parte da una serie di combinazioni tra esperienze infantili e lo strumento con il quale ci siamo avvicinati alla lettura. Basta essere semplicemente più consapevoli delle alternative che possono aiutarci a leggere meglio, evitando distrazioni,  a immergerci nella finzione, per esempio, o a rompere consapevolmente il flusso della lettura non-fiction per assicurarci di elaborare le informazioni ricevute.
In secondo luogo, potremmo beneficiare di essere consapevoli di quanto le nostre preferenze siano influenzate dall’abitudine, dalla moda e dalla cultura. Quando ci sediamo in un treno con un libro aperto di fronte a noi, ci rendiamo conto di quanto la nostra scelta di lettura sia stata influenzata dalle nostre idee su quello che dovrebbe essere un buon libro e di come un adulto serio dovrebbe apparire in pubblico (la copertina!)?
Perché è ovvio che la lettura è importante e può sembrare facilmente evidente ciò che è la lettura. (il grassetto è mio)
Forse il vero contributo degli ereader sarà quello di farci ripensare a questo assunto.”
Farci ripensare quindi a cosa è la lettura. A come funziona, a come potrebbe funzionare oggi e al rapporto fra questo e i nostri processi mentali di comprensione, metariflessione, memorizzazione, ma anche di esplorazione. Ne parlava Pennac se non sbaglio. E della nostra interazione coi supporti diversi della lettura.

Alcune note finali

Il dibattito purtroppo risente, come da decenni nel dibattito sulle TIC, di alcuni fattori negativi:

Ne deriva l’abitudine di discutere di cose che non conosciamo: chi discute di e-book (o di Social network) senza averli mai provati, parla di cose che intellettualmente ed emotivamente non conosce. Spesso nella scuola e intorno alla scuola si bara.
Secondo Stephen Fry, uno dei più acuti osservatori del mondo dei media “i libri sono minacciati dagli ebook come le scale dagli ascensori”.
E’ una questione di opportunità e di preferenze.

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