(12.11.2014)
Ebook e
libro. Non schierarsi, ma conoscere per capire
di Rodolfo Marchisio
Uno dei tanti inutili dibattiti in corso
è quello pro o contro e-book vs libro.
Ne abbiamo già parlato con pareri molto
prudenti ed altri
critici, ma più aperti.
Cominciamo dalle conclusioni.
I dibattiti che girano intorno a dicotomie infeconde – da apocalittici
integrati (Eco), alle due antropologie Maragliano e via per
contrapposizioni e miti inesistenti (nativi digitali) - non aiutano né a
ragionare né a capire.
Come dice B. Losito non è il caso di schierarsi, ma di cercare di capire.
Questa posizione però disorienta gli amici che non sanno come
classificarti: ma insomma sei pro o contro?
Alcuni studi per capire:
L’articolo
Ebooks v paper
uscito sul “Financial Times” disegna un quadro degli studi e dei sondaggi
condotti da diversi studiosi sui pregi e difetti della lettura a schermo e dei
dispositivi di lettura di contro alla lettura tradizionale su carta. S.
Ammaturo in
Non sarà una battaglia tra schermo e carta cita studi, pensiamo seri, che
dimostrano esattamente l’uno il contrario dell’altro. Ne riferiamo
seguendo liberamente l’articolo.
La cosa che colpisce è che questi studi dimostrano sia che gli ebook favoriscono
la concentrazione e il non saltare le pagine sia il contrario.
Chi teme la distrazione da tablet/ebook (Self), chi sostiene che i dispositivi
elettronici favoriscono una lettura più profonda, anche perché impediscono di
saltare le pagine. (A. Campbell).
Chi teme la molteplicità dei dispositivi, la famigliarità o meno dell’utente, la
distrazione che un tablet può indurre rispetto all’ebook base (cfr
articoli sul
multitasking).
Come cambia la lettura cambiando supporto?
Oggi il problema non è semplicemente
cosa leggere, ma come leggere – su carta, tablet,
ereader, (o smartphone?) – e le persone hanno diverse opinioni su
quale sia il migliore.
Alcuni studiosi hanno ammonito sui rischi connessi all’aumento della “screen
culture”, così definita dalla neuroscienziata S. Greenfield. Così come la
tecnologia ci porta in territori sconosciuti, «il cervello può
adattarsi in maniera imprevedibile». E questi cambiamenti possono essere sia
buoni sia cattivi.
Dall’altra parte Will Self recentemente ha sostenuto che la connettività
del mondo digitale è stata fatale per il romanzo serio, che
richiede tutta l’attenzione del lettore.
È evidente che la lettura su schermo può comportare una minore
comprensione del testo e persino provocare il sonno. Ma questo tipo di
riflessioni ci aiutano a essere più consapevoli su cosa significhi leggere.
Dobbiamo riflettere ad esempio sulla differenza tra “lettura profonda”,
quando si è realmente immersi in un testo, e “apprendimento attivo”,
quando si prendono note a margine o si chiude il libro per cercare delle
relazioni con qualcos’altro.
Campbell della Open University in Scozia ha osservato come gli studenti usavano
un Kindle reader e come i libri cartacei, ha scoperto che i
dispositivi elettronici favoriscono una lettura più profonda e un più
lento apprendimento attivo. Tutto ciò sembra essere una diretta
conseguenza del design. «Sono meno distratti usando un Kindle base»
con poche opzioni.
Un’altra constatazione correlata al discorso e ampiamente diffusa, è che le
persone leggono più lentamente sugli schermi che sulla carta.
S. Margolin della State University di New York sostiene il rallentamento
può davvero permetterci di spendere più tempo a consolidare cosa abbiamo letto
in una rappresentazione mentale più coesa del testo… non saltare pagine
durante la lettura può essere una buona cosa che costringe il lettore a
leggere il testo in sequenza preservando l’organizzazione voluta dall’autore.
Tuttavia, questo processo scoraggia la rilettura che notoriamente
agevola, grazie alla “metacomprensione”, la capacità del lettore di
riconoscere se ha capito o meno ciò che ha appena letto.
La taiwanese Szu-Yuan Sun suggerisce che leggere un testo in maniera lineare,
alla maniera di un libro di carta tradizionale, comporta una «migliore
comprensione letterale del testo per lettori di mezza età», ma la
lettura sul computer con collegamenti ipertestuali «è utile per
una comprensione inferenziale del testo». In altre parole l’ambiente
collegato al web incoraggia le persone a fare collegamenti e risolvere
questioni, mentre la lettura semplice porta a prendere così com’è ciò che si
ha sotto gli occhi.
Quindi la prevalenza di collegamenti ipertestuali e molteplici
finestre sui computer o tablet può essere vista o come distrazione
sgradita o come un’opportunità in più per l’apprendimento attivo.
D’altra parte avere un device che richiede molta attenzione operativa
potrebbe essenzialmente sottrarre lavoro alle risorse di
memoria» dice Margolin.
Da un altro punto di vista, non è chiaro se gli inconvenienti sono più o
meno connessi con il modo in cui cambia la nostra
lettura. Per esempio, Campbell spiega come siamo in grado di creare «mappe
cognitive» di ciò che stiamo leggendo includendo, per esempio, memorie
visuali di alcuni passaggi posizionati nella parte superiore del lato
sinistro della pagina, oppure raccogliendo informazioni cinestetiche basate sul
peso e sulla dimensione in grado di farci capire quanto ci resta da leggere.
Questo aiuta a spiegare perché Benedetto ritiene che «lo scorrimento
danneggia la memoria spaziale», in quanto rende più difficile orientarsi nel
testo.
Le persone abituate a leggere su ereader non faranno affidamento alle stesse
cose e useranno, invece, parole chiave ricercabili e una
toolbar per navigare all’interno del testo.
Si è più motivati a leggere o meno?
Un altro settore di ricerca riguarda, invece, la
motivazione. Una delle preoccupazioni più ricorrenti nell’era d’internet
è che i ragazzi leggono meno. Ma ci sono delle prove secondo cui, un
uso sapiente degli ereader potrebbe esortare maggiormente la
lettura. Campbell, per esempio, mostra un importante sondaggio della
Nacional Literacy Trust dello scorso anno, il quale dimostra che i bambini
leggono di più usando un ereader che un libro cartaceo. Lei pensa che la
ragione principale di questo risultato sia legata al fatto che un ereader è
piccolo, leggero, portatile e lo si può tirare fuori nei momenti più strani
»
Gli ereader sono, a volte, utili per superare problemi d’immagine fornendoci una
sorta di licenza per seguire la nostra curiosità e gli
interessi più disparati. Senza far vedere cosa stiamo leggendo.
La flessibilità dell’impaginazione.
Matthew Schneps: «Gli ereader sono più efficienti della carta per chi soffre di dislessia». Schneps ha dichiarato che alcuni dislessici sono «inclini a distrarsi a causa delle parole della pagina adiacente alla parola chiave letta in quel momento». Le colonne strette possono aiutare a risolvere questo problema e sicuramente «la formattazione è difficile da modificare in un libro a stampa ma banale in un e-reader». Nella stampa il corpo del carattere deve soddisfare tutti, invece con un dispositivo elettronico tutti i tipi di personalizzazione sono possibili, questo significa che, potenzialmente, ogni utente può creare il proprio ambiente di lettura ottimale.
Studiare le nuove forme di lettura e scrittura.
Ciò che è chiaro sin da ora è che stiamo
vivendo una nuova era della lettura e non una battaglia tra schermo e
carta.
La notizia positiva è che la ricerca ci costringe a ripensare il modo in
cui ci rapportiamo alla parola scritta. E alle sue evoluzioni.
Non teniamo conto intanto di due fatti già emersi:
1- La capacità, già evidenziatasi col multitasking, del nostro cervello e dei giovani più grandi ad autocorreggersi. Ma noi genitori e docenti dove siamo? Come il solito, dalla TV in poi, i ragazzi fanno la loro strada senza di noi che stiamo a discutere se TIC che non conosciamo facciano bene o male, concetto occidentale/cristiano, certamente non scientifico/culturale.
2- I “danni” – gli effetti - di una tecnologia così giovane si vedono a distanza di tempo, talora decenni.
Solo adesso riusciamo a intuire i primi effetti fisici dei cellulari…figuriamoci quelli mentali.
Le conclusioni
Concludiamo con alcune osservazioni
tratte dell’articolo di Julian Baggini, traduzione di S. Ammaturo.
“In conclusione, non sembra esserci una prova convincente che la lettura su
schermo o su carta sia migliore di per sé. «Se la componente cognitiva è forte»
suggerisce Benedetto, «quella culturale lo è ancora di più». Secondo Margolin
«la preferenza per una lettura su carta o su schermo sembra essere nient’altro
che questo: una preferenza».
E sempre di più i giovani stanno optando per i digitale. L’indagine della
National Literary Trust ha rivelato che il 52% dei ragazzi tra gli 8 e i 16
anni preferisce la lettura su schermo contro solo il 32% che preferisce la carta
stampata.
Anne Mangen della University of Stavanger in Norvegia sostiene che abbiamo
bisogno di più studi longitudinali, condotti nel corso di decenni, prima di
poter comprendere quali effetti dei diversi dispositivi elettronici di
lettura siano dovuti alla familiarità o meno con essi e quali siano «relati
a innati aspetti della cognizione umana».
Stili di lettura
La ricerca ha già detto molto su come leggiamo oggi. Prima di
tutto, è evidente che, anche utilizzando la carta, esistono diversi
approcci. Molti di noi, probabilmente, hanno uno stile fisso: potremmo
essere uno skimmer (sfogliatore), uno skipper (saltatore), un
front-to-back completist (lettore dalla prima all’ultima pagina), un custode
della pagina incontaminata oppure un ossessivo scrittore di note a margine. Ad
ogni modo, le nostre abitudini, probabilmente, sono state create per la
maggior parte da una serie di combinazioni tra esperienze infantili
e lo strumento con il quale ci siamo avvicinati alla lettura. Basta
essere semplicemente più consapevoli delle alternative che possono
aiutarci a leggere meglio, evitando distrazioni, a immergerci
nella finzione, per esempio, o a rompere consapevolmente il flusso della lettura
non-fiction per assicurarci di elaborare le informazioni ricevute.
In secondo luogo, potremmo beneficiare di essere consapevoli di quanto le
nostre preferenze siano influenzate dall’abitudine, dalla moda
e dalla cultura. Quando ci sediamo in un treno con un libro aperto di
fronte a noi, ci rendiamo conto di quanto la nostra scelta di lettura sia stata
influenzata dalle nostre idee su quello che dovrebbe essere un buon libro e di
come un adulto serio dovrebbe apparire in pubblico (la copertina!)?
Perché è ovvio che la lettura è importante e può sembrare facilmente
evidente ciò che è la lettura. (il grassetto è mio)
Forse il vero contributo degli ereader sarà quello di farci ripensare
a questo assunto.”
Farci ripensare quindi a cosa è la lettura. A come funziona, a come potrebbe
funzionare oggi e al rapporto fra questo e i nostri processi mentali di
comprensione, metariflessione, memorizzazione, ma anche di esplorazione. Ne
parlava Pennac se non sbaglio. E della nostra interazione coi supporti
diversi della lettura.
Alcune note finali
Il dibattito purtroppo risente, come da decenni nel dibattito sulle TIC, di alcuni fattori negativi:
Ne deriva
l’abitudine di discutere di cose che non conosciamo: chi discute di e-book (o di
Social network) senza averli mai provati, parla di cose che intellettualmente
ed emotivamente non conosce. Spesso nella scuola e intorno alla scuola si
bara.
Secondo Stephen Fry, uno dei più acuti osservatori del mondo dei media “i libri
sono minacciati dagli ebook come le scale dagli ascensori”. E’ una questione
di opportunità e di preferenze.