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Democrazia WEB e ragazzi

“La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” G. Gaber

(13.10.2013)

E-BOOM!!!
Parte 2 - Quanto ci costa e quanto ci serve
di Rodolfo Marchisio

 

Come sappiamo la legge 133/2008 prevede che – a partire dall’anno scolastico 2008-2009 – una parte dei libri di testo venga offerta in forma digitale, mentre dall’anno scolastico 2011-2012, prorogato al 2014 – 15 con una introduzione graduale (cfr D.M.) “il collegio docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista”.

Serve l’e-book a scuola?

1) prima motivazione addotta è il risparmio delle famiglie rispetto ai libri di carta
Il risparmio calcolato rispetto ai 160/200 euro l’anno, sarebbe di 70 euro che si riducono a 50 se si calcola che l’IVA sui libri di testo è al 4% ma sugli e-book al 22%.

2) L’ebook favorirebbe la cultura digitale, in un paese in cui soltanto il 48,7% delle famiglie ha un PC a casa e il 73,6% una linea del telefono (ISTAT 2010).
Aggiungiamo anche che il 28,8 % degli italiani non è connesso (dati Ist. Lorien) e il 27% non ha mai usato un PC (ISTAT). 

3) Infine “specialmente per gli ordini di scuola inferiori, la riduzione del peso degli zaini (vedi comunicato stampa del 10 febbraio 2009 e relativa circolare).”
Questa è forse una cosa reale: un ebook non pesa niente (è infatti un libro digitale, un file), ma….

E’ vero?

Un e-book ha bisogno di un supporto informatico per essere letto: e-reader (ad es Kindle o Leggo) o Tablet/IPAD o portatile o cellulare (ma è scomodo e toglie la vista). Il più leggero e-reader in commercio pesa meno di 200 grammi e può contenere sino a 1.400 dei libri tradizionali. Bisogna vedere quanto “pesano” in mega i libri scolastici (avranno immagini, cartine, altro o solo parole?). Inoltre hanno uno schermo di 7” comodo, ma piccolino.
Naturalmente è un supporto tecnologico, quindi delicato e bisognoso di una certa manutenzione e consulenza. Dallo scaricare gli e-book giusti, al metodo di pagamento, alla fragilità strutturale. Non più partite di pallone con gli zaini come porte, per dire…
Ma chi offre e chi paga per la consulenza tecnica alle famiglie, il 50% delle quali non sono state in grado di iscrivere i figli a scuola online? Il MIUR? Pare di no. Le famiglie? Ma è diritto allo studio? La scuola “obbligatoria e gratuita” della Costituzione?
Le scuole sembra. Ma dove li prendono i soldi e le competenze?
Va ricordato che secondo i dati che emergono dalle rilevazioni delle dotazioni multimediali per la didattica condotte dall’Osservatorio tecnologico del Miur, al 31 agosto 2012, le aule scolastiche connesse sono oltre (?) il 54%, mentre circa l’82% (delle scuole NdA) possiede una connessione ad internet. (Tuttoscuola)  Solo? E quante hanno collegata solo la segreteria?

 Quale personale, in regime di spending rewiew dovrebbe aiutare i genitori a:

1-     scaricare gli e-book giusti ogni anno

2-     usare un sistema di pagamento elettronico correttamente (e nel rispetto della privacy)

3-     usare correttamente i lettori anche a casa? Chi ha le competenze e il tempo (o è pagato) per farlo, visto che il Fondo Istituto è stato ulteriormente tagliato e il contratto non promette niente di buono?

Si possono prendere i soldi dalle famiglie forse, con illegali “donazioni volontarie” ed il gioco dell’oca continua!
E per i più in difficoltà? Quelli che usufruivano in vari modi del “Prestito d’uso”?

Costi

Ovviamente il lettore lo devono comprare le famiglie o fornire le scuole. Visto che il più economico costa 69 e i più cari sui 200 euro siamo già sotto di 150 euro. Le scuole possono offrire acquisti/contratti collettivi, più vantaggiosi. Credo sia ai limiti della legalità, ma meno di 69 euro non si può spendere e i 50 euro di risparmio sono già stati mangiati.  
Ma non basta, perché un lettore, che ha alcuni vantaggi (leggerezza, capienza, possibilità di sottolineare e di consultare il vocabolario, lettura che non affatica…) senza un collegamento WI FI è un’anatra zoppa.

 Il Wi FI serve per

1-     scaricare i libri, ma soprattutto

2-     evitare che il “lettore” sia solo un travaso di contenuti/parole in un altro posto. Se devo consultare una cartina, meglio se animata, scaricare e fare esercizi, usufruire di quel corredo che le case editrici promettono (nel cloud), se non si ha un Tablet/IPAD, portatile, laptop non ci si può collegare alla rete. E poi non si può fare ricerca, navigare, consultare documenti e fonti…

Ma allora chi mette il WIFI? Le scuole si dice, ma non tutte sono connesse come aule e non tutte hanno il WIFI. Le famiglie? Vedi sopra. Il MIUR? R. Luna ci aveva provato a basso costo a fornire la banda larga a tutte le scuole, tramite rete GARR ed Eutelsat. Non si sa se avrebbe funzionato: la rete GARR non è il massimo neanche per l’Università, se a ogni sede agganciamo 10/20 scuole cosa succede, a parte i problemi di sicurezza? Collassa o regge?
Il progetto era interessante tanto che l’ha preso l’allora Ministro per l’Innovazione ed è sparito.
Cablare una scuola costa alcune migliaia di euro, se c’è il WIFI costa meno, ma bisogna valutare le strutture della scuola (strutture in ferro, distanze etc…) le reazioni delle famiglie (dal peso dei libri alla immersione nelle onde…) e i costi per le scuole.
E chi paga il Pc o tablet o Ipad che affianca a casa e a scuola il lettore?
Infine non tutto il territorio italiano è coperto da rete veloce (digital divide, si diceva?)

 Facciamo due conti

1-     le famiglie risparmierebbero 50 euro/anno

2-     pagherebbero 130 il lettore medio e 300/350 il tablet o portatile o altro

3-     darebbero un contributo (“volontario”) alla scuola per avere il Wi Fi e per pagare l’assistenza/consulenza.

4-     Dovrebbero mettersi il Wi Fi a casa

Totale 500 ca di macchine (per risparmiare 50 sui contenuti) + contributi e bollette
Conviene davvero? Si spera che il figlio studi per 10 anni almeno, dopo le primarie che sono “esentate”.

 

Cambiamo supporto

Ovviamente si può saltare l’e-reader e leggere da laptop, tablet, IPAD etc.. Ma le famiglie che protestavano per il peso degli zaini ritengono più salutare leggere al computer per 5 ore più il pomeriggio? Comunque spenderebbero almeno 350 euro per risparmiarne 50.

Un investimento per il futuro. Ovviamente in attesa che le case editrici si accordino sul formato e non ci siano problemi nel tempo, di compatibilità col software.
Stanno nascendo ibridi: e-reader potenziati dal collegamento in rete o tablet non retroilluminati, ma parliamo di 200 euro e di uno schermo da 7”. Piccolino, per leggere, talora ancora retroilluminato e con autonomia di 7 h ca. Impensabile a scuola organizzare la ricarica anche a turno. Sarebbe oltretutto contro le norme sulla sicurezza. Non ci siamo ancora!

Ma cosa offrono le case editrici?

Citiamo il prof. Francesco Scervini dell’Università di Milano: “Infine, l’offerta di eBook è al momento ancora decisamente limitata. Soltanto una piccola parte dei libri di testo sono stati pubblicati in formato digitale. Il portale più diffuso per la vendita di libri di testo, ad esempio, include una sola grammatica greca per il biennio del liceo classico e tre eserciziari. Questo vuol dire che – volendo adottare un libro di testo digitale – il docente si ritroverebbe di fatto forzato a scegliere l’unico titolo a disposizione.”…

Libertà d’insegnamento, diceva la Costituzione?

…In mancanza di dati certi, l’editore Zanichelli Scuola quantifica il risparmio di carta/distribuzione nel 30% circa (per l’editore). In secondo luogo, qualora si renda necessario – per qualunque ragione – stampare una parte dell’eBook…., allora la differenza di costo si modifica sensibilmente. La possibile diffusione su larga scala degli eBook non dovrebbe rappresentare un motivo di abbassamento ulteriore dei prezzi, dal momento che – contrariamente ai costi di stampa e di trasporto e ai profitti della vendita al dettaglio – non ci sono ragioni economiche per ipotizzare una riduzione dei diritti d’autore e dei profitti degli editori.

Questo implica anche il discorso di stampa di pagine (a carico di scuole e famiglie e forse illegale), fotocopie e problemi simili non ancora affrontati.

 Altra ottica si avrebbe in caso di licenze Creative Commons . Ma la torta è di 650 milioni assicurati ogni anno.

Vantaggi e modelli didattici

Come appassionato di e-book per la lettura di narrativa e saggistica posso dire che i vantaggi sono il peso, il risparmio di spazio e di costo: ma Amazon e IBS hanno rinunciato a parte dei loro guadagni scaricando la diminuzione dei costi loro (carta e distribuzione) sul costo del prodotto e tagliato anche sui diritti d’autore. Un e-book si legge bene, ma non è multimediale e scarsamente interattivo. Posso caricarci un .PDF ma si legge male, posso sottolineare, ma non posso esportare facilmente gli appunti per la mia ricerca.
Va bene da leggere la sera, mancano i testi che hanno meno mercato (universitari o specialistici), sono un mercato che si morde la coda e autoreferenziale, non sono multimediali.
A scuola riproducono, a maggior costo e con un’organizzazione più complessa, il modello della lezione. Avere in mano un e-book + un Laptop e ascoltare un compagno che legge la lezione di storia e il docente che spiega è uno spreco. Ma quanti docenti sono disposti a (e competenti da) abbandonare la loro cattedra, fare della classe un laboratorio, organizzare ricerche e gestire la maggiore complessità di un nuovo modello? Chi ci crede lo fa già, chi non ci crede non lo farà mai a meno di avere forti incentivi oggi non esistenti. Altri si rifiuteranno sino alla pensione. La strada per la formazione di competenze di studio e cittadinanza collegate alle TIC è un’altra, questa rubrica cerca di dimostrarlo, lo ha riaffermato Maragliano.

   

Conclusioni

“Se ad una prima analisi l’adozione obbligatoria degli e-Book può sembrare un’innovazione vantaggiosa sotto molti aspetti, l’attenta definizione dei costi monetari – soprattutto in tempi di generale crisi e di risparmio tanto per le famiglie quanto per l’amministrazione pubblica – getta qualche perplessità sulla fattibilità del progetto.”

“Le scuole dovrebbero attivare dei corsi per istruire docenti e studenti riguardo all’uso degli eBook, nonché fornire assistenza agli studenti che ne abbiano bisogno. In secondo luogo, il saldo monetario per le famiglie non è necessariamente positivo. In particolare, le famiglie che non possiedono un computer – verosimilmente le più svantaggiate – sono chiamate a sostenere costi superiori alle altre, e addirittura più alti rispetto all’acquisto dei tradizionali libri di testo cartacei. Infine, l’offerta attuale di eBook è ancora molto limitata, e questo ne compromette l’adozione su larga scala.

 Ovviamente non si dice con che soldi le scuole dovrebbero fornire consulenza/aggiornamento ed assistenza tecnica. Ma si conviene che le strade per introdurre la cultura informatica come cultura chiave di studio e cittadinanza per ragazzi e famiglie sono altre.

D’altra parte, la realizzazione di queste condizioni richiede un attento studio, soprattutto per quanto riguarda l’effettiva possibilità delle istituzioni scolastiche di fornire assistenza, per evitare che la diffusione degli eBook venga percepita come un provvedimento discriminatorio e inutilmente costoso per le famiglie, soprattutto quelle meno agiate.[1]

Per fortuna in questa scuola che manca di un progetto di scuola e di un progetto coerente e fattibile sull’uso delle TIC nella didattica e nella formazione (siamo passati dalle 3 I, alle LIM, alle classi 2.0, agli e-book attraverso 4 governi e ci hanno guadagnato solo alcune industrie ) si impara a rimandare invece di risolvere e progettare.

 La scorsa settimana il ministro Carrozza ha firmato il decreto ministeriale che definisce tempi e modi del passaggio dalla carta all’e-book….Non sarà un passaggio brusco. Anzi. Se ne parlerà in realtà solo a partire dal prossimo anno scolastico 2014-2015, quando cambieranno anche i tetti di spesa per i testi in modo da consentire  un risparmio immediato del 10% per le famiglie degli alunni che frequenteranno le classi prime (…Tuttoscuola)

 


[1] Cfr L’uso degli eBook a scuola cap 4, Francesco Scervini (Università di Milano) Evidenziato da noi.

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