LAVAGNA SULLO SCHERMO
a cura di Paola Tarino
altri materiali sulla questione curda Dossier speciale sul popolo kurdo, di Aluisi Tosolini Il "caso" Ocalan, ovvero ode all'italica ipocrisia, di A. Tosolini |
"Senza imparare nessun progresso" Klamek ji bo Beko Lied für Beko / Canzone per Beko
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Il viaggio intrapreso da Beko per sfuggire ai turchi viene riproposto, transitando per tutto il territorio della gente kurda: lo vediamo guadare fiumi-confine, ci inerpichiamo con lui sui monti brulli, popolati di povere armenti, tra le capanne del suo popolo reso nomade dalle incursioni degli aerei di Saddam Hussein, ci commuoviamo attraverso il suo dolore assistendo da una collina al gasamento di un intero villaggio di donne, bambine, vecchi da parte di un repentino raid di elicotteri: non ci rendiamo neanche conto di quanto sta avvenendo. Una picchiata, una mefitica nuvola arancione, il silenzio irreale: ciò che impietrisce è il silenzio, quello che si estende sulla valle, che ci fa provare un gusto acre in gola, e quello che ha ammantato la questione kurda per ottant'anni. Ma qui sono stati gasati bambini che avevamo appena imparato a conoscere attraverso nomi pronunciati in associazione con abilità di ciascuno che assegnavano un'identità per il futuro, con i quali abbiamo vissuto attraverso il protagonista la loro povera vita, i giochi e soprattutto gli sforzi di acquisire conoscenze; la tartaruga di una bambina particolarmente sensibile (Ziné, che riassume il Kurdistan in quattro parole: "libro, cavallo, bandiera, tartaruga"), l'attività di insegnante sotto il tendone, che consente a tutti di adottare definitivamente la causa kurda non per cieca adesione militante, ma per la sensibilità che trascende il singolo e diventa patrimonio della comunità visitata. E che si trova a ospitare non solo Beko (per i bimbi "Apo", ovvero zio, lo stesso appellativo che contraddistingue Ocalan per l'intero popolo Kurdo), ma anche i bombardamenti periodici a cui vengono sottoposte le loro povere tende da forze armate diverse e che i bambini hanno imparato a riconoscere (ma non a sopportare) dal rumore dei velivoli che giunge fino ai loro rifugi nelle grotte, raggiunte di corsa abbandonando i recipienti d'acqua appena riempiti alla sorgente. Ma non sempre c'è scampo alle bombe o alle mine.
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Il film di Nizamettin Ariç, destinato fin dalla sua confezione a tentare di risvegliare le coscienze occidentali distratte da un secolo, passò senza lasciare traccia a Cannes '93, fu distribuito solo nei cineclub e poi venne finalmente proposto da Fuoriorario su Raitre, seppur a notte fonda. Il dramma del popolo Kurdo, tornato alla
ribalta internazionale con il caso del leader del PKK Abdullah Ocalan, è stato di recente
affrontato anche in una puntata della trasmissione televisiva "Mediterraneo"
(andata in onda su Raitre il 9 febbraio scorso). Un servizio è stato realizzato nelle
scuole di Istanbul, dove gli operatori del Centro Culturale della Mesopotamia si occupano
di gestire attività extracolastiche per tramandare la cultura e le tradizioni del
Kurdistan ai numerosi bambini, figli dei profughi costretti a rifugiarsi nella capitale
per sfuggire alle persecuzioni della pulizia etnica intentata dal regime turco e per
scampare ai gas iracheni.
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