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Democrazia WEB e ragazzi

“La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” G. Gaber

(02.03.2013)

Cosa c’entra la Montessori col web?
di Rodolfo Marchisio

 

“E’ un miracolo se la curiosità riesce a sopravvivere a un’educazione tradizionale” A. Einstein

Molte delle menti più brillanti della Silycon Valley, della generazione di Internet e d’America hanno una cosa in comune.

 I fondatori di Google il più potente motore di ricerca (L.Page e S. Brin), l’inventore di Amazon, il più famoso negozio online (J. Bezos), l’inventore delle più stimolanti simulazioni e videogiochi (W. Wright che ha inventato Sim city e molto altro), il titolare di Wikipedia (l’enciclopedia in rete J. Wales) cioè il meglio della rete oggi; ma anche Henry Ford o la proprietaria del Washington post; G. Clooney, attore, Jacqueline Kennedy e la figlia del Presidente Clinton hanno frequentato negli USA le scuole Montessori.

E’ ovvio pensare che nel metodo Montessori ci sia qualcosa che stimola la creatività, incoraggia l’intraprendenza e conforta la fiducia nei propri mezzi. S. Pistolini - Wired

Secondo il prof J. Dyer “E’ certificabile che un gran numero di nuovi imprenditori escono da questa esperienza, grazie alla quale hanno imparato a isolare e a dar seguito al filo della propria curiosità fino a farne una esperienza creativa”….. “questa è gente che non solo ha imparato presto a pensare in modo diverso (come S. Jobs il mitico fondatore di Apple), ma ha anche capito come agire in modo differente” .

La crisi del sistema scolastico americano (ma non solo ci sembra) c’entra con il fatto che si riduce spesso a un doppio binario: nel migliore dei casi lo studio come catena di montaggio, nel peggiore come parcheggio in vista di un futuro privo di opportunità.

 D’altra parte un principio come “libera il potenziale di un bambino e gli metterai a disposizione il mondo” di M. Montessori è molto adatto alla mentalità americana, come hanno testimoniato tutti i personaggi che abbiamo citato.
 “Non bisogna aiutare un bambino a svolgere un compito che può affrontare da solo… il migliore risultato per un maestro è poter dire che i suoi bambini stanno lavorando come se lui non esistesse” M. Montessori. E questo vale anche per molti nostri buoni docenti.

 Quello che ci interessa, perché generalizzabile, di questo discorso – posto anche che le scuole Montessori sono state anche criticate ed oggi sono quasi tutte private – è il fatto che stiamo parlando di:

a)    una scuola in cui si incoraggiano il pensiero creativo e quello divergente o meglio una scuola che lascia spazio al pensiero creativo e sappia tollerare il pensiero divergente.

b)     Una scuola attiva, del fare e delle esperienze, dei laboratori; presupposto necessario – a fronte di una scuola autoritaria e frontale - nel campo della formazione, della cittadinanza e delle educazioni.

 Una conferenza Ted (brevi conferenze anche online seguitissime) di Sir K. Robinson

 E’ necessaria una riforma della scuola, per “aiutare i nostri figli a trovare il loro posto nell’economia del XXI Secolo… e educare i nostri studenti in modo che riescano a costruirsi un senso d’identità, necessario per mantenere viva la comunità e trasmettere un patrimonio culturale mentre siamo parte di un processo di globalizzazione”.

Il problema è che il sistema attuale si rifà all’Illuminismo e alla rivoluzione industriale – e quindi alla produzione: l’unica “rivoluzione” che consiste nella conquista del diritto all’istruzione gratuita e obbligatoria. E’ una scuola che si basa sul ragionamento deduttivo e sullo studio dei classici.
Entriamo in crisi di fronte a deficit di attenzione ed iperattività – talora medicalizzati e curati con farmaci - quando i nostri ragazzi sono bombardati in contemporanea da stimoli diversi, dalle varie TIC e si abituano a fare diverse cose contemporaneamente (“multitasking”).  Tendiamo ad anestetizzarli invece di “risvegliarli al suono di quello che racchiudono dentro di loro”. Il fatto è che le scuole sono ancora plasmate sul modello della linea di produzione (come le fabbriche), radunano i bambini per anno di nascita/ data di produzione. Li testiamo con test uguali per tutti, dove la difformità è errore educandoli al conformismo e all’omologazione.
E’ stato fatto uno studio sul pensiero divergente, che è diverso, secondo l’autore, dalla creatività, in quanto la creatività è il “processo che porta ad avere idee originali di valore”, mentre il pensiero divergente è una capacità essenziale per essere creativi: “è l’abilità di vedere molte possibili risposte ad una domanda” (e non una sola). Di pensare lateralmente.

 Il Test

Chiedeva a 1500 bambini “quanti modi ti vengono in mente di usare una graffetta?”. In genere si davano 10/15 risposte, con punte di 200. Se ne trovano di più facendo domande: “ Può essere alta 60 metri e di gommapiuma”?  
I punteggi più alti (geni del pensiero divergente) erano bambini dell’asilo (98%). Allo stesso test all’età di 8/10 anni si erano ridotti alla metà e a 13/15 anni è stato un disastro.
Cosa era cambiato? Erano andati a scuola.

 Conclusioni: 1 - abbiamo tutti le capacità innate di essere divergenti, 2 - ma si deteriora con il tempo a causa del sistema d’istruzione che tende all’omologazione: una sola risposta è quella giusta. Non è colpa degli insegnanti, ma del modo di concepire il sistema scolastico.  

La ricerca dimostra ciò che ogni buon docente sa: che l’apprendimento più efficace avviene in gruppo e che la collaborazione è il fondamento della crescita.
E’ un problema di cultura delle nostre istituzioni, del clima che vi si respira (cfr Losito)

 E allora?

 MI rendo conto che proporre un tema come questo a una scuola che fatica (non certo per responsabilità dei docenti) a garantire alfabetizzazione e diritto allo studio a tutti (come diritto Costituzionale) per colpa dei troppi tagli, della mancanza di un progetto sulla scuola, della spinta alla omologazione (Test Invalsi) possa sembrare un discorso lontano; ma è lo stesso che facciamo quando diciamo che Cittadinanza e Costituzione non può ridursi ad una materia, ma è un attività trasversale formativa contestualizzata, senza la quale non si cresce.

Se si smette di dirlo qualcuno può pensare che non sia più (o non sia mai stato) vero.
E si chiude nella sua classe col suo libro di testo e col suo libro dei test
.
Molti lo stanno già facendo.   

 Per approfondire

1-     Wired 9/2011

2-     Conferenze TED anche in Italiano

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