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“La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” G. Gaber
(01.03.2014)
Il
valore aggiunto della rete e le competenze TIC
di Rodolfo Marchisio
Sembrano superate le dicotomie
infeconde, relativizzato il ruolo della rete e delle Tecnologie - nell’ottica di
un uso laico delle TIC e di una loro utilità accertata - per quanto
riguarda l’apprendimento (materiali
corso Istoreto “Le TIC nella didattica attiva e nella ricerca storica:
l’esempio della Shoah”, Calvani e
indagine OCSE Atti)
- in quanto non sufficiente a garantire un miglioramento di per se. Mentre un
buon docente si (altra indagine OCSE).
Stabilito che le TIC non vanno “inseguite”, ma usate per quello che possono fare
meglio di altre tecnologie, a costi contenuti e nell’ottica della inclusione,
resta da definire qual è il valore aggiunto delle tecnologie e della rete e
quali competenze TIC (citate tra le competenze chiave di cittadinanza
(cfr allegato) e/o direttamente fra le 8
competenze chiave per l’apprendimento permanente) debbano essere
perseguite nella formazione e nella didattica.
Il problema può essere diviso in tre parti:
1- Competenze TIC utili/necessarie alla piena cittadinanza
2- Competenze TIC utili alla formazione della persona oggi
3- Competenze TIC utili a incrementare e/o potenziare l’apprendimento e i suoi processi
Per la prima parte rimandiamo alla rubrica DWG a questo dedicata.
Per la seconda ricordiamo che tutte le
ricerche (oltre la nostra esperienza, la ricerca OCSE, quella delle classi 2.0…)
convergono sul fatto che le TIC da sole non aumentano l’apprendimento;
sarà caso mai la competenza del docente a farlo. La sua proposta
didattica, le risorse e strutture che può mettere in campo, le sue modalità
relazionali con ragazzi e genitori, la coprogettazione nel lavoro, che
producono coinvolgimento e motivazione e che possono indurre, nelle modalità
della didattica attiva e della ricerca, della costruzione delle “competenze
in azione”, un miglioramento non solo degli aspetti formativi,
dei rapporti fra i ragazzi, della loro capacità di collaborare, di mediare, nei
loro rapporti col docente e nella loro capacità di partecipare a un progetto. Ma
anche, attraverso questi fattori, favorire l’apprendimento.
Questo avviene anche col teatro e coi cartelloni, ma l’ambiente di lavoro TIC
ricco di stimoli, collegamenti, motivazioni, facilita e attrae.
L’ideale resta, anche qui, quello di Montessori: “Guardare i miei
ragazzi che lavorano da soli senza bisogno di me (a un progetto concordato
NdA)”. Sul piano formativo quindi stimoli simili a quelli di altri lavori comuni
ci sono e si attivano più facilmente. Le TIC come potenziamento e
facilitazione dell’apprendimento. Non unico né sufficiente.
Il metodo della ricerca in rete
Ci sono due modi di intendere la ricerca in rete:
A) Attivare un algoritmo di ricerca
con Google e/o consultare la pagina corrispondente di Wikipedia. Per interrogare
Google (o altro motore) occorrono alcune competenze di base, quali
formulare la domanda correttamente e in modo efficace o individuare le
parole chiave più utili.
Un tempo erano le parole chiave che interrogavano (centrare i cuori del tema su
cui indagare è una competenza comune). Oggi, con l’uso del linguaggio naturale
nella interrogazione del database, costruire la frase nel modo più efficace,
che faccia centrare l’obiettivo: le risposte più “utili”. Si poteva fare anche
in una ricerca “tradizionale”, ma oggi diventa una condizione/competenza
anche operativa obbligata.
Per quanto riguarda l’(ab)uso di Wikipedia ripetiamo la citazione di un
esperto USA: “Wikipedia è il posto migliore dove cominciare una ricerca ed è
il peggiore dove finirla”.
In altre parole, dobbiamo tutti imparare a usare Wikipedia solo come un
dizionario, per avere le prime informazioni e chiarire significati; come
punto di partenza. Non come pagine da “fotocopiare” e abbellire con poche
figurine (non complementari al testo e quindi non utili). Il copia/incolla si
faceva già una volta; è solo diventato meno manuale e meno faticoso: ricordate
gli album per la ricerche?
Diversa è l’ottica Wiki, della condivisione delle conoscenze, della
scrittura collettiva dei contenuti, rendendoli pubblici e utilizzabili da altri,
della costruzione collettiva della conoscenza; il contrario del “non ti faccio
copiare”, è mio .
Senza arrivare allo scrivere libri di testo collettivi, in mancanza di una
competenza specifica e documentata e in mancanza di controlli “di qualità e
contenuto”.
L’ottica Wìki è un valore sociale e un metodo di lavoro che senza le TIC
sarebbe difficile perseguire. Anche a livello formativo. E’ una forma
di condivisione informativa e scientifica da cui e per cui è nata la rete.
Confronto a distanza.
Le TIC allargano le potenzialità collaborative a distanza perché
abbassano il livello di coloro che lo possono fare: dall’Università
prestigiosa passiamo alla casa comune.
B) Il modo principe per fare ricerca è
partire da una raccolta di fonti e documenti (anche non digitali, ma
eventualmente citati dalla rete) come secondo passo per cercare una risposta
metodologicamente corretta a un problema posto. La rete offre una
marea (un eccesso disordinato) di materiali, ma il metodo è sempre quello
di G. Galilei; ultrasemplificato ad es. nel
Webquest mini
ricerca guidata.
Il vantaggio della rete non è solo la quantità di materiali disponibili o
la loro accessibilità, ma anche il fatto che di link in link, di
documento in documento nascono idee e ipotesi nuove. La logica/la ricerca
ipertestuale che c’era già nel medioevo, oggi è immediata ed evidente.
Una competenza che si pone è quella di imparare a seguire i link in modo
coerente e senza cazzeggiare o perdersi.
L’ipertestualità come esplorazione critica e non come cliccare a caso.
Come metafora del funzionamento del nostro cervello nella ricerca
(teoria dell’isomorfismo) sostengono alcuni autori.
C) Infine il prodotto che si può
confezionare con una tipografia elettronica di facile uso, come testo
interattivo e multimediale, presentazione, ipertesto, video, mappa etc.
Anche qui entrano in ballo competenze metodologiche e tecniche prettamente
digitali: saper fare una relazione o presentazione o mappa, misurata,
centrata, amichevole, richiede competenze anche TIC oltre che di comunicazione,
formative, di controllo dei contenuti.
E il dialogo tra forma del prodotto e contenuto è, nella forma digitale,
più immediata e feconda.
Dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili, la videoscrittura è la
grande innovazione che modifica e amplifica quantitativamente e qualitativamente
la produzione scritta e la sua diffusione. E oggi la rete propone
(blog, Social Network, scrittura collettiva…) la possibilità di esprimersi e
scrivere sempre di più e in modo più facile.
Non sempre con risultati positivi (visti i contenuti che si leggono, i limiti
degli ambienti: i 140 caratteri che fanno di Twitter una specie di bar sport
assertivo e spesso autoreferenziale; i limiti voluti che fanno di FB un “Grande
impiccione”)… Ma saper usare in modo avvertito i “nuovi luoghi della
comunicazione”, è un altro problema che non avevamo, una
potenzialità/rischio in più: un’altra competenza nuova e ineludibile.
Valutazione e validazione delle fonti
Un’ulteriore competenza chiave è quella
di imparare a selezionare le fonti (c. Chiave).
Da sempre il problema è definire quali fonti/documenti sono utili e attendibili
e quali no: la rete è anche una “pattumiera digitale”. Trovate un
approfondimento nel
secondo intervento di P. Vayola sulla valutazione delle fonti cfr.
materiali, ma per semplificare molto, insegniamo ai nostri ragazzi a:
1- Domandarsi
a) CHI l’ha scritto? Chi è l’autore – conosciuto/sconosciuto, che mestiere fa? Come la pensa? Se non lo sappiamo cerchiamo su Google e ci avvicineremo.
b) DOVE l’ha scritto: su quale sito: è un sito ufficiale, un giornale online, un’associazione, un’università, una rivista specializzata, un blog, etc. Sempre usando Wikipedia e Google.
c) PERCHE’ l’ha scritto? Quale tesi vuole sostenere? Ci sembra imparziale o condivisibile da molti? Ci sono altri autori che dicono la stessa cosa?
2- Per far questo insegniamo a decifrare gli URL (competenza operativa TIC). Si può dedurre DOVE l’ha scritto e con un po’ di ricerca anche CHI è (con Google o Wikipedia).
Es:
www.istoreto.it www.unito.it
www.pavonerisorse.it etc.
Prima leggiamo l’URL e poi proviamo a vedere chi sono. Cliccando e girando un
po’.
Documentazione
Nella nostra scuola “senza memoria” che
deve far ricerca, ma spesso ripete le stesse cose, senza “camminare sulle spalle
degli altri” perché ignora cosa fanno, sono sempre state importanti le reti
di scuole e il lavoro (peraltro obbligatorio per legge) di pubblicizzazione
e documentazione, di confronto didattico.
Ricordando che è importante documentare (Marchis):
Il progetto di partenza, con esplicitazione delle competenze attese, meglio poche, ma poco generiche e verificabili. Ad es. attraverso pubblicazione online dei progetti.
Il percorso attraverso il quale si sviluppa il progetto e si formano le competenze, magari attraverso diari di bordo, compilati da docente o allievo addetto a questo compito, osservazione esterna del docente o di un allievo, secondo una scheda ...
Il prodotto e il risultato finale in termini di competenze (tematiche, metodologiche, tecniche e formative) raggiunte (in tutto o in parte: basta una scheda).
Per questo esistono strumenti interni
al lavoro didattico ed esterni e consultabili da tutti, ad es.
Repository come
quello che si sta
costruendo su CC per l’USR Piemonte in collaborazione con Istoreto e
Sovraintendenza Archivistica.
Senza le TIC un repository non è impossibile (archivi cartacei sono
sempre esistiti…), ma nella costruzione, nella funzionalità e nella visibilità
c’è un salto di qualità. Ma occorre anche saperlo interrogare e qui si
mescolano competenze classiche e problematiche nuove.
Pubblicazione e confronto
Pubblicare in rete significa far
conoscere il proprio lavoro: dai 25/30 genitori che vedevano i cartelloni, ai 50
utenti medi di un CD, in teoria a tutto il mondo.
Vedere/sapere cosa fanno gli altri, per avere idee, per non ripetere sempre le
stesse ricerche, per far circolare prodotti ed esperienze, per far nascere idee
nuove. Per confrontarsi, in un mondo – quello della scuola – che tende a far
conoscere solo ai genitori, raramente ai colleghi, specie di altre scuole.
Reti di scuole e partner e rete Internet sono state i motori del cambiamento negli ultimi anni.
Un sito può essere un supporto obsoleto a lungo termine (per problemi di server) ma il più efficace nel medio periodo. Supporto più longevo è solo la carta, sinora. Coi suoi limiti.
Infine
La posta elettronica (purtroppo poco usata nella scuola, come i blog, i SN ed altre tecnologie fondamentali fuori) ha cambiato le nostre abitudini:
1- fino a pochi decenni fa pochissimi di noi corrispondevano tanto, nella vita privata e nel lavoro.
2- Pochissimi di noi riuscivano a collaborare a distanza in modo così frequente ed efficace
Queste riflessioni sono frutto comune di
alcune persone che stanno a chilometri di distanza e che integrano la
comunicazione con 1 o 2 telefonate e 2 o 3 mail, massimo.
Tutto questo è comodo, ma richiede competenze/capacità operative,
relazionali, di “buona educazione” che non sempre s’imparano da sole.
NB Competenze chiave e competenze di cittadinanza citate/coinvolte? Proviamo a incrociare queste poche osservazioni con l’elenco richiamato delle competenze chiave per l’apprendimento
1. Comunicazione nella madrelingua;
2. Comunicazione nelle lingue straniere;
3. Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia;
4. Competenza digitale;
5. Imparare ad imparare;
6. Competenze sociali e civiche;
7. Spirito d’iniziativa e imprenditorialità;
8. Consapevolezza ed espressione culturale.
E con le competenze chiave di cittadinanza
1- Imparare ad imparare
2- Progettare
3- Comunicare
4- Collaborare e partecipare
5- Agire in modo autonomo e responsabile
6- Risolvere problemi
7- Individuare collegamenti e relazioni
8- Acquisire e interpretare l’informazione
Ci sembra di aver parlato, talora direttamente, quasi di tutte. O no?