(01.10.05)
Il problema dell'Invalsi
Una volta cera il CEDE (Centro europeo per lEducazione),
il quale aveva la lucidità e la correttezza, nel proporre prove "oggettive", di
elencarne i limiti (pregi e difetti).
Poi è venuto Linvalsi (Istituto nazionale per la Valutazione del Sistema), non nato
con la Moratti (cera già prima) ma molto funzionale allottica aziendalistica
della Riforma che presuppone controllo: cosa ha prodotto lazienda scuola-Italia?
La necessità sembrerebbe essere quella di un confronto a livello nazionale su cosa offre il servizio (legittima) con la pretesa di poterlo fare attraverso presunte prove e prassi "oggettive" (pericoloso e illusorio).
Come negli ultimi anni siamo qui a domandarci: queste costose, pesanti prove, fatte a inizio ciclo (anche se lanno scorso sono slittate ad aprile e i risultati non ci sono ancora tutti adesso):
Esiste un libretto molto lucido ed utile, perché evita le critiche
generiche (spesso anche poco informate, ma abbondanti sul tema valutazione) ed alle
necessarie e condivisibili analisi politiche, pedagogiche o metodologiche, aggiunge anche
una analisi delle prove dello scorso anno.
E edito dal CIDI, coordinato da M. Ambel e si intitola "A prova di
INvalSI".
E stato preparato per e distribuito al Convegno Non sottovalutiamo
di cui parla Ambel su questo sito.
Aggiungo alcune osservazioni personali coerenti con quanto sviluppato sinora nel nostro dossier.
Compito dellistituto sarebbero, secondo la Legge
53:
"verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e
sulla qualità complessiva dellofferta formativa delle istituzioni scolastiche"
Esaminando meglio la normativa, si è slittati, come dimostra Ambel,
da una valutazione del sistema ("la qualità complessiva della offerta
formativa" legge 53) allo scopo di conoscerlo, ma anche (si spera) di migliorarlo con
interventi integrativi, alla valutazione di "apprendimenti", a quello, di
fatto, visti i test, di competenze disciplinari (e addirittura singole conoscenze)
parziali . Le"verifiche periodiche sulle conoscenze e abilità degli studenti"
L. 53) hanno invaso il campo di quanto devono fare, sempre secondo la legge 53, i docenti
e le scuole.
Una cosa ragionevole sarebbe quella di definire e verificare standard generali,
pochi, formativi, trasversali, condivisi; con la finalità che in tutte le scuole
dItalia il sistema punti a creare le condizioni per il raggiungimento di quei pochi
obiettivi comuni. LInvalsi però non ha mai declinato gli standard generali
(ma neanche le competenze): lo sta facendo lIndire, per ora solo per alcuni livelli
di studi.
Se non lo si fa a livello nazionale è illusione che possa avvenire "dal basso"
delle 10.000 autonomie scolastiche .
LI. inoltre non dovrebbe verificare lapprendimento o le competenze
disciplinari: valutazione dalla Riforma affidata alla autonomia delle singole scuole.
Mentre la valutazione del sistema è "condivisa" fra I. e scuole che
"concorrono".
Lattuale modo di verificare avrebbe un senso solo in una scuola "alla
francese" (modello vecchio) in cui programmi, metodi e contenuti siano imposti
dallalto e uguali per tutti. Non in una scuola della autonomia (che sostituisce
"la scuola dei programmi" nazionali: parola di Moratti!)
Ma chi sta declinando competenze o competenze trasversali, anche a livello delle singole
scuole?
Infine se lI. deve verificare standard generali o competenze trasversali e generali,
perché facciamo i test di 3 materie, per di piu in modo metodologicamente scorretto
e discutibile?
I limiti delle 3 prove, centrate su 3 materie e su poche
abilità, con luso di linguaggi non generalizzabili o addirittura di prove che
testano abilità non obbligatoriamente condivise è evidente. Lanalisi che fanno
delle prove Ambel, Tremoloso e i colleghi del CIDI è puntuale ed utile.
Scontato che non tutte le abilità sono "misurabili" e che comunque non lo sono
solo con prove "tipo test". Nessuna lo è in modo decontestualizzato,
prescindendo da allievo, classe, docente, metodo di lavoro e programmi (ad es di scienze).
In realtà la prassi del MIUR è di proclamare la autonomia, ma di attuare controllo e
omologazione (anche se in modo troppo spesso incoerente).
Dovrebbe essere una verifica di sistema per
conoscere e intervenire a migliorare (con aiuti alle realtà piu lontane dagli
obiettivi). Ma
Qualcuno sospetta che sia una valutazione per aiutare i piu "deboli":
allora conviene risultare "sgarrupati" e prendere un po di
"sovvenzioni", dicono i furbi
Qualcuno teme che si premino le "eccellenze" in ottica meritocratica e "per
fare le gare con lEuropa". Allora conviene abbandonare la (pretesa) neutralità
dei somministratori e "dare un aiutino ai ragazzi" per prendere il premio.
Qualcuno sospetta che non lo sappiano bene neanche loro
Il chiaro pericolo è che qualcuno ci caschi e "tari" la preparazione non su
esigenze, obiettivi, contesto ecc
ma sulle prove, per fare bella figura: una
scuola a misura di Invalsi.
Una cosa inaccettabile è che gli obiettivi e le conseguenze risultino oscuri.
I risultati della mia scuola (in realtà
delle 5 elementari di bacino che ci mandano gli allievi in prima) sono sconfortanti e
contraddicono tutti gli altri dati in nostro possesso: 8 anni di monitoraggi seri e
positivi (anche quando critici), alta affluenza di genitori superiore alla capienza della
scuola, dati che arrivano dalle maestre elementari, dati positivi nella prosecuzione degli
studi
Spazzati via da un 5,5 ca di Italiano (capiscono, ma non conoscono grammatica e
vocabolario), 6 stentato di matematica e scienze. Evidentemente siamo bravi solo nel
marketing!
Non esiste ancora il campione nazionale e di area geografica (sono molto in ritardo), ma
lo scorso anno eravamo nella media del Piemonte e del Nord Ovest intero, nota area
sottosviluppata della scuola italiana.
E nel resto dItalia? Secondo fonti Invalsi:
a) Isole molto alte
b) sud alto
c) centro si salva
d) nord est bassino
e) nord ovest il piu sgarrupato
Avrà ragione mio figlio che vuole andare a dare un po di
esami in altra zona dItalia lasciando questo nord ovest scolasticamente
sottosviluppato?
Anche alcuni funzionari Invalsi si rendono conto che questo trend, costante da anni, non
è una buona fotografia: tanto che pensano di smettere con le prove "a tappeto"
e passare a prove "a campione" con presenza di ispettori.
Questo conferma che lInvalsi privilegia le funzioni di controllo tipiche della
Moratti, su quelle di conoscenza, riflessione, aiuto, tipiche di un sistema improntato a
ottiche di equità sociale.
Restano aperti diversi problemi che, prescindendo da Moratti e Invalsi vanno affrontati e su cui cercheremo di intervenire.
- la valutazione interna (valutazione e verifica del lavoro formativo, valutazione e autovalutazione degli allievi, come parte del "fare scuola")
- la valutazione esterna (valutazione del lavoro fatto dalla singola scuola autonoma, compito della scuola e poi magari di reti verticali ed orizzontali di scuole a livello intermedio)
- con gli standard individuati a livello nazionale.
Come al solito i problemi sono complessi e non si risolvono con quattro slogan, ma con riflessioni, confronti, esperienze. Cercheremo di dare un piccolo contributo di divulgazione.
Per approfondire:
Sito del CIDI www.cidi.it
o www.ciditorino.it
Sito di Mario Ambel www.memorbalia.it/
Il convegno citato www.memorbalia.it/locandinagrugliasco2005web2.htm