CREDITS
Regia: Samira Makhmalbaf, figlia
di Mohsen Makmmalbaf (assieme a Kiarostami il più importante regista iraniano)
Sceneggiatura: Mohsen e Samira Makhmalbaf
Fotografia: Ebrahim Ghafori, Mohamad Ahmadi
Montaggio: Mohsen Makhmalbaf
Suono: Behroz Shamat
Musica: Tradizionale iraniana
Interpreti: Massoumeh Naderi, Zahra Naderi, Ghorbanali
Naderi, Azizeh Mohamadi, Zahra Saghrisaz
Produzione: Makhmalbaf Productions, 1 avenue 45 Shahrak
Dolotabad, Teheran, Iran, tel.
98-21-3745773
Distribuzione: Lucky Red Formato: 35 mm. e noleggio Home Video
Provenienza: Iran-Francia Durata: 85' Anno: 1998 |
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LA MELA, Iran, 1998
"Un
padre, con la moglie cieca, tiene segregate in casa le due figlie dodicenni per paura che
il mondo le contamini. I vicini chiamano l'assistente sociale, ma sarà un bambino con un
filo e una mela a sbloccare la situazione".
Il film di
Samira, giovane e bellissima figlia d'arte di un maestro del cinema iraniano quale Mohsen
Makhmalbaf, si può riassumere in queste poche righe, che mi è capitato di leggere sul
mensile di cinema Duel (Editoriale Modo, n° 70), che ne annunciava la
distribuzione a noleggio nel circuito home video.
Altri occhi infantili, stavolta femminili, bucano lo schermo: increduli di fronte alla
macchina da presa, di certo più curiosi di esplorare il mondo che sta al di là della
finestra, sbarrata, come la porta di casa, fin dalla nascita. Non si tratta di bambine
partorite in carcere, bensì di creature da sempre rinchiuse entro le mura domestiche dai
genitori stessi, che hanno agito così per eccesso d'affetto con la convinzione di
proteggerle dal mondo circostante.
Il film di Samira è un istant movie ispirato ad un evento realmente accaduto in
un quartiere a sud di Teheran (la regista l'ha definito un'opera di "ricerca
sociologica").
Lo script è stato preparato nei tre giorni successivi alla diffusione della notizia
(pubblicata sui giornali e comparsa in televisione) della denuncia fatta dai vicini di una
famiglia, le cui figlie, recluse per tutti i loro dodici anni, sono state costrette
all'analfabetismo, alla denutrizione, all'isolamento. Le riprese, durate solo due
settimane, mescolano sequenze girate in video in maniera amatoriale (quelle iniziali
riferite al fatto di cronaca, quando le sorelle gemelle, dopo essere state affidate ad un
centro di assistenza, vengono restituite a genitori a patto che accettino di lasciarle
uscire, di mandarle a scuola e di ricevere le visite di controllo dell'assistente sociale)
con la prosecuzione del racconto "artistico" su pellicola, a cavallo tra fiction
e metalinguaggio.
L'evento sviscerato in ogni suo aspetto, con lo scopo di far emergere la coralità del
quartiere in contrapposizione con il cortile-gabbia della casa, viene fatto rivivere dai
protagonisti autentici della vicenda, che si trovano così a distanza di poco tempo a
reinterpretare un vissuto: posticipato, un poco innaturale in quanto ricreato sul set,
magari persino terapeutico. Il film lascia comunque aperto il dubbio di sapere se sia
stato davvero catartico, o invece traumatico, per le bambine rivivere l'esperienza di
reclusione appena lasciata alle spalle, mentre appare maggiormente attento nell'indagare
l'atteggiamento del padre, che, pur restando della propria idea, rivede le sue posizioni
attraverso la "falsa" ripetizione, che consente almeno all'assistente sociale di
scoprire le vere ragioni, pur sempre condannate, di quel comportamento familiare.
Alla sua opera prima, Samira (agevolata indubbiamente dalla presenza del padre
coautore del montaggio) dimostra talento visivo ed una sensibilità particolare anche nel
risvegliare echi della filmografia iraniana: il vaso irrorato dall'acqua con il bicchiere
piccolo (metafora della condizione di aridità in cui vivono le due ragazze?) è cifra
dell'universo di riferimento dell'immaginario mediorientale; lo specchio è una delle
metafore abusate dal più illustre padre ("È difficile ricomporre i pezzi di uno
specchio"); il deambulare (preferibilmente su rotaie come in Il Corridore di Naderi) dei ragazzini è un tropo della
consapevole formazione dei bambini iraniani, che in questo modo pare rilevino le regole
elementari della società civile: la perdita dello sguardo innocente diventa superamento
dell'inebetimento.
Forse manca un guizzo che risvegli l'attenzione dopo la tristezza per lo stato in cui
versano le ragazze in condizioni di indigenza mentale, anche se quello della mela è un
espediente interessante perché media l'idea che il risvolto didattico sia possibile a
partire da un desiderio forte; c'è anche la scena del gelato sulla stessa lunghezza
d'onda, corredata persino di una battuta esilarante e non peregrina come: "Sei
stata rinchiusa dodici anni? Non è un buon motivo per non pagare", un episodio
tra i tanti che si succedono in questa repentina rieducazione a cui assistiamo, che non
manca persino di far notare quanto sia centrale l'importanza del denaro.
I dialoghi ricorsivi ruotano attorno ad un'unica considerazione: l'impossibilità di
portare i genitori a riconoscere l'errore pedagogico di fondo, che accomuna il padre
sessantacinquenne disoccupato, reso cieco da una fede subita, e la madre non vedente per
sovrappeso metaforico, come se non bastasse la cappa dello chador. Straziante, ma
esasperata l'esposizione del ritardo cognitivo, comunicativo e persino deambulatorio delle
due ragazze, vittime di un antico testo che aveva convinto il padre che le figlie sono
come i fiori: appassiscono al sole dello sguardo dei maschi. Eppure non si avverte troppa
recrudescenza, quasi una pietà anche per lo squallore dell'esistenza di un uomo che in un
frangente sembra si renda conto dei propri errori (confessa di desiderare la morte, ma è
poco convinto lui e poco convincente anche la preghiera), poca indulgenza invece verso la
madre, considerando forse più colpevole la donna ancorata pervicacemente alle credenze
inculcatele dal fanatismo e dalla miseria. Quindi rimane come una gradita sorpresa la
sequenza in cui si ribalta la condizione dei protagonisti e l'assistente sociale costringe
l'uomo a segare lui stesso le sbarre del cancello dietro il quale lo ha rinchiuso,
sostituendolo alle due gemelle, che dapprima non fanno altro che tornare alla loro
prigione, perché prive di stimoli e alternative.
In alcuni momenti si ha il dubbio che la censura abbia imposto di tentare di presentare
anche le ragioni dei due vecchi, ma nell'immaginario occidentale si spera che dire "L'ho
fatto per Dio" non possa che scatenare risentimento ben più sdegnato della
risposta dell'assistente sociale: "Né Dio, né il profeta potranno perdonarvi";
come se il biasimo dei vicini e degli spettatori non contasse nulla o come se la
sovraesposizione della gogna fosse una punizione di uno stato confessionale ai danni del
carceriere-padre.
Un momento pregevole di buon cinema è rappresentato dalla rivendicazione di un'esistenza
negata (comune a tutte le donne musulmane), inscenata dalle ragazze, ancora totalmente
dementi, attraverso l'imposizione delle proprie impronte sul muro e sbattendo i cucchiai
come nelle rivolte carcerarie, ma con più serena spensieratezza. E dall'altro lato
l'espressione davvero preoccupata del padre di fronte al giornale, che ne ritrae le
nefandezze: un retaggio che accomuna tutte le province del mondo è proprio il terrore di
uscire dall'anonimato e finire sui giornali. Il monito "finirai sul giornale"
come minaccia di pubblico ludibrio e messa al bando dal consesso si attaglia alla
situazione, benché già la famiglia sia ai margini, nonostante i molti aiuti che
provengono dall'esterno, ma a livello di elemosina: infatti al momento di intervenire si
preferisce inviare alle autorità la lettera con cui s'inizia il film; salvo poi appartati
chiedere individualmente conto all'assistente sociale delle sue decisioni.
Il film di Samira è stato
scelto dal Consiglio Regionale del Piemonte, che, in collaborazione con l'AIACE di Torino
- l'AGIS e l'ANICA, ha messo a punto una rassegna cinematografica intitolata "Viaggi di libertà - Per la difesa dei diritti", che comprende anche i film Central do Brasil e Train
de vie.
" Il percorso lavora intorno a quei
temi che per tradizione hanno caratterizzato nel corso di questi anni la riflessione
proposta dalla rassegna itinerante (giunta alla sua tredicesima edizione): la pari
dignità sociale, il rifiuto della guerra come strumento di offesa alla libertà dei
popoli, la difesa dei minori e la lotta contro ogni sopraffazione nei confronti
dell'universo femminile. I film presentati, contemporanei ed appartenenti ad aree
geografiche e produttive diverse, costituiscono altrettanti esempi di diritto negato e di
violenza su minoranze e individui più deboli (donne e bambini in particolare). I film
proposti, se da un lato danno visibilità ad alcuni paesi di norma assai poco frequentati
nel panorama cinematografico contemporaneo - individuando nel cinema una vera e propria
finestra sul mondo senza la quale determinati universi resterebbero clamorosamente orfani
di un'immagine e di una rappresentazione - dall'altro offrono motivi di riflessione e
denuncia di indubbio interesse" (dal Programma a cura del Consiglio Regionale
del Piemonte e dell'Aiace di Torino).
La rassegna, rivolta alle
scuole superiori, si terrà in 22 città del Piemonte con il seguente calendario:
ALESSANDRIA
Cinema Comunale
Tel. 0131 - 234266 |
15 marzo |
ARONA
Cinema S. Carlo
Tel. 0322 - 240566 |
23 febbraio * |
ASTI
Cinema Lumière
Tel. 0141 - 215380 |
17 marzo |
BARDONECCHIA
Cinema Sabrina
Tel. 0122 - 99633 |
14 febbraio * |
CANDELO
Cinema Verdi
Tel. 015 - 2536417 |
11 febbraio * |
CASALE
Cine Poli
Tel. 0142 - 452081 |
12 aprile * |
CEVA
Sala Borsi
Tel. 0174 - 721351 |
19 aprile |
CHIERI
Cinema Splendor
Tel. 011 - 9470320 |
28 aprile |
CUNEO
Cinema Fiamma
Tel. 0171 - 693554 |
1 marzo |
FOSSANO
Nuovo Cinema Politeama
Tel. 0172 - 62407 |
10 marzo |
INTRA
Cinema Vip
Tel. 0323 - 404225 |
5 febbraio * |
IVREA
ABCinema
Tel. 0125 - 48516 |
1 aprile |
MONDOVÍ
Cinema Bertola
Tel. 0174 - 44223 |
10 aprile |
NIZZA MONFERRATO
Cinema Verdi
Tel. 0141 - 793263 / 701459 |
25 marzo |
NOVARA
Cinema Vip
Tel. 0321 - 626739 |
22 marzo * |
PIANEZZA
Cinema Lumière
Tel. 011 - 9682088 / 0335 - 5804045 |
18 febbraio * |
PINEROLO
Cinema Hollywood
Tel. 0121 - 78805 / Fax. 0121 - 201142 |
4 aprile |
SALUZZO
Cinema Politeama
Tel. 0175 - 43756 |
19 aprile |
SANTHIÁ
Cinema Ideal
Tel. 0161 - 930827 / 0339 - 2405369 |
27 aprile |
SUSA
Cinema Cenisio
Tel. 0122 - 622686 / 622048 |
12 febbraio * |
TORINO
Cinema Centrale
Tel. 011 - 540110 |
6 marzo |
VARALLO
Cinema Sottoriva
Tel. 0163 - 52288 |
28 marzo |
- Le scuole e gli insegnanti
interessati alle proiezioni devono contattare direttamente le sale cinematografiche
elencate nel programma per la prenotazione dei posti disponibili, servendosi dei recapiti
telefonici in esso contenuti. Il costo del biglietto d'ingresso è di £ 3.000 (gratuito
per insegnanti ed accompagnatori). Le proiezioni avranno inizio alle ore 10.00 (salvo
variazioni dovute alla durata del film). Per ulteriori informazioni rivolgersi all'AIACE
di Torino, tel. 011 - 538962 / 011 - 542691 (ore 15.00 - 18.00, sabato escluso).
* Nelle date contrassegnate da un asterisco un
docente dell'AIACE presenterà il film in programma e la rassegna |
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