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Democrazia WEB e ragazzi

“La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” G. Gaber

(22.04.2013)

Come le TIC hanno cambiato il nostro linguaggio
Imparare a leggere, scrivere - e studiare - in rete
di Rodolfo Marchisio

 

Nuovi linguaggi in rapporto ai nuovi contesti e ambienti

Le tecnologie – dai cellulari alla rete – ci abituano a nuovi linguaggi o a modifiche del nostro linguaggio che spesso ritroviamo anche nei temi o nelle relazioni dei nostri ragazzi.
Sono sempre più frequenti e usate abbreviazioni o simboli: x = per, uso di K in cambio della C dura, emoticon per esprimere sentimenti etc… Come sono entrati a far parte del nostro linguaggio neologismi come postare, bloggare, messaggiare etc…che derivano dall’uso delle TIC.
Trovare una K (al posto di un ch) o un cmq al posto di un comunque in un SMS o mail può essere lecito e comprensibile rispetto a esigenze di abbreviazione, in relazione sia al tempo sia alla difficoltà di digitare su tastiere, talora scomode, parole lunghe.
Ritrovarli in una relazione o in un tema propone qualche riflessione sulla riduzione della capacità di usare linguaggi diversi in diversi contesti e quindi sulla riduzione delle competenze linguistiche.

Sono veramente nuovi?

 L’uso di abbreviazioni, della K, le faccine non sono sempre solo una frattura fra il linguaggio dei giovani e quello nostro, perché anche noi usiamo in sms, rete, mail gli stessi accorgimenti, anche se si mescolano nei ragazzi abbreviazioni e parole gergali.
Xche scrivi kosi
? Alcuni esempi: Tv1kdb 6 tt x me - C6 dm x la festa del comple di M? -
Nn ho + $, xf risp tu - Pf qlcn ha visto qlcs? -  Ke figo sto cd, compra anke tu

In realtà non sono tutte abitudini nuove. I ragazzi non sono i soli, ma spesso non sono neanche i primi:
Sao ke kelle terre, per kelli fini que ki contiene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti” da Placiti cassinesi,  con cui nasce la lingua italiana o volgare.

Le epigrafi latine per secoli hanno usato abbreviazioni

S.V.B.E.E.Q.V. = Si vales bene est, ego quidem valeo
(formula di saluto, “se tu stai bene, anche io sto bene”)

Q.S.S.S. = Quae supra scripta sunt
(“come detto in precedenza”)

H.M.H.N.S. = Hoc monumentum heredes non sequitur
(nelle iscrizioni funebri, “questo monumento non puo' diventare
proprieta' degli eredi”)

S.T.T.L. = sit tibi terra levis
(“ti sia leggera la terra”)

S.P.D. = salutem plurimam dire
(“mandare tanti saluti”)

Allora è sbagliato scrivere così?

 “La scrittura procurerà l’oblio nelle anime di coloro che l’apprendono per mancanza di esercizio di memoria”. Nel Fedro, il filosofo greco Platone esprime il timore che la scrittura ci faccia perdere la memoria.
Anche l’invenzione della stampa ha suscitato questi timori: perdere delle competenze linguistiche. Timori che si ripropongono oggi con le TIC

In realtà
“Noi siamo la continua reinvenzione delle nostre stesse invenzioni”, Derrick de Kerckhove

Cioè? La lingua cambia continuamente e le competenze si evolvono (talora, è vero, si atrofizzano). Le TIC non sostituiranno mai del tutto i libri da cui nascono, ma offrono nuove opportunità e nuovi problemi.
I ragazzi devono sapere che la lingua cambia continuamente; ragionare sul perché, quando, dove abbreviano o perché mettono la K, per essere consapevoli di questi cambiamenti e sapere se nei temi lo possono fare.

Occorre saper usare una lingua diversa nei diversi contesti

 Le prime lezioni di linguistica dell’anno di solito li fanno riflettere:

 
Alcune conclusioni

 

1- Usare lo stesso linguaggio nelle chat o negli SMS e nei temi e relazioni è sbagliato, perché impoverisce il loro linguaggio e le loro possibilità di comunicare.

2- Devono imparare ad usare linguaggi diversi (con regole diverse) nelle differenti situazioni e contesti. E’ come sapere tante lingue anziché una sola.

3- E devono ricordare che la povertà del linguaggio che usano in alcune situazioni e che in quella situazione è “giusta”, non deve impoverire il loro modo di ragionare e di avere relazioni con gli altri. Torneremo su questo argomento, per ora segnaliamo una lezione che tratta di questi argomenti e una sintesi prodotta dai ragazzi, pubblicate in questa rubrica nella sezione Esperienze didattiche.

Come scrivere per il web: sms, blog, SN, articoli

D’altra parte ognuno di noi ha in mano una tipografia abbastanza intelligente – un qualsiasi programma di videoscrittura - per scrivere di più e meglio e il web e i SN invitano a scrivere tutti e di più,  ma hanno le loro regole e i loro ambiti d’uso.
Possiamo abbastanza facilmente scrivere una relazione, una presentazione, realizzare un sito, esprimere le nostre idee nei SN. Ma anche pubblicare un libro in rete.

In ogni situazione dobbiamo però fare i conti con una serie di problemi:

 Ma le cose più interessanti che le TIC ripropongono – perché si faceva anche prima -  sono:

  1. la possibilità di scrivere a più mani, rielaborando testi scritti da altri
  2. la possibilità di scrivere in pubblico, mentre altri leggono e possono dissentire o correggere in simultanea: dalle chat ad ambienti appositi per la scrittura pubblica

cfr anche Wired n. 1/13.
Da Dickens e Collodi agli ultimi best sellers, molti hanno usato la tecnica di pubblicare a puntate per vedere le reazioni dei lettori.

  1. Infine ognuno di noi può diventare tipografo e editore e pubblicare direttamente in rete o su siti appositi: dalla gestione della nostra pagina FB, al nostro diario, blog, sito, alla possibilità di scrivere e pubblicare in rete un articolo come questo o un libro, ad esempio la raccolta di questi articoli, come ebook – libro elettronico - di Amazon.

 Le regole fondamentali

 Le regole fondamentali sono sempre le stesse, partendo dal rispetto del lettore, scrivere per chi ci dovrà leggere:

Da un lato ciò che vogliamo comunicare, dall’altro il lettore; in mezzo lo strumento o ambiente che usiamo e la nostra capacità di scrivere per gli altri, gestendo le tecnologie.
Per quanto riguarda le competenze di cittadinanza Zagrebelsky ricorda in La cura delle parole - Parole e democrazia – che gli aspetti fondamentali sono sempre due:
Il numero delle parole che conosciamo (come ci ha insegnato Don Milani) e la qualità delle parole, la chiarezza e sobrietà della scrittura che diventa facilità di lettura (come ci insegna P. Levi)
  La cura delle parole – G. Zagrebelsky Parole e democrazia, pag 35 [1]

Sapere molte parole, ma usarle saggiamente.

 Questo pezzo sta diventando troppo lungo, vero? Ne riparliamo ;-)

 


[1] Dalla introduzione a Imparare democrazia, Torino, Einaudi, 2007

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