La rubrica quindicinale
n. 3 del 6.10.1998
ISLAM, ITALIA
Nel terzo numero della rubrica di educazione interculturale affrontiamo, come ampiamente annunciato, il "problema" (o risorsa?) dellIslam. 15 giorni fa avevano infatti lanciato, senza alcuna pretesa di scientificità, un piccolo sondaggio tra i visitatori di pavonerisorse sullammissibilità o meno delluso del chador in classe. (Per i risultati si veda anche la scheda di sintesi).
In questa sede cercheremo di fornire alcuni spunti per iniziare la ricerca, per entrare con maggiori conoscenze nel merito del dibattito. Chi cerca risposte, quindi, resterà deluso. O forse (ed è cio che speriamo) sarà invogliato a cercarle ancora, in modo sempre più approfondito.
Alcuni dati
Il dibattito sul chador (o meglio sullhijb, il velo che lascia scoperta la faccia) è in realtà la punta di un iceberg. Se ne è discusso molto negli anni scorsi in Francia, in Germania ed in Inghilterra e recentemente in Italia (Il Corriere della Sera, La Stampa, Liberal) ad opera di intellettuali ed opinionisti.
Lo hijib, molto più delle richieste di menù appropriati nelle mense o del rispetto dei tempi di preghiera, scatena prese di posizione molto drastiche. Infatti il dibattito sulla liceità del velo a scuola richiama da un lato il giudizio sulla concezione della donna nellIslam e dallaltro il complesso rapporto tra laicità e tradizione religiosa entro la società.
Secondo molte femministe lo hijib rappresenta e testimonia lo stato di minorità e sudditanza in cui sarebbero tenute le donne musulmane. In realtà il problema è più complesso. Cè anche chi sostiene (Ahmed e Dassetto), al contrario, che luso del velo porta le donne islamiche a conquistare uno spazio pubblico che sino a poco tempo fa era loro negato e che quindi si configura come un mezzo per una conquista significativa. Secondo la studiosa Ahmed, inoltre, la posizione radicale delle femministe occidentali rischia di costituire essa stessa una imposizione. Imposizione di stampo occidentale che nega lidentità delle donne islamiche in nome di una presunta libertà che rischia di essere nullaltro che la via occidentale alla libertà che, per definizione, non può certo dirsi essere lunica via possibile. LEuropa ha già commesso una volta, con il colonialismo, questo errore tragico. E secondo molti studiosi (tra questi F.Burgat ) uno dei motivi che stanno alla base del "fondamentalismo" islamico va proprio ricercato nel colonialismo culturale con cui la modernità occidentale ha creduto di dover affrontare i problemi delle società musulmane, del Magreb in particolare.
Altri sostengono che il velo viene imposto dalle famiglie e costituisce una modalità di controllo sulle figlie che sono costrette ad indossarlo, pena il rischio di essere sostanzialmente escluse dalla comunità. Ciò può essere vero ma, come ben ha sostenuto la Ministra Livia Turco, questo vale anche per le pratiche di altre religioni che le famiglie impongono ai figli (ad esempio il battesimo dei bambini cristiani è deciso dai genitori). In realtà, in casi simili, va esaltata la funzione delleducazione che, in quanto tale, dovrebbe aiutare ogni persona a scegliere criticamente, responsabilmente ed argomentativamente il proprio stile di vita anche andando contro gli stereotipi dominanti o le appartenenze familiari.
Altri ancora sostengono che contro il multiculturalismo (che tenderebbe ad ammettere luso a scuola dello hijib) esistono due argomenti.
Sergio Romano, che ha scritto quanto sopra, conclude il suo ragionamento sostenendo che "in fin dei conti una società multiculturale non è una società liberale" (Liberal 24 settembre 1998). A prescindere dal fatto che, messo così il problema, non si capisce perchè tra società liberale e società multiculrurale dobbiamo scegliere proprio quella liberale, la concezione di società liberale esposta da Romano è radicalmente messa in discussione da J. Habermas in due recenti saggi dedicati proprio alla relazione tra società liberale e multiculturalismo ed a cui rimandiamo (Linclusione dellaltro, e Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento)
Caso completamente diverso è, come è ovvio, quello delle mutilazioni sessuali e dellinfibulazione che non ha niente a che vedere con lIslam e che deve essere proibita in quanto lesiva dei diritti della persona (al riguardo si possono leggere i documentatissimi volumi di Sirad Hassan La donna mutilata, ed. Loggia deLanzi, e Sette gocce di sangue, ed. La luna).
In realtà pochi, dibattendo del problema, ricordano che lIslam non è un monolito (come ad esempio può essere, almeno strutturalmente, la Chiesa cattolica). Esistono molti Islam ed ogni comunità è portata a riarticolare in modo nuovo ladesione ai pilastri inamovili della propria fede. Secondo alcuni studiosi (Saint-Blancat , Bruno Etienne, Felice Dassetto e Albert Basteiner ) sta nascendo in Europa un Islam della diaspora che si configura come una realtà sociale nuova che racchiude in sé sia una rottura parziale che una continuità rispetto alle tradizioni ed ai legami della comunità di origine.
Il dibattito sull applicazione della sharia, la legge islamica, è del resto molto intenso anche dentro lIslam stesso e le risposte divergono a seconda delle diverse realtà sociali e statuali (si veda al riguardo il Dossier Mondo Islamico sullapplicazione della Sharia con interessanti studi di caso riguardanti Egitto, Malaysia, ArabiaSaudita, ecc)
Comprendere la pluralità e la complessità dei percorsi è quindi premessa necessaria ad ogni possibile dialogo e confronto.
giunti a questo punto è necessario concludere. Meglio sarebbe dire.... iniziare: del resto uno degli scopi di questa rubrica, proprio perchè interculturale, è quello di trasformare le risposte in domande.
Spero, almeno in parte, di esserci riuscito.
Vengono qui indicati, suddivisi per area tematica, alcuni testi che permettono di iniziare o continuare la ricerca sui temi trattati nella rubrica.
La donna nellIslam
Il punto di vista degli islamici
Lislam in Italia
Lislam in Europa
Diritto islamico - diritto occidentale
Il "fondamentalismo"
Un convegno per dialogare: "I bambini dellIslam"
il 20 ed il 21 novembre 1998, a Modena si tiene il IV incontro cristiano musulmano dedicato ai bambini dellIslam. Organizzato dalle Acli e coordinato da Brunetto Salvarani (teologo, direttore della rivista Qol, assessore alla cultura a Carpi - Modena) il convegno vedrà la presenza di Franco Passuello, Graziella Favaro, Fatima Haken, Alessandra Siragusa, Monica Martinelli, Giulio Soravia ed altri ancora.